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Minimi tariffari: inderogabili nella liquidazione spese

Una cittadina vince una causa contro l’Agenzia della Riscossione per multe stradali, ma il giudice liquida spese legali inferiori ai minimi di legge. La Corte di Cassazione accoglie il suo ricorso, affermando che i minimi tariffari previsti dal D.M. 37/2018 sono inderogabili e che il compenso per la fase istruttoria è sempre dovuto se è stata svolta attività. La sentenza viene cassata con rinvio per una nuova liquidazione.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Minimi Tariffari: La Cassazione Sancisce la Loro Inderogabilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nella liquidazione delle spese legali: il rispetto dei minimi tariffari. Questo caso, nato da un’opposizione a cartelle di pagamento per violazioni del codice della strada, chiarisce che i giudici non possono scendere al di sotto dei valori minimi stabiliti dai parametri forensi, neanche con una motivazione specifica. Approfondiamo i dettagli di questa importante decisione.

Il Contesto: Vittoria in Giudizio ma Spese Inadeguate

Una cittadina proponeva opposizione all’esecuzione avverso alcune cartelle di pagamento emesse dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione per crediti di un Comune, derivanti da sanzioni amministrative per violazioni del codice della strada.

Il Giudice di Pace accoglieva l’opposizione, annullando le cartelle per omessa notifica e condannando l’Agenzia al pagamento delle spese di lite. Tuttavia, la cittadina, pur vittoriosa, riteneva che l’importo liquidato a titolo di compenso legale fosse ingiustamente basso e proponeva appello su questo specifico punto.

Il Tribunale, in secondo grado, confermava la decisione del primo giudice, ritenendo corretta la liquidazione. A questo punto, la ricorrente si è rivolta alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme sui parametri professionali.

Il Ricorso in Cassazione: La Questione dei Minimi Tariffari

Con un unico motivo di ricorso, la cittadina ha denunciato la violazione e falsa applicazione delle norme che regolano i compensi professionali degli avvocati (in particolare il D.M. 55/2014 come modificato dal D.M. 37/2018). Le doglianze erano due e molto precise:

1. Mancato riconoscimento del compenso per la fase istruttoria: Il Tribunale aveva escluso questo compenso, nonostante nel giudizio di primo grado fosse stata svolta attività riconducibile a tale fase (come l’esame dei documenti prodotti dalla controparte).
2. Violazione dei minimi tariffari: La ricorrente sosteneva che il giudice avesse liquidato un importo inferiore ai minimi inderogabili previsti dalla normativa applicabile all’epoca dei fatti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendolo e cassando la sentenza impugnata. I giudici hanno chiarito due principi di diritto fondamentali.

Il Compenso per la Fase Istruttoria è Dovuto

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il compenso per la fase istruttoria è dovuto ogni volta che l’avvocato svolga attività riconducibili a essa. Nel caso specifico, anche il semplice esame della documentazione depositata dalla controparte rientra a pieno titolo in questa fase e deve essere remunerato, almeno nella misura minima.

L’Inderogabilità dei Minimi Tariffari

Il punto cruciale della decisione riguarda la natura dei minimi tariffari. La Cassazione ha affermato con chiarezza che, in base alle disposizioni introdotte dal D.M. 37/2018 (applicabili al caso di specie), i valori minimi previsti dai parametri forensi hanno carattere inderogabile.

Questo significa che, in assenza di un diverso accordo tra le parti, il giudice che liquida le spese di lite non può scendere al di sotto di tali soglie. L’affermazione del Tribunale, secondo cui sarebbe possibile derogare ai minimi con un’adeguata motivazione, è stata giudicata non conforme all’indirizzo della Corte.

Conclusioni

In definitiva, la decisione impugnata è stata cassata. La causa è stata rinviata al Tribunale, in diversa composizione, che dovrà procedere a una nuova liquidazione delle spese dell’intero giudizio, attenendosi scrupolosamente ai principi enunciati dalla Cassazione. Questa ordinanza rafforza la tutela della professione forense, garantendo che il compenso per l’attività svolta non possa essere ridotto arbitrariamente al di sotto delle soglie minime stabilite per legge. Per i cittadini, rappresenta la garanzia che, in caso di vittoria, il rimborso delle spese legali sarà equo e conforme alle normative vigenti, coprendo adeguatamente i costi sostenuti per la difesa dei propri diritti.

È possibile per un giudice liquidare le spese legali al di sotto dei minimi tariffari previsti dalla legge?
No. La Corte di Cassazione, basandosi sul D.M. 37/2018, ha stabilito che i valori minimi dei parametri forensi hanno carattere inderogabile. In assenza di un diverso accordo tra le parti, il giudice non può scendere al di sotto di tali soglie.

Il compenso per la fase istruttoria è sempre dovuto all’avvocato?
Sì, il compenso per la fase istruttoria è dovuto qualora risulti che sia stata svolta un’attività pertinente, come ad esempio l’esame della documentazione prodotta dalla controparte. Anche un’attività minima in questa fase deve essere remunerata.

Cosa accade se un giudice liquida le spese in modo errato, non rispettando i minimi tariffari?
La parte vittoriosa può impugnare la decisione limitatamente al capo relativo alla liquidazione delle spese. La Corte di Cassazione, come nel caso di specie, può annullare (cassare) la sentenza e rinviare la causa al giudice precedente affinché provveda a una nuova e corretta liquidazione delle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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