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Norma programmatica: no a progressione di carriera

La Corte di Cassazione ha stabilito che una legge che autorizza la progressione di carriera per il personale giudiziario ha natura di norma programmatica e non precettiva. Di conseguenza, non crea un diritto soggettivo del dipendente alla promozione entro una data specifica, poiché l’attuazione è subordinata a condizioni come la disponibilità di risorse. La Corte ha quindi annullato la decisione di merito che aveva riconosciuto tale diritto a un ufficiale giudiziario, rigettando la sua domanda.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Norma Programmatica e Carriera: Quando la Legge Autorizza ma non Obbliga

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per il pubblico impiego: la distinzione tra una norma programmatica e una norma precettiva. Il caso riguarda la richiesta di un dipendente del Ministero della Giustizia di ottenere una promozione, basandosi su una legge e un accordo sindacale che sembravano stabilire una scadenza precisa per la progressione di carriera. La Corte, tuttavia, ha chiarito che non tutte le disposizioni di legge creano un diritto soggettivo immediato per i lavoratori.

I Fatti del Caso

Un ufficiale giudiziario aveva ottenuto in primo e secondo grado il riconoscimento del suo diritto a essere inquadrato in un’area funzionale superiore (Area III, Funzionario UNEP). I giudici di merito avevano interpretato la normativa di riferimento, in particolare l’art. 21-quater del d.l. 83/2015, e un successivo accordo sindacale, come norme precettive che obbligavano l’Amministrazione a completare le progressioni di carriera entro il 30 giugno 2019.

Il Ministero della Giustizia ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che tali disposizioni avessero natura meramente programmatica. Secondo il Ministero, la legge si limitava ad autorizzare un’attività della pubblica amministrazione, subordinandola però ai limiti delle risorse disponibili e ad altre condizioni, senza quindi creare un diritto automatico ed esigibile in capo al dipendente.

La Distinzione tra Norma Programmatica e Norma Precettiva

Il cuore della controversia risiede nella natura della norma. Una norma è precettiva quando crea un diritto soggettivo perfetto, cioè un diritto che il singolo può far valere direttamente in giudizio per ottenere un bene specifico. Al contrario, una norma programmatica delinea un obiettivo che l’amministrazione deve perseguire, ma la sua concreta attuazione è condizionata da atti successivi, valutazioni discrezionali e, soprattutto, dalla disponibilità di fondi e posti in organico.

La Corte di Cassazione ha sposato la tesi del Ministero, affermando che l’art. 21-quater ha carattere di norma programmatica. Questa norma, infatti, autorizza l’amministrazione a bandire procedure di riqualificazione, ma lo fa entro precisi limiti:
1. Disponibilità di posti in dotazione organica.
2. Copertura finanziaria, come specificato dai limiti di spesa pluriennali.
3. Rispetto del rapporto del 50% tra posti riservati alle progressioni interne e posti per l’accesso dall’esterno.

L’accordo sindacale del 2017, pur fissando una data (30 giugno 2019), richiamava espressamente il rispetto dell’art. 21-quater e dei suoi limiti. Pertanto, secondo la Corte, anche l’accordo assumeva la stessa natura programmatica della legge, e la data indicata non poteva essere considerata un termine perentorio e vincolante.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione, richiamando un suo precedente specifico (Cass. n. 16999/2023), ha ribadito che la norma in questione non attribuisce alcun diritto agli interessati, ma si limita ad autorizzare un’attività della Pubblica Amministrazione. L’impegno assunto dall’Amministrazione era espressamente subordinato al rispetto di una serie di condizioni complesse. Di conseguenza, il termine previsto dall’accordo del 26 aprile 2017 non ha efficacia cogente, ma costituisce una mera indicazione temporale all’interno di un processo di riqualificazione da realizzarsi in un arco temporale più ampio e condizionato. La Corte ha sottolineato che ogni effetto economico e giuridico delle procedure di riqualificazione decorre solo dalla loro completa definizione, come previsto dalla stessa legge.

Conclusioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale nel diritto del lavoro pubblico: la previsione di procedure di progressione di carriera in una legge o in un accordo non genera automaticamente un diritto soggettivo alla promozione. I dipendenti pubblici non possono pretendere l’inquadramento superiore basandosi su scadenze indicate in norme di carattere programmatico. Il diritto sorge solo quando l’Amministrazione, nel rispetto delle condizioni e dei limiti imposti, conclude positivamente la procedura selettiva e adotta il provvedimento di inquadramento. La decisione, pertanto, cassa la sentenza d’appello e rigetta la domanda del lavoratore, compensando le spese processuali tra le parti a causa dell’evoluzione della giurisprudenza sulla materia.

Qual è la differenza tra una norma programmatica e una precettiva?
Una norma precettiva crea un diritto immediato e azionabile per un individuo. Una norma programmatica, invece, stabilisce un obiettivo per la Pubblica Amministrazione, ma la sua attuazione è subordinata a condizioni, come la disponibilità di fondi e posti, e non crea un diritto diretto per il cittadino.

Un accordo sindacale che fissa una data per le promozioni è sempre vincolante per l’amministrazione?
No. Secondo la sentenza, se l’accordo sindacale richiama una legge di natura programmatica, anche l’accordo assume lo stesso carattere. La data indicata diventa un’indicazione di massima e non un termine perentorio che fa sorgere un diritto automatico alla promozione.

Perché la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta del dipendente nonostante le vittorie nei primi due gradi di giudizio?
La Corte ha ritenuto che i giudici di merito abbiano erroneamente interpretato la legge come precettiva. La Cassazione, invece, ha qualificato la norma come programmatica, concludendo che il dipendente non aveva un diritto soggettivo esigibile alla promozione entro la data indicata, poiché l’impegno dell’amministrazione era subordinato a una serie di condizioni non ancora pienamente realizzate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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