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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito che il massimale pensionabile spettacolo, ovvero il limite massimo di retribuzione giornaliera, continua ad applicarsi per il calcolo della “quota B” della pensione dei lavoratori del settore. La Corte ha annullato la decisione di merito che aveva escluso tale limite, ribadendo un principio di diritto ormai consolidato. La sentenza chiarisce che la normativa successiva non ha abrogato il tetto retributivo, considerandolo un elemento coessenziale e compatibile con il sistema previdenziale di favore previsto per questa categoria di lavoratori.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: la Cassazione Conferma il Tetto per la Quota B

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta nuovamente su una questione cruciale per i lavoratori del mondo dello spettacolo: l’applicazione del massimale pensionabile spettacolo per il calcolo della cosiddetta “quota B” della pensione. La Suprema Corte ha ribadito un orientamento ormai consolidato, affermando che il tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto da una normativa del 1971, non è stato abrogato e deve essere applicato anche per i contributi versati dopo il 1992.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla domanda di un lavoratore dello spettacolo, titolare di pensione diretta, che aveva richiesto e ottenuto in primo e secondo grado la riliquidazione della propria pensione. In particolare, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano stabilito che la “quota B” della sua pensione, relativa ai contributi versati a partire dal 1° gennaio 1993, dovesse essere calcolata senza applicare il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile. Secondo i giudici di merito, la riforma del settore avvenuta con il d.lgs. n. 182 del 1997 aveva introdotto una disciplina “del tutto nuova”, sopprimendo di fatto il precedente massimale. L’ente previdenziale, ritenendo errata tale interpretazione, ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e il massimale pensionabile spettacolo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. Gli Ermellini hanno affermato con chiarezza che i giudici di merito hanno sbagliato a non applicare il tetto retributivo. La decisione si fonda su un principio di diritto ormai consolidato dalla stessa giurisprudenza di legittimità: il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile previsto dall’art. 12, settimo comma, del d.P.R. n. 1420 del 1971 non è stato abrogato, né espressamente né per incompatibilità, dalla normativa successiva.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi letterale, sistematica e storica della normativa. In primo luogo, ha evidenziato come manchi una norma che abroghi espressamente il massimale. In secondo luogo, ha escluso che vi sia un’incompatibilità tra la vecchia e la nuova disciplina. Il massimale pensionabile spettacolo è considerato un elemento “coessenziale” al sistema previdenziale speciale dei lavoratori dello spettacolo. Questo sistema, pur con tale limite, risulta complessivamente più favorevole rispetto a quello generale previsto per la maggioranza dei lavoratori assicurati presso l’ente previdenziale, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso. La fissazione di un tetto, quindi, contribuisce a bilanciare i diversi interessi di rilievo costituzionale e a garantire la sostenibilità del sistema. La successiva riforma del 1997 non ha intaccato questa logica, ma ha semplicemente modificato il parametro di riferimento del limite, senza però eliminarlo. L’orientamento, come sottolineato dalla Corte, è stato ribadito in numerose pronunce recenti, rendendolo un punto fermo nell’interpretazione della materia.

Conclusioni

La pronuncia consolida un’interpretazione restrittiva a favore della persistenza del tetto retributivo per i lavoratori dello spettacolo. Le implicazioni pratiche sono significative: ai fini del calcolo della “quota B” della pensione, le retribuzioni giornaliere che superano il limite fissato dalla legge non vengono considerate per la parte eccedente. Questo principio si applica ai lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo in data anteriore al 31 dicembre 1995, per le anzianità maturate successivamente al 31 dicembre 1992. La decisione fornisce certezza giuridica su un punto a lungo dibattuto, confermando che il trattamento di favore per la categoria deve essere bilanciato con i limiti previsti dal legislatore per garantire l’equilibrio del sistema previdenziale.

Il tetto alla retribuzione giornaliera per i lavoratori dello spettacolo è stato abolito dalla riforma del 1997?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il limite massimo di retribuzione pensionabile, previsto dal d.P.R. n. 1420 del 1971, non è stato abrogato espressamente né implicitamente dal d.lgs. n. 182 del 1997 e, pertanto, continua a essere applicabile.

Come deve essere calcolata la “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo iscritti prima del 1995?
Nella determinazione della “quota B” della pensione, relativa alle anzianità maturate dopo il 31 dicembre 1992, le retribuzioni giornaliere superiori al limite fissato dall’art. 12, settimo comma, del d.P.R. n. 1420/1971 non vengono considerate per la parte eccedente tale limite.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello non si è attenuta al principio di diritto, ormai consolidato, secondo cui il massimale pensionabile non è stato soppresso. I giudici di merito avevano erroneamente ritenuto che la riforma del 1997 avesse introdotto una disciplina del tutto nuova e incompatibile con il precedente tetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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