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Mobilità volontaria: sì alla ricongiunzione gratuita

Un dipendente pubblico, trasferitosi tramite mobilità volontaria, ha richiesto l’unificazione gratuita dei suoi contributi pensionistici. La Corte di Cassazione ha confermato questo diritto, pur correggendo la motivazione della sentenza precedente. Ha stabilito che, secondo la normativa vigente (D.Lgs. 165/01), l’intero rapporto di lavoro, inclusi gli aspetti pensionistici, è regolato esclusivamente dal regime dell’ente di destinazione. Questo comporta un’unificazione automatica e senza oneri dei periodi contributivi precedenti.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Mobilità Volontaria: La Cassazione Conferma la Ricongiunzione Gratuita dei Contributi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34058 del 2024, ha affrontato una questione di grande rilevanza per i dipendenti pubblici: il trattamento pensionistico in caso di mobilità volontaria tra enti diversi. La pronuncia chiarisce che il passaggio a un’altra amministrazione comporta l’applicazione esclusiva del regime giuridico e previdenziale dell’ente di destinazione, garantendo di fatto una ricongiunzione dei contributi senza oneri per il lavoratore.

I Fatti di Causa: Il Trasferimento e la Richiesta del Dipendente

Il caso riguarda un dipendente che, nel 2010, si era trasferito volontariamente da un ente previdenziale pubblico (ex Inpdap) a un altro (l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale). Successivamente, il lavoratore aveva chiesto di unificare il suo trattamento pensionistico, includendo l’anzianità maturata presso l’ente di provenienza nella gestione pensionistica dell’ente di destinazione, senza dover sostenere alcun costo per la ricongiunzione.

Le corti di primo e secondo grado avevano accolto la sua domanda, basando la decisione su una vecchia normativa (l’art. 6 della legge n. 554/88). L’ente previdenziale, ritenendo tale norma non più applicabile, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e la Disciplina della Mobilità Volontaria

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ente, confermando il diritto del lavoratore alla ricongiunzione gratuita. Tuttavia, ha ritenuto necessario correggere la motivazione giuridica delle sentenze precedenti. I giudici hanno chiarito che il quadro normativo di riferimento è cambiato nel tempo e che la soluzione corretta non si trova nella vecchia legge del 1988.

L’Abrogazione della Vecchia Disciplina

La Corte ha spiegato che la legge n. 554/88 era una norma a vigenza temporale, la cui efficacia è cessata nel 1998 con l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 80/98. Questa nuova normativa ha modificato le regole sulla mobilità, eliminando ogni richiamo al regime previdenziale previsto dalla legge del 1988 e affidando la disciplina alla contrattazione collettiva.

Il Nuovo Quadro Normativo: l’Art. 30 del D.Lgs. 165/01

Il punto centrale della decisione della Cassazione risiede nell’applicazione dell’art. 30, comma 2-quinquies, del D.Lgs. n. 165/01 (Testo Unico sul Pubblico Impiego). Questa norma, in vigore al momento del trasferimento del dipendente, stabilisce un principio fondamentale: al lavoratore trasferito per mobilità si applica esclusivamente il trattamento giuridico ed economico previsto dai contratti collettivi dell’ente di destinazione.

Le Motivazioni della Sentenza

Secondo la Suprema Corte, questo principio di esclusività non riguarda solo lo stipendio e le mansioni, ma si estende anche al rapporto previdenziale. Di conseguenza, nel momento in cui un dipendente passa a un nuovo ente, l’intero suo rapporto di lavoro, compresi i periodi pregressi, viene “attratto” dal regime giuridico e pensionistico dell’amministrazione di arrivo. Il rapporto di lavoro viene considerato come un unicum, senza soluzioni di continuità. Ciò significa che il precedente rapporto previdenziale presso l’ente di provenienza confluisce naturalmente in quello nuovo, senza la necessità di una domanda di ricongiunzione onerosa. La ricongiunzione avviene d’ufficio e senza costi, come logica conseguenza del passaggio del lavoratore sotto un nuovo e unico regime previdenziale.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo per tutti i dipendenti pubblici che intraprendono un percorso di mobilità volontaria. Viene stabilito che il trasferimento non deve creare frammentazioni nella carriera contributiva del lavoratore. L’applicazione esclusiva del regime dell’ente di destinazione garantisce una transizione fluida e la piena valorizzazione di tutta l’anzianità di servizio maturata, eliminando il rischio di oneri economici per l’unificazione dei contributi. La decisione, pur basandosi su un percorso argomentativo diverso da quello dei giudici di merito, arriva alla stessa conclusione favorevole al lavoratore, consolidando un importante principio di tutela previdenziale nel pubblico impiego.

Cosa succede ai contributi pensionistici di un dipendente pubblico in caso di mobilità volontaria?
L’intero rapporto di lavoro, compresi i periodi contributivi precedenti, viene attratto dal regime pensionistico dell’ente di destinazione. Questo comporta un’unificazione automatica e d’ufficio di tutti i contributi versati in un’unica gestione previdenziale.

La vecchia legge sulla mobilità (L. 554/88) è ancora applicabile per la ricongiunzione gratuita?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che tale legge non era più in vigore al momento dei fatti analizzati (2010), essendo stata superata dalla normativa successiva a partire dal 1998.

Qual è la base giuridica attuale per la ricongiunzione gratuita in caso di mobilità volontaria?
La base giuridica è l’articolo 30, comma 2-quinquies, del D.Lgs. n. 165/01. Questa norma stabilisce che al dipendente trasferito si applica esclusivamente il trattamento giuridico ed economico dell’ente di destinazione, principio che si estende anche al regime previdenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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