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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che il massimale pensionabile spettacolo si applica ancora al calcolo della “quota B” della pensione per i lavoratori ex Enpals. L’ordinanza ha annullato la decisione della Corte d’Appello, che aveva escluso tale limite, riaffermando un orientamento consolidato secondo cui la normativa non è stata abrogata e non viola principi costituzionali, nonostante la differenza tra contributi versati e retribuzione pensionabile.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: La Cassazione Conferma il Limite per la Quota B

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su una questione di grande rilevanza per i lavoratori del mondo dello spettacolo: l’applicazione del cosiddetto massimale pensionabile spettacolo per il calcolo della pensione. La Suprema Corte ha riaffermato il proprio orientamento consolidato, stabilendo che il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile, introdotto dal d.P.R. n. 1420/1971, è ancora pienamente in vigore per la determinazione della “quota B” del trattamento previdenziale.

I Fatti di Causa: Dal Tribunale alla Cassazione

La vicenda trae origine dal ricorso di un lavoratore dello spettacolo che aveva richiesto all’Ente Previdenziale la riliquidazione della propria pensione. In particolare, il lavoratore contestava l’applicazione di un tetto massimo alla retribuzione giornaliera utilizzata per calcolare la “quota B” della sua pensione, ovvero la parte maturata a partire dal 1° gennaio 1993.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, ritenendo che tale massimale non dovesse più essere applicato. L’Ente Previdenziale, soccombente in entrambi i gradi di giudizio, ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo la piena vigenza della norma che impone il limite retributivo.

Il nodo del contendere: il massimale pensionabile spettacolo e la Quota B

Il cuore della controversia giuridica risiede nell’interpretazione dell’art. 12, comma 7, del d.P.R. n. 1420/1971. Questa norma fissa un tetto massimo alla retribuzione giornaliera che può essere presa in considerazione ai fini del calcolo della pensione per i lavoratori dello spettacolo. La difesa del lavoratore sosteneva che le riforme successive, in particolare il d.lgs. n. 182/1997, avessero implicitamente abrogato tale limite.

Inoltre, si sollevava una questione di legittimità costituzionale: l’applicazione del massimale creerebbe una sproporzione tra i contributi effettivamente versati (calcolati su una retribuzione più alta) e la prestazione pensionistica ricevuta (calcolata su una base retributiva “tagliata” dal massimale). Ciò, secondo la tesi del controricorrente, violerebbe i principi di adeguatezza e proporzionalità della tutela previdenziale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Ente Previdenziale, cassando la sentenza d’appello. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento ormai consolidato in materia, fondato su diversi punti chiave.

In primo luogo, si è chiarito che il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile non è mai stato abrogato espressamente dalle leggi successive. Né, secondo la Corte, può considerarsi tacitamente abrogato per incompatibilità con le nuove norme. La fissazione di un tetto, si legge nell’ordinanza, contribuisce a bilanciare i diversi interessi di rilievo costituzionale e si inserisce in un sistema previdenziale che, nel suo complesso, è ampiamente favorevole per gli iscritti al fondo spettacolo rispetto alla generalità dei lavoratori assicurati presso l’INPS.

La Corte ha inoltre respinto i dubbi di legittimità costituzionale. Richiamando una precedente pronuncia della Corte Costituzionale (n. 202/2008), ha specificato che la Carta fondamentale non richiede una “necessaria corrispondenza” tra i contributi versati e le prestazioni erogate. Il sistema previdenziale si basa su un principio di solidarietà che trascende la logica puramente corrispettiva. Sebbene esista un divario tra la base contributiva e quella pensionabile, questo non compromette le finalità di tutela dell’art. 38 della Costituzione, purché sia assicurata una “certa proporzionalità”, come avviene nel caso di specie.

Le Conclusioni: Principio di Diritto e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione stabilisce in modo definitivo che, per il calcolo della quota B della pensione dei lavoratori dello spettacolo, la retribuzione giornaliera deve essere considerata fino al limite massimo previsto dalla normativa del 1971. Questa pronuncia consolida un indirizzo giurisprudenziale univoco, fornendo certezza giuridica su un tema a lungo dibattuto.

In pratica, ciò significa che le pensioni del settore continueranno ad essere calcolate applicando questo specifico tetto, con conseguenze dirette sull’importo degli assegni per i lavoratori con retribuzioni giornaliere elevate. La sentenza impugnata è stata annullata e la causa è stata rinviata alla Corte d’Appello di Roma, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto enunciato dalla Suprema Corte.

Il limite massimo alla retribuzione giornaliera (massimale pensionabile) previsto dalla vecchia normativa si applica ancora al calcolo della “quota B” delle pensioni dei lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il massimale pensionabile previsto dall’art. 12, comma 7, del d.P.R. n. 1420/1971 è ancora in vigore e deve essere applicato per determinare la “quota B” della pensione dei lavoratori dello spettacolo.

L’applicazione di questo massimale è in contrasto con il principio di proporzionalità tra i contributi versati e la pensione ricevuta?
No. Secondo la Corte, sebbene esista una differenza tra la retribuzione su cui si pagano i contributi e quella utile per la pensione, questo non viola i principi costituzionali. Il sistema previdenziale dei lavoratori dello spettacolo è complessivamente più favorevole rispetto a quello generale, e la Costituzione non impone una corrispondenza esatta tra contributi e prestazioni.

La normativa successiva, in particolare il d.lgs. n. 182/1997, ha implicitamente abrogato il massimale pensionabile?
No, la sentenza stabilisce che il limite non è stato abrogato né espressamente né implicitamente dalle leggi successive, e non risulta incompatibile con esse. Pertanto, la sua applicazione rimane legittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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