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Mobilità docenti: preferenza o punteggio? La Cassazione

Una docente, assunta nell’ambito del piano straordinario, ha impugnato l’assegnazione a una sede non richiesta, sostenendo che il suo punteggio superiore le avrebbe dovuto garantire una delle sedi preferite. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo la legittimità della procedura di mobilità docenti che dava priorità all’ordine di preferenza espresso dai candidati rispetto al mero punteggio. La Corte ha chiarito che la creazione di graduatorie distinte per ciascuna preferenza, anziché un’unica graduatoria basata sul merito, era conforme al contratto collettivo e non violava i principi costituzionali, trattandosi di una procedura di mobilità interna e non di un concorso pubblico per l’assunzione.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Mobilità Docenti: Punteggio o Preferenza? La Cassazione Fa Chiarezza

La procedura di mobilità docenti rappresenta ogni anno un momento cruciale e complesso per migliaia di insegnanti. Una delle questioni più dibattute riguarda il criterio da utilizzare per l’assegnazione delle sedi: ha più peso il punteggio accumulato, espressione del merito e dell’anzianità, o l’ordine di preferenza indicato nella domanda? Con la sentenza n. 7354 del 19 marzo 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione definitiva su una specifica procedura, stabilendo un importante principio di diritto.

I Fatti del Caso: La Controversia sull’Assegnazione della Sede

Una docente di scuola primaria, assunta a tempo indeterminato nella cosiddetta “fase C” del piano straordinario previsto dalla legge 107/2015 (la “Buona Scuola”), aveva presentato domanda di mobilità per l’anno scolastico 2016/2017. Nella sua domanda, aveva indicato come preferenze alcuni ambiti territoriali del Lazio.

Nonostante avesse un punteggio superiore rispetto ad altri colleghi, si è vista assegnare una sede in Lombardia, mai richiesta, mentre docenti con punteggio inferiore ottenevano le sedi laziali da lei desiderate. La docente ha quindi avviato un’azione legale, sostenendo l’illegittimità dell’assegnazione e rivendicando il diritto ad ottenere una delle sedi preferite in virtù del proprio punteggio. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano però respinto la sua domanda, ritenendo corretta la procedura seguita dall’Amministrazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la mobilità docenti

La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito e ha rigettato il ricorso della docente. I giudici supremi hanno stabilito che, nell’ambito di quella specifica procedura di mobilità, il criterio dell’ordine di preferenza espresso dai candidati prevaleva legittimamente su quello del punteggio assoluto.

In pratica, l’Amministrazione non doveva creare un’unica graduatoria nazionale o regionale basata sul punteggio, ma doveva procedere formando graduatorie distinte per ciascun ambito territoriale, ordinate in base alla preferenza. Prima venivano esaminati tutti i docenti che avevano indicato un certo ambito come prima scelta (ordinati al loro interno per punteggio), poi quelli che lo avevano indicato come seconda scelta, e così via.

Le Motivazioni: Interpretazione del CCNI e Legittimità della Procedura

La Corte ha basato la sua decisione sull’interpretazione letterale del Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) sulla mobilità del 2016. L’articolo 6 e l’Allegato 1 del contratto prevedevano esplicitamente che “la mobilità avverrà secondo un ordine di preferenza” e che “l’ordine di graduatoria degli aspiranti è determinato, per ciascuna preferenza”. Questo linguaggio, secondo la Cassazione, non lasciava dubbi sul fatto che la procedura dovesse basarsi su graduatorie plurime e distinte, fondate sull’ordine di scelta.

Inoltre, i giudici hanno respinto l’argomentazione secondo cui tale sistema violerebbe i principi costituzionali di merito e imparzialità (artt. 3 e 97 Cost.). La Corte ha sottolineato una distinzione fondamentale: la procedura in esame non era un concorso pubblico per l’assunzione, dove il criterio meritocratico basato sul punteggio è quasi assoluto. Si trattava, invece, di una procedura di mobilità interna per assegnare una sede provvisoria a personale già assunto. In questo contesto, le parti collettive (sindacati e ministero) erano libere di accordarsi su criteri diversi, come quello della preferenza, ritenendolo idoneo a gestire un piano di assunzioni straordinario e complesso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Mobilità Docenti

La sentenza chiarisce in modo definitivo la legittimità di una procedura di mobilità docenti che privilegia la strategia di compilazione della domanda rispetto al solo punteggio. Per i docenti coinvolti in procedure regolate da norme simili, ciò significa che l’ordine con cui si elencano le sedi desiderate non è un mero dettaglio, ma l’elemento cardine che determina l’esito della domanda. La decisione della Cassazione offre quindi certezza giuridica su una questione che ha generato un notevole contenzioso, confermando che l’autonomia contrattuale collettiva può legittimamente modellare le procedure di mobilità in base alle specifiche esigenze del sistema scolastico.

Nella procedura di mobilità docenti 2016/2017, quale criterio prevaleva tra punteggio e ordine di preferenza?
Secondo la sentenza, l’ordine di preferenza espresso dal candidato era il criterio principale e prevaleva sul punteggio. Le assegnazioni venivano fatte esaminando prima tutti coloro che avevano scelto una sede come prima preferenza, poi come seconda, e così via.

La creazione di graduatorie separate per ogni preferenza è legittima?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la formazione di plurime e distinte graduatorie basate sull’ordine di preferenza era legittima, in quanto conforme a quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) sulla mobilità.

Questo sistema viola il principio del merito dei concorsi pubblici?
No. La Corte ha chiarito che questa era una procedura di mobilità per personale già di ruolo, non un concorso pubblico per l’assunzione. Pertanto, le parti collettive potevano legittimamente stabilire criteri diversi dal puro merito, come la priorità data all’ordine di preferenza, per gestire l’assegnazione delle sedi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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