LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Notifica PEC: prova e termini per l’impugnazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2776/2025, ha stabilito che per la validità di una notifica PEC non è sufficiente la sola relazione di notificazione. È indispensabile produrre la ricevuta di avvenuta consegna, che attesta il perfezionamento dell’atto. Nel caso di specie, un appello era stato dichiarato tardivo sulla base di una notifica PEC non provata correttamente. La Corte ha cassato la decisione, riaffermando che l’onere della prova spetta a chi si avvale della notifica e che la mancanza della ricevuta di consegna rende la prova della notificazione inesistente, impedendo la decorrenza del termine breve per impugnare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Notifica PEC della Sentenza: Senza Ricevuta di Consegna l’Appello Non è Tardivo

Una corretta notifica PEC è cruciale nel processo civile, specialmente per la decorrenza dei termini per impugnare una sentenza. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per dimostrare che una notificazione via Posta Elettronica Certificata si è perfezionata, non basta produrre la semplice relazione di notifica. È indispensabile depositare la ricevuta di avvenuta consegna. In assenza di tale prova, il termine breve per l’appello non inizia a decorrere.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da un consorzio di sviluppo industriale nei confronti di un ente comunale per il pagamento di contributi consortili. Il Comune si opponeva e il Tribunale di primo grado accoglieva l’opposizione, seppur condannando l’ente al pagamento di una somma inferiore.

Il consorzio proponeva appello, ma la Corte d’Appello lo dichiarava inammissibile per tardività. Secondo i giudici di secondo grado, il termine breve per impugnare era già decorso perché lo stesso consorzio aveva notificato la sentenza di primo grado al difensore del Comune, facendo così partire il conto alla rovescia per entrambe le parti.

La questione della prova della notifica PEC

Il consorzio ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel considerare provata la notifica. A sostegno della propria tesi, la controparte (il Comune) aveva prodotto unicamente una scansione della relazione di notificazione, senza allegare le ricevute di accettazione e, soprattutto, di avvenuta consegna del messaggio PEC.

Secondo il ricorrente, questa documentazione era insufficiente a dimostrare il perfezionamento della notifica e, di conseguenza, a far decorrere il termine breve per l’appello. La contestazione non riguardava il documento prodotto, ma il fatto stesso che la notifica fosse mai avvenuta in modo giuridicamente valido.

L’onere della prova e le regole della notifica PEC

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi del ricorso, chiarendo in modo inequivocabile le regole sulla prova della notifica PEC. Il Collegio ha ribadito che, ai sensi della normativa vigente, la notificazione si perfeziona per il destinatario solo nel momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna (la cosiddetta “RAC”).

Questo documento informatico è l’unica prova che attesta che il messaggio e i suoi allegati (in questo caso, la sentenza e la relata) sono effettivamente entrati nella sfera di conoscibilità del destinatario, ovvero sono stati consegnati nella sua casella di posta certificata. La mera produzione della relata di notifica, creata dal mittente, non è sufficiente.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha affermato che l’onere di dimostrare il perfezionamento della notificazione ricade sulla parte che intende avvalersene. Nel caso specifico, spettava al Comune, che eccepiva la tardività dell’appello, fornire la prova completa e inequivocabile che la notifica fosse andata a buon fine. Tale prova consiste inderogabilmente nella produzione della ricevuta di accettazione e di quella di avvenuta consegna. La Corte ha inoltre specificato che, trattandosi di documenti digitali, la loro produzione in giudizio deve avvenire, di regola, in formato telematico. La produzione di una semplice copia cartacea della sola relata è del tutto inidonea a provare l’avvenuta notifica.

I giudici hanno inoltre censurato la decisione della Corte d’Appello per aver erroneamente affermato che il consorzio non avesse specificamente contestato la documentazione prodotta. Al contrario, il consorzio aveva eccepito proprio “la mancanza di prova dell’avvenuta notifica”, una contestazione che riguardava il fatto storico stesso del perfezionamento della comunicazione. Affermare che non vi fosse stata contestazione è stata ritenuta una conclusione non conforme a diritto e logicamente contraddittoria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la certezza del diritto nel contesto delle notificazioni telematiche. Stabilisce un chiaro paletto: senza la ricevuta di avvenuta consegna, la notifica PEC è tamquam non esset, come se non fosse mai avvenuta, almeno ai fini probatori. Le implicazioni pratiche sono significative: gli avvocati devono prestare la massima attenzione a conservare e produrre in giudizio tutte le ricevute generate dal sistema PEC. I giudici, d’altro canto, non possono desumere il perfezionamento di una notifica da elementi indiziari o da una documentazione incompleta. La decisione tutela il diritto di difesa, impedendo che una parte possa perdere il diritto di impugnare una sentenza a causa di una notifica la cui effettiva ricezione non sia stata provata al di là di ogni ragionevole dubbio.

Per provare una notifica PEC è sufficiente produrre la sola relata di notifica?
No, la sola produzione della relazione di notificazione non è sufficiente. Per provare il regolare perfezionamento della notificazione effettuata a mezzo PEC, è indispensabile produrre la ricevuta di avvenuta consegna del messaggio nella casella di posta elettronica del destinatario.

Su chi ricade l’onere di provare il perfezionamento di una notifica PEC?
L’onere di dimostrare il fatto costituito dal perfezionamento di una determinata notificazione ricade su chi allega tale fatto, ai sensi dell’art. 2697 del codice civile. Nel caso di specie, spettava alla parte che eccepiva la tardività dell’appello dimostrare la corretta notifica della sentenza.

Cosa succede se la prova della notifica PEC è incompleta ai fini del termine per l’appello?
Se la prova della notifica PEC è incompleta perché manca la ricevuta di avvenuta consegna, la notificazione non può considerarsi perfezionata. Di conseguenza, il termine breve per proporre l’impugnazione (ad esempio, l’appello) non inizia a decorrere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati