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Notificazione opposizione spese: il P.M. è parte

La Corte di Cassazione ha stabilito che nel procedimento di opposizione alla liquidazione delle spese di giustizia, è obbligatoria la notificazione dell’atto anche all’Ufficio del Pubblico Ministero che ha emesso il provvedimento. Rilevando un difetto di contraddittorio, la Corte ha rinviato la causa al ruolo per consentire l’integrazione della notifica, senza decidere nel merito della tardività dell’opposizione sollevata dal tribunale di primo grado. Questa ordinanza sottolinea l’importanza della corretta instaurazione del processo nella procedura di notificazione opposizione spese.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Notificazione Opposizione Spese: Perché Coinvolgere il PM è Cruciale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio procedurale fondamentale in materia di spese di giustizia. Quando si contesta un provvedimento di liquidazione emesso da un Pubblico Ministero, la notificazione opposizione spese deve necessariamente coinvolgere anche l’ufficio che ha emesso l’atto. Omettere questo passaggio può invalidare l’intero procedimento, come dimostra il caso in esame, dove un gruppo di cittadini si era opposto a una richiesta di pagamento di oltre 1,6 milioni di euro per costi di intercettazioni.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da un procedimento penale. Il Pubblico Ministero presso il Tribunale, al termine di alcune attività investigative, emetteva un provvedimento con cui addebitava a diversi imputati i costi sostenuti per il noleggio di apparecchiature di intercettazione. L’importo, molto ingente, veniva ripartito secondo un criterio percentuale tra due distinti filoni procedurali.

Gli imputati, ritenendo illegittima sia la ripartizione che l’esclusione di altri coimputati dal pagamento, proponevano opposizione. Sostenevano che le spese dovessero essere suddivise pro quota e in parti uguali tra tutti gli imputati, come previsto dalla legge. Contestavano inoltre la mancanza di trasparenza nei criteri di liquidazione e nelle tariffe applicate.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

In prima istanza, il Tribunale, dopo aver riunito i vari ricorsi, dichiarava le opposizioni inammissibili. La ragione? La tardività. Secondo il giudice, i ricorsi erano stati depositati oltre il termine di trenta giorni dalla notifica dei provvedimenti di pagamento. Il Tribunale, quindi, non era entrato nel merito delle doglianze degli imputati, fermandosi a questa valutazione preliminare di carattere procedurale.

L’Ordinanza sulla Notificazione Opposizione Spese della Cassazione

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione. Gli Ermellini, tuttavia, hanno individuato un vizio procedurale ancora più a monte, tale da assorbire ogni altra valutazione, inclusa quella sulla tardività. I giudici hanno rilevato che il ricorso introduttivo del giudizio di opposizione non era mai stato notificato all’Ufficio del Pubblico Ministero presso il Tribunale, ovvero l’organo che aveva materialmente emesso gli atti di liquidazione contestati.

Questa omissione è stata considerata fatale per la corretta instaurazione del processo.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione sull’articolo 170 del Testo Unico sulle Spese di Giustizia (d.P.R. 115/2002). Questa norma disciplina il procedimento di opposizione al decreto di pagamento delle spese. Secondo l’interpretazione della Corte, per garantire il pieno rispetto del principio del contraddittorio, è indispensabile che l’ufficio che ha emanato l’atto impugnato sia messo in condizione di partecipare al giudizio per difendere la legittimità del proprio operato.

In altre parole, il Pubblico Ministero non è un soggetto terzo ed estraneo, ma una parte necessaria del procedimento di opposizione. La mancata notificazione opposizione spese a tale ufficio costituisce un vizio che impedisce al giudice di decidere la causa. Di conseguenza, la Cassazione non ha confermato né smentito la decisione sulla tardività, ma ha ‘congelato’ il processo, ordinando di rinviare la causa a nuovo ruolo per permettere ai ricorrenti di sanare il difetto, notificando il ricorso al Pubblico Ministero entro un termine perentorio di 60 giorni.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione pratica di grande importanza per avvocati e cittadini. In ogni procedura di opposizione a un atto della pubblica amministrazione, è essenziale individuare correttamente tutte le parti necessarie a cui notificare il ricorso. Nel caso specifico della contestazione delle spese di giustizia liquidate da un PM, la notifica deve raggiungere sia il Ministero della Giustizia (in qualità di rappresentante dell’Erario) sia l’ufficio del Pubblico Ministero che ha emesso il decreto. Trascurare questo adempimento non porta a una decisione nel merito, ma a un allungamento dei tempi processuali, poiché il giudice dovrà ordinare l’integrazione del contraddittorio prima di poter esaminare qualsiasi altra questione.

Chi deve essere notificato in un’opposizione contro un decreto di liquidazione spese emesso dal Pubblico Ministero?
Secondo la Corte di Cassazione, il ricorso deve essere notificato anche all’Ufficio del Pubblico Ministero che ha emesso il provvedimento contestato, in quanto parte necessaria del giudizio.

Cosa succede se la notifica al Pubblico Ministero viene omessa?
L’omessa notifica costituisce un vizio procedurale che impedisce la valida costituzione del rapporto processuale. La Corte ha stabilito che la causa deve essere rinviata per consentire l’integrazione del contraddittorio attraverso la notifica all’ufficio del PM.

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla tardività dell’opposizione decisa dal Tribunale?
No, la Corte non ha esaminato la questione della tardività. Ha ritenuto la questione della mancata notifica al Pubblico Ministero come preliminare e assorbente, rinviando la causa per sanare prima questo vizio procedurale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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