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Motivazione apparente: sentenza nulla se copia-incolla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello perché affetta da vizio di motivazione apparente. Il provvedimento era un assemblaggio di ‘copia-incolla’ di atti precedenti, rendendo impossibile comprendere il ragionamento del giudice. La Suprema Corte ha ribadito che una decisione giudiziaria deve avere una motivazione autonoma, chiara e comprensibile, non un semplice accumulo di testi altrui, altrimenti è da considerarsi nulla.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Motivazione Apparente: La Cassazione Annulla la Sentenza ‘Copia-Incolla’

Una sentenza deve essere chiara, comprensibile e deve spiegare il percorso logico che ha portato il giudice alla sua decisione. Quando questo non avviene, e la motivazione è solo un guscio vuoto, si parla di motivazione apparente. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato questo principio fondamentale, annullando una decisione della Corte d’Appello che, a causa di un massiccio uso del ‘copia-incolla’, risultava del tutto incomprensibile. Vediamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una richiesta di risarcimento danni avanzata da due privati contro un istituto di credito. La domanda, tuttavia, era stata respinta sia in primo grado dal Tribunale sia, successivamente, dalla Corte d’Appello, che aveva dichiarato il gravame inammissibile.

Insoddisfatti della decisione, i privati si sono rivolti alla Corte di Cassazione, lamentando gravi vizi nella sentenza d’appello. In particolare, hanno sostenuto che la decisione fosse inficiata da una motivazione apparente e carente, tale da renderla nulla.

Il Problema del ‘Copia-Incolla’ e la Motivazione Apparente

Il fulcro del ricorso alla Suprema Corte era la modalità con cui era stata redatta la sentenza d’appello. I ricorrenti hanno evidenziato come gran parte del provvedimento (ben 30 pagine su 32) fosse una mera riproduzione testuale di atti precedenti, tra cui la sentenza di primo grado e gli stessi motivi d’appello.

Questa tecnica redazionale, basata su un esteso ‘copia-incolla’, aveva generato un testo confuso e un accumulo di informazioni non elaborate, rendendo estremamente difficile, se non impossibile, comprendere le reali ragioni poste a fondamento della decisione. In sostanza, mancava una spiegazione chiara e autonoma dell’iter logico-giuridico seguito dai giudici d’appello per dichiarare l’inammissibilità del gravame.

La Violazione delle Norme Processuali

I ricorrenti hanno denunciato la violazione di norme cardine del processo civile, come l’articolo 132 del codice di procedura civile, che elenca tra i requisiti essenziali della sentenza ‘la concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto della decisione’. Una motivazione che non spiega, ma si limita a incollare pezzi di altri scritti, non assolve a questa funzione fondamentale.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Sue Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondata la censura relativa alla motivazione apparente. Gli Ermellini hanno osservato che la sentenza impugnata, a causa dell’amplissimo ‘copia-incolla’, non era in grado di rendere comprensibile il ragionamento dei giudici di secondo grado.

La Suprema Corte ha spiegato che una motivazione non è tale solo perché occupa molte pagine. Se essa consiste in un accumulo di atti precedenti che non vengono ‘tradotti’ in una sintesi critica e in una linea argomentativa chiara, la decisione non è autonoma. Il lettore, e soprattutto le parti in causa, sono costretti a un lavoro di ricostruzione e interpretazione che non spetta loro, violando di fatto il diritto a una decisione motivata.

In questo modo, la sentenza si trasforma da un atto che spiega a un atto che nasconde, fuoriuscendo dal paradigma della sua funzione essenziale. Tale vizio, hanno concluso i giudici, costituisce una violazione della ratio normativa dell’articolo 132 c.p.c., rendendo la sentenza nulla.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla stessa Corte d’Appello, ma in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo esame e, soprattutto, rediga una decisione dotata di una motivazione effettiva e non solo apparente.

Questa pronuncia ribadisce un principio cruciale per la giustizia: la motivazione è una garanzia per i cittadini. Non è un mero adempimento burocratico, ma il cuore della funzione giurisdizionale, che permette di comprendere, controllare e, se necessario, impugnare una decisione. Una sentenza che non si spiega è una sentenza che nega la giustizia stessa.

Quando una motivazione può essere definita ‘apparente’?
Una motivazione è ‘apparente’ quando, pur essendo formalmente presente, è talmente generica, contraddittoria o incomprensibile da non esplicitare il percorso logico-giuridico seguito dal giudice. Un esempio tipico è l’uso eccessivo del ‘copia-incolla’ da altri atti senza una rielaborazione critica.

Qual è la conseguenza di una sentenza con motivazione apparente?
La conseguenza è la nullità della sentenza. Secondo la Corte di Cassazione, una motivazione apparente equivale a un’assenza di motivazione, violando un requisito essenziale del provvedimento e del giusto processo.

L’uso del ‘copia-incolla’ da parte di un giudice è sempre vietato?
Non necessariamente. Il ‘copia-incolla’ diventa un vizio che rende la motivazione apparente quando non è funzionale a un ragionamento autonomo, ma si limita a un assemblaggio acritico di testi altrui, impedendo di comprendere la reale ratio decidendi del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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