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Mobilità docenti sostegno: vale il servizio preruolo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 10502/2025, ha stabilito che ai fini della mobilità docenti sostegno, il servizio svolto prima dell’immissione in ruolo (preruolo) deve essere conteggiato nel calcolo del vincolo quinquennale. La Corte ha rigettato il ricorso del Ministero dell’Istruzione, ritenendo discriminatoria, e contraria alla normativa europea, l’esclusione del servizio a tempo determinato, riconoscendo così il diritto di un’insegnante a partecipare al piano di mobilità verso un posto comune.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Mobilità Docenti Sostegno: La Cassazione Riconosce il Servizio Preruolo

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per il mondo della scuola: la mobilità docenti sostegno. La questione centrale riguarda la validità del servizio pre-ruolo ai fini del superamento del vincolo quinquennale di permanenza su posto di sostegno. La Suprema Corte ha confermato un principio di non discriminazione fondamentale, stabilendo che l’esperienza maturata con contratti a termine deve essere pienamente riconosciuta, allineando la normativa interna ai principi europei.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla domanda di un’insegnante di sostegno, immessa in ruolo grazie alla legge 107/2015, che desiderava partecipare al piano straordinario di mobilità per l’anno scolastico 2017/2018 per passare a un posto comune. L’Amministrazione scolastica aveva respinto la sua richiesta, sostenendo che non avesse maturato i cinque anni di servizio richiesti sul sostegno dopo l’immissione in ruolo.
L’insegnante, tuttavia, aveva accumulato diversi anni di servizio pre-ruolo proprio su posti di sostegno. Sosteneva quindi che, sommando tale periodo a quello di ruolo, il requisito del quinquennio fosse ampiamente soddisfatto. Di conseguenza, ha adito le vie legali per ottenere il riconoscimento del suo diritto.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla docente. I giudici di merito hanno ritenuto che la norma nazionale (art. 127, comma 2, d.lgs. n. 297/1994), che impediva di conteggiare il servizio pre-ruolo, fosse in contrasto con la clausola 4 dell’Accordo Quadro allegato alla direttiva europea 1999/70/CE. Tale clausola vieta le discriminazioni a danno dei lavoratori a tempo determinato.
Secondo la Corte territoriale, escludere il servizio pre-ruolo creava una disparità di trattamento ingiustificata. Inoltre, ha smontato la tesi dell’Amministrazione, secondo cui solo i docenti di ruolo potrebbero garantire la stabilità e la continuità didattica necessarie agli alunni con disabilità, evidenziando come, per anni, proprio il personale precario abbia assicurato il corretto funzionamento del sistema.

Il ricorso e la questione sulla mobilità docenti sostegno

Il Ministero dell’Istruzione, non accettando la decisione d’appello, ha presentato ricorso in Cassazione. Il motivo principale del ricorso si basava sulla presunta violazione della normativa nazionale e della direttiva europea. Secondo l’Amministrazione, la differenza di trattamento tra docenti di ruolo e precari era giustificata dalla necessità di garantire un corpo docente stabile e specializzato per gli alunni con bisogni educativi speciali. La permanenza per cinque anni sul posto di sostegno, a dire del Ministero, era funzionale a consolidare l’esperienza e a garantire la continuità didattica, finalità che non potevano essere subordinate alle regole sulla mobilità docenti sostegno.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Ministero, definendolo infondato. Gli Ermellini hanno richiamato un proprio consolidato orientamento (in particolare la sentenza n. 32632 del 2023), che aveva già chiarito la questione. Il principio affermato è che, in tema di mobilità scolastica, il passaggio da posto di sostegno a posto comune è subordinato a un servizio di almeno cinque anni, ma questo quinquennio deve essere calcolato includendo anche i periodi di insegnamento pre-ruolo svolti sulla medesima tipologia di posto.
Questa interpretazione, secondo la Corte, è l’unica in armonia con la clausola 4 dell’Accordo Quadro sulla non discriminazione dei lavoratori a termine. Differenziare il servizio svolto prima e dopo l’immissione in ruolo, quando la prestazione lavorativa è identica, costituisce una discriminazione priva di ragioni oggettive. La stabilità e la qualità dell’insegnamento, obiettivi perseguiti dalla norma, sono garantite dall’esperienza e dalla competenza acquisite, indipendentemente dalla natura giuridica del contratto (a tempo determinato o indeterminato).

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza un principio di equità e di civiltà giuridica: il lavoro è lavoro, e l’esperienza maturata va sempre valorizzata. Per migliaia di docenti di sostegno, questa ordinanza rappresenta una conferma importante. Significa che gli anni di precariato, spesso vissuti con incertezza e sacrificio, non sono tempo perso, ma un patrimonio professionale che contribuisce a pieno titolo alla progressione di carriera, inclusa la possibilità di partecipare alla mobilità. La Suprema Corte, rigettando il ricorso, ha condannato l’Amministrazione al pagamento delle spese legali, chiudendo definitivamente una controversia a favore dei diritti dei lavoratori della scuola.

Il servizio pre-ruolo vale ai fini del superamento del vincolo quinquennale per la mobilità dei docenti di sostegno?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il quinquennio di servizio su posto di sostegno, necessario per poter chiedere il trasferimento su posto comune, si calcola sommando sia il servizio svolto dopo l’immissione in ruolo sia quello prestato con contratti a tempo determinato (pre-ruolo).

Perché la normativa che escludeva il servizio pre-ruolo è stata considerata illegittima?
È stata considerata illegittima perché viola il principio di non discriminazione sancito dalla direttiva europea 1999/70/CE. Secondo la Corte, non esiste una ragione oggettiva per trattare diversamente il servizio svolto come precario rispetto a quello svolto come docente di ruolo, quando le mansioni e le competenze richieste sono le medesime.

Qual è l’implicazione pratica di questa ordinanza per i docenti?
L’implicazione pratica è che i docenti di sostegno possono far valere gli anni di servizio pre-ruolo per raggiungere prima il requisito dei cinque anni e, di conseguenza, avere accesso alla mobilità professionale e territoriale verso un posto comune, vedendo così pienamente riconosciuta la loro esperienza professionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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