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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che il limite massimo della retribuzione pensionabile per i lavoratori dello spettacolo, noto come massimale pensionabile spettacolo, continua ad applicarsi anche per la parte di pensione maturata dopo il 31 dicembre 1992 (la cosiddetta “quota B”). La Suprema Corte ha annullato la decisione della Corte d’Appello, che aveva escluso tale limite, riaffermando che la normativa del 1971 non è mai stata abrogata e costituisce un elemento essenziale del sistema previdenziale di categoria.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: la Cassazione Conferma il Limite sulla Quota B

La Corte di Cassazione è intervenuta nuovamente su una questione cruciale per i lavoratori del mondo dello spettacolo: il calcolo della loro pensione. Con una recente ordinanza, ha chiarito che il massimale pensionabile spettacolo, un tetto alla retribuzione utilizzata per il calcolo, si applica anche alla cosiddetta “quota B”, ovvero la parte di pensione maturata dopo il 31 dicembre 1992. Questa decisione ribalta quanto stabilito dalla Corte d’Appello e consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta dell’erede di una lavoratrice dello spettacolo, la quale aveva chiesto all’ente previdenziale la riliquidazione dei supplementi di pensione. L’obiettivo era ottenere un calcolo più favorevole, escludendo l’applicazione del limite massimo di retribuzione pensionabile previsto da una normativa del 1971. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla lavoratrice, ritenendo che tale limite non dovesse più essere applicato per il periodo successivo al 1992.

L’ente previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la piena vigenza e applicabilità del massimale retributivo, anche per la quota B della pensione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa a quest’ultima per una nuova valutazione. Gli Ermellini hanno stabilito che il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile, fissato dall’art. 12, comma 7, del D.P.R. n. 1420 del 1971, non è mai stato abrogato e deve essere applicato anche nel calcolo della quota B delle pensioni per i lavoratori dello spettacolo iscritti al fondo prima del 1995.

Le Motivazioni sul massimale pensionabile spettacolo

La Corte ha basato la sua decisione su un’analisi rigorosa della normativa e della sua evoluzione nel tempo. Le principali motivazioni sono le seguenti:

1. Mancata Abrogazione: La norma che istituisce il massimale non è mai stata cancellata, né espressamente da leggi successive, né implicitamente per incompatibilità con nuove disposizioni, come il D.Lgs. n. 182 del 1997. La fissazione di un tetto alla retribuzione pensionabile è considerata un elemento strutturale e coessenziale della disciplina previdenziale speciale per i lavoratori dello spettacolo.

2. Equilibrio del Sistema: Questo limite, secondo la Corte, contribuisce a bilanciare i diversi interessi costituzionali in gioco. Si inserisce in un sistema pensionistico che, per i lavoratori dello spettacolo, è complessivamente molto favorevole in termini di entità delle prestazioni e condizioni di accesso rispetto alla generalità dei lavoratori.

3. Consolidamento Giurisprudenziale: La Cassazione ha richiamato numerose sue precedenti decisioni conformi, dimostrando l’esistenza di un orientamento consolidato e stabile sulla questione. Questo approccio garantisce certezza del diritto ed evita interpretazioni divergenti.

4. Inesistenza del Giudicato Interno: La Corte ha inoltre respinto l’eccezione della controricorrente relativa al passaggio in giudicato di una parte della sentenza di primo grado. Ha chiarito che l’impugnazione dell’ente contestava alla radice il metodo di calcolo della quota B, impedendo la formazione di qualsiasi giudicato parziale su aspetti collegati.

Conclusioni

L’ordinanza riafferma con forza un principio di diritto chiaro: nel calcolo delle pensioni dei lavoratori dello spettacolo, il massimale pensionabile spettacolo deve essere sempre applicato, anche per le anzianità contributive maturate dopo il 31 dicembre 1992. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché impone un limite preciso alla base di calcolo delle pensioni, garantendo la sostenibilità e l’equilibrio del sistema previdenziale di categoria. La causa tornerà ora alla Corte d’Appello di Roma, che dovrà attenersi a questo principio nel ricalcolare la pensione dovuta.

Il tetto massimo alla retribuzione per calcolare la pensione dei lavoratori dello spettacolo è ancora in vigore?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo della retribuzione pensionabile, previsto da una norma del 1971, è pienamente valido ed efficace.

Questo massimale si applica anche alla parte di pensione maturata dopo il 31 dicembre 1992 (la cosiddetta “quota B”)?
Sì, l’ordinanza stabilisce chiaramente che il limite si applica anche per il calcolo della “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo.

Le leggi successive, come il D.Lgs. 182/1997, hanno abrogato questo limite?
No, la Corte ha specificato che il massimale non è stato abrogato né espressamente né per incompatibilità da interventi legislativi successivi, rimanendo un elemento fondamentale del sistema previdenziale del settore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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