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Massimale pensione spettacolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31733/2024, ha stabilito che il massimale pensione spettacolo, ovvero il tetto sulla retribuzione giornaliera pensionabile, si applica anche alla ‘quota B’ della pensione per i lavoratori dello spettacolo (ex Enpals). Accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale, la Suprema Corte ha cassato la decisione d’appello che aveva escluso tale limite, riaffermando un principio consolidato secondo cui questa norma, mai abrogata, è parte integrante del sistema pensionistico speciale di categoria.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensione Spettacolo: la Cassazione Conferma il Limite sulla Quota B

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su una questione cruciale per i lavoratori del mondo dello spettacolo: l’applicazione del massimale pensione spettacolo alla cosiddetta ‘quota B’ del trattamento previdenziale. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, chiarendo che il tetto sulla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto da una norma del 1971, è ancora pienamente in vigore e deve essere applicato anche ai contributi versati dopo il 1992.

Il Contesto: Il Calcolo della Pensione per i Lavoratori dello Spettacolo

Il caso trae origine dal ricorso di un lavoratore dello spettacolo che chiedeva la riliquidazione della propria pensione. In particolare, il pensionato sosteneva che il limite massimo di retribuzione giornaliera, su cui calcolare i contributi, non dovesse essere applicato alla ‘quota B’ della sua pensione. Questa quota è quella determinata sulla base dei contributi versati a partire dal 1° gennaio 1993.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto la richiesta del lavoratore. Successivamente, la Corte d’Appello aveva confermato questa decisione, respingendo il gravame presentato dall’ente previdenziale. Secondo i giudici di merito, la normativa successiva al 1971 avrebbe implicitamente superato il vecchio massimale per la parte di pensione maturata nel sistema più recente.

La Decisione dell’Ente Previdenziale e il Ricorso in Cassazione

L’ente previdenziale, non condividendo la lettura della Corte d’Appello, ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione. L’ente ha basato il suo ricorso su un unico motivo: la violazione e falsa applicazione della normativa di riferimento, sostenendo che la Corte territoriale avesse erroneamente escluso l’applicazione del limite massimo di retribuzione pensionabile nel calcolo della quota B.

Massimale Pensione Spettacolo: la Pronuncia della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso dell’ente previdenziale. Gli Ermellini hanno ribadito il loro orientamento consolidato, citando una lunga serie di precedenti conformi. La Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Roma, in diversa composizione, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto enunciato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha chiarito che la questione giuridica riguarda la determinazione della quota B dei trattamenti pensionistici dei lavoratori dello spettacolo. La pensione di questa categoria è divisa in due quote: la ‘quota A’ per le anzianità contributive fino al 31 dicembre 1992 e la ‘quota B’ per quelle successive.

Il punto centrale è il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile stabilito dall’art. 12, comma 7, del d.P.R. n. 1420/1971. Secondo la Suprema Corte, questo limite non è mai stato abrogato espressamente dalle leggi successive, né può considerarsi incompatibile con esse. Al contrario, la fissazione di un tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile è una caratteristica coessenziale della disciplina speciale e più favorevole riservata ai lavoratori dello spettacolo.

In altre parole, il legislatore ha creato un sistema pensionistico specifico per questa categoria, con condizioni di accesso e calcolo vantaggiose, ma bilanciate dalla presenza di questo massimale. Pertanto, la parte di retribuzione giornaliera che eccede tale limite non deve essere considerata ai fini del calcolo della quota B della pensione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di diritto di notevole importanza pratica per il calcolo delle pensioni dei lavoratori dello spettacolo. Viene confermato che il massimale pensione spettacolo è un elemento strutturale del sistema e si applica a tutta la vita contributiva del lavoratore, inclusa quella successiva al 1992. La decisione fornisce certezza giuridica e orienta le future controversie in materia, riaffermando che le normative speciali devono essere interpretate nel loro complesso, considerando il bilanciamento di interessi voluto dal legislatore.

Il limite massimo di retribuzione giornaliera si applica anche alla ‘quota B’ della pensione per i lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo di retribuzione pensionabile previsto dall’art. 12 del d.P.R. 1420/1971 si applica anche alla ‘quota B’, ovvero quella calcolata sui contributi versati dopo il 31 dicembre 1992.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto ancora valido questo limite?
La Corte ha stabilito che il limite non è mai stato abrogato espressamente da leggi successive e non è incompatibile con la normativa più recente. Fa parte integrante della disciplina speciale e complessivamente più favorevole prevista per i lavoratori dello spettacolo.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Corte di Cassazione?
La sentenza della Corte d’Appello, che aveva dato ragione al pensionato, è stata annullata (cassata). La causa è stata rinviata alla stessa Corte d’Appello, in diversa composizione, che dovrà decidere nuovamente la questione attenendosi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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