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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

Un lavoratore dello spettacolo aveva ottenuto la riliquidazione della pensione senza l’applicazione del tetto retributivo. L’Ente Previdenziale ha impugnato la decisione. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il massimale pensionabile spettacolo deve essere applicato anche alla “quota B” della pensione (anzianità maturate dopo il 1992). Secondo la Corte, tale limite non è mai stato abrogato ed è un elemento essenziale per bilanciare il sistema previdenziale specifico del settore.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: la Cassazione Conferma il Limite

Con l’ordinanza n. 27065/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su una questione cruciale per i lavoratori del mondo dello spettacolo: l’applicazione del massimale pensionabile spettacolo per le anzianità maturate dopo il 1992. La Suprema Corte ha chiarito che il tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto dalla normativa speciale, rimane pienamente in vigore, ribaltando le decisioni dei giudici di merito.

I Fatti di Causa

Un lavoratore del settore dello spettacolo si era rivolto al tribunale per ottenere la riliquidazione della propria pensione, gestita dalla cassa ex ENPALS. La sua richiesta era di disapplicare il massimale di retribuzione pensionabile, un limite oltre il quale la retribuzione percepita non contribuisce all’aumento della pensione. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano dato ragione al lavoratore, accogliendo la sua domanda e ordinando all’Ente Previdenziale di ricalcolare l’assegno pensionistico senza applicare tale tetto.

L’Ente Previdenziale, ritenendo errata la decisione della Corte d’Appello, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo la piena vigenza e applicabilità del limite massimo di retribuzione pensionabile.

L’Applicazione del Massimale Pensionabile Spettacolo nella Quota B

La questione centrale del contendere riguardava il calcolo della cosiddetta “quota B” della pensione, ovvero quella relativa alle anzianità contributive maturate successivamente al 31 dicembre 1992. La Corte d’Appello aveva ritenuto che, per tale quota, il massimale non dovesse trovare applicazione.

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Ente, ha affermato un principio di diritto opposto. Ha stabilito che, anche per le anzianità maturate dopo il 31 dicembre 1992 (per i lavoratori iscritti prima del 1995), la parte di retribuzione giornaliera che supera il limite fissato dalla legge non deve essere considerata ai fini del calcolo della pensione.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi della successione delle leggi nel tempo. Ha evidenziato che il limite massimo di retribuzione pensionabile, introdotto dal d.P.R. n. 1420/1971, non è mai stato abrogato espressamente dalle normative successive, incluso il d.lgs. n. 182/1997 che ha riformato la previdenza del settore.

Inoltre, i giudici hanno sottolineato che non vi è incompatibilità tra il mantenimento del tetto e le nuove disposizioni. Al contrario, la fissazione di un massimale è considerata “coessenziale” alla disciplina previdenziale dei lavoratori dello spettacolo. Questo sistema, pur essendo più vantaggioso sotto alcuni profili (come i requisiti di accesso alla pensione) rispetto a quello generale, richiede questo limite per mantenere un equilibrio e contemperare i diversi interessi in gioco, anche di rilevanza costituzionale.

La Corte ha richiamato la sua consolidata giurisprudenza in materia, confermando un orientamento ormai granitico. La sentenza impugnata è stata quindi cassata, e la causa è stata rinviata alla Corte d’Appello di Roma, in diversa composizione, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza un punto fondamentale per la previdenza dei lavoratori dello spettacolo: il massimale di retribuzione pensionabile è un elemento strutturale e vigente del sistema. La decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché conferma la legittimità del metodo di calcolo adottato dall’Ente Previdenziale e frena le aspettative di chi sperava in una pensione calcolata sull’intera retribuzione percepita, senza limiti. La pronuncia serve a garantire la sostenibilità e l’equilibrio di un regime previdenziale speciale, bilanciando i benefici concessi con i necessari correttivi.

Il massimale pensionabile si applica alla pensione dei lavoratori dello spettacolo per le anzianità maturate dopo il 1992?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo della retribuzione giornaliera pensionabile deve essere applicato anche nel calcolo della “quota B” della pensione, corrispondente alle anzianità maturate dopo il 31 dicembre 1992.

La normativa successiva ha abrogato il limite massimo di retribuzione pensionabile per gli iscritti al fondo spettacolo?
No, la Corte ha stabilito che il limite non è stato abrogato espressamente dagli interventi legislativi successivi, né risulta incompatibile con le nuove disposizioni, rimanendo quindi pienamente in vigore.

Perché esiste un tetto alla retribuzione pensionabile per i lavoratori dello spettacolo?
Secondo la Corte, questo limite è un elemento “coessenziale” della disciplina previdenziale specifica del settore. Serve a bilanciare il sistema, che per altri aspetti (come i requisiti di accesso alla pensione) è più favorevole rispetto a quello della generalità dei lavoratori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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