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Mobilità docenti sostegno: vale il pre-ruolo

Una docente di sostegno ha richiesto il trasferimento su posto comune, chiedendo di computare nel quinquennio obbligatorio anche il servizio svolto con contratti a termine (pre-ruolo). La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che, in base al principio di non discriminazione UE, il servizio pre-ruolo va conteggiato ai fini della mobilità docenti sostegno, annullando la precedente decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Mobilità Docenti Sostegno: Il Servizio Pre-Ruolo Vale per il Trasferimento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per la mobilità docenti sostegno, affermando che il servizio svolto con contratti a termine prima dell’immissione in ruolo deve essere conteggiato nel quinquennio obbligatorio per il passaggio da posto di sostegno a posto comune. Questa decisione, basata sul principio di non discriminazione del diritto europeo, apre nuove prospettive per molti insegnanti e chiarisce un punto a lungo dibattuto.

I Fatti del Caso

Una docente, assunta in ruolo su un posto di sostegno dal 1° settembre 2015, aveva precedentemente lavorato per diversi anni sulla stessa tipologia di posto con contratti a tempo determinato. Raggiunto un totale di oltre cinque anni di servizio, sommando il periodo di ruolo e quello pre-ruolo, ha presentato domanda di trasferimento su un posto comune per l’anno scolastico 2018/2019.

Il Ministero dell’Istruzione (MIUR) si è opposto, sostenendo che il quinquennio di permanenza obbligatoria sul sostegno dovesse essere calcolato considerando solo il servizio di ruolo. Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla docente, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del Ministero. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La questione della mobilità docenti sostegno e il quinquennio

Il nodo centrale della controversia riguardava l’interpretazione dell’articolo 12 del d.P.R. n. 970 del 1975, che subordina il passaggio da posto di sostegno a posto comune a “almeno cinque anni di servizio effettivo di ruolo“. La Corte d’Appello aveva interpretato la norma in senso letterale, escludendo dal calcolo tutto il servizio pre-ruolo.

La docente ricorrente ha invece sostenuto la violazione del principio di parità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, sancito dalla direttiva europea 1999/70/CE. Secondo questa tesi, escludere il servizio pre-ruolo, pur essendo identico per mansioni e funzioni a quello di ruolo, costituiva una discriminazione ingiustificata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi della ricorrente, cassando la sentenza d’appello. I giudici hanno affermato che la normativa nazionale deve essere interpretata in conformità con il diritto dell’Unione Europea, in particolare con la clausola 4 dell’accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE. Questo principio impone di non discriminare i lavoratori a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato per quanto riguarda le condizioni di impiego, a meno che non sussistano ragioni oggettive.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che non vi fossero ragioni oggettive per differenziare il servizio svolto. Le argomentazioni del Ministero, relative a presunti problemi organizzativi e alla necessità di garantire la continuità didattica agli alunni con disabilità, sono state respinte. I giudici hanno sottolineato che la docente aveva di fatto garantito tale continuità per un periodo superiore a cinque anni, sebbene parte di esso fosse su base pre-ruolo. L’identità della prestazione lavorativa rende illegittima l’esclusione del servizio a termine dal computo dell’anzianità necessaria per la mobilità.

La Corte ha inoltre richiamato precedenti giurisprudenziali consolidati che estendono il riconoscimento del servizio pre-ruolo anche ad altri fini, come la ricostruzione di carriera, rafforzando l’idea che il lavoro prestato non può essere svalutato solo perché reso in virtù di un contratto a termine.

Conclusioni

L’ordinanza rappresenta una vittoria significativa per i docenti di sostegno. Stabilisce chiaramente che il quinquennio di permanenza obbligatoria, necessario per richiedere il trasferimento su posto comune, deve includere anche gli anni di servizio svolti con contratti a termine. Questa interpretazione, allineata ai principi europei, non solo previene discriminazioni, ma riconosce il valore e la professionalità del lavoro prestato durante il periodo pre-ruolo, garantendo ai docenti una maggiore flessibilità e nuove opportunità di carriera.

Il servizio svolto prima del ruolo su un posto di sostegno è valido per il passaggio a un posto comune?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il quinquennio di servizio obbligatorio su posto di sostegno, necessario per chiedere la mobilità su posto comune, si calcola sommando sia il servizio di ruolo sia quello pre-ruolo svolto con contratti a tempo determinato.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dato ragione alla docente?
La Corte ha applicato il principio di non discriminazione previsto dalla direttiva europea 1999/70/CE, secondo cui non si può trattare un lavoratore a tempo determinato in modo meno favorevole di uno a tempo indeterminato se le mansioni svolte sono le stesse. Escludere il servizio pre-ruolo sarebbe stata una discriminazione ingiustificata.

Cosa ha risposto la Corte alle obiezioni del Ministero sulla continuità didattica?
La Corte ha respinto le obiezioni, osservando che la docente aveva di fatto garantito la continuità didattica per oltre cinque anni, anche se parte del servizio era stato prestato con contratti a termine. L’identità della prestazione lavorativa rende irrilevante la natura del contratto ai fini del calcolo dell’anzianità per la mobilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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