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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27022/2024, ha stabilito che il massimale pensionabile spettacolo deve essere applicato anche alla quota di pensione maturata dopo il 31 dicembre 1992 (c.d. Quota B). La Corte ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito che avevano escluso l’applicazione di tale tetto, affermando che la norma non è mai stata abrogata ed è coessenziale a un sistema previdenziale, quello per i lavoratori dello spettacolo, nel complesso più favorevole rispetto a quello generale. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova decisione conforme a questo principio.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: la Cassazione Conferma il Tetto sulla Quota B

L’ordinanza della Corte di Cassazione, sez. Lavoro, n. 27022 del 18 ottobre 2024, affronta una questione cruciale per i lavoratori del mondo dello spettacolo: l’applicazione del massimale pensionabile spettacolo alla cosiddetta “Quota B” della pensione. Con questa decisione, la Suprema Corte ha consolidato un principio fondamentale, ribaltando le sentenze di merito e chiarendo in modo definitivo come deve essere calcolata la pensione per questa categoria di lavoratori.

I Fatti del Caso

Una lavoratrice del settore dello spettacolo, una volta raggiunta l’età pensionabile, ha intentato una causa contro l’ente previdenziale. L’oggetto del contendere era la richiesta di riliquidazione della propria pensione e del relativo supplemento. Secondo la pensionata, l’ente aveva erroneamente applicato un tetto massimo alla retribuzione giornaliera (il cosiddetto massimale) per il calcolo della quota di pensione maturata dopo il 31 dicembre 1992 (“Quota B”).

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla lavoratrice, affermando che tale limite non dovesse più trovare applicazione. Di conseguenza, l’ente previdenziale è stato condannato a ricalcolare la pensione senza applicare il massimale. Insoddisfatto della decisione, l’ente ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ribaltando completamente la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che il massimale pensionabile spettacolo, previsto dall’art. 12, comma 7, del d.P.R. n. 1420/1971, deve essere applicato anche per determinare la Quota B della pensione dei lavoratori dello spettacolo iscritti al fondo prima del 31 dicembre 1995.

La sentenza impugnata è stata quindi “cassata”, ovvero annullata, e la causa è stata rinviata alla Corte d’Appello di Roma, in diversa composizione, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione.

Le motivazioni: perché si applica il massimale pensionabile spettacolo?

La Corte Suprema ha fornito una motivazione chiara e articolata per la sua decisione. Il punto centrale è che la norma che ha introdotto il massimale non è mai stata abrogata espressamente dalle successive riforme legislative, né può considerarsi implicitamente superata.

I giudici hanno spiegato che questo limite non è incompatibile con le normative successive, in particolare con il d.lgs. n. 182/1997. Al contrario, la fissazione di un tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile è un elemento “coessenziale” a una disciplina previdenziale che, nel suo complesso, risulta ampiamente favorevole per gli iscritti al fondo spettacolo rispetto alla generalità dei lavoratori assicurati presso l’INPS. Questo sistema speciale offre infatti condizioni di accesso e un’entità delle prestazioni più vantaggiose.

Secondo la Corte, il massimale contribuisce a comporre i diversi interessi di rilievo costituzionale in gioco, garantendo un equilibrio all’interno di un sistema derogatorio e di favore.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico. Per i lavoratori dello spettacolo con anzianità contributiva antecedente al 1996, la parte di pensione calcolata con il sistema retributivo e relativa ai periodi successivi al 1992 non potrà essere calcolata su retribuzioni giornaliere che superino il tetto massimo stabilito dalla legge.

In pratica, ciò significa che per i redditi più alti, la parte eccedente il massimale non contribuirà ad aumentare l’importo della pensione. La decisione fornisce certezza giuridica su un punto a lungo dibattuto, confermando che le specificità del sistema previdenziale dello spettacolo, sebbene vantaggiose su alcuni fronti, includono anche questo specifico limite di calcolo. La causa ora torna in Appello, dove i giudici dovranno applicare questo principio per definire l’esatto importo della pensione della lavoratrice.

Il limite massimo di retribuzione pensionabile si applica ai lavoratori dello spettacolo per i contributi versati dopo il 1992?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il massimale di retribuzione pensionabile previsto dall’art. 12, comma 7, del d.P.R. n. 1420/1971 si applica anche alla cosiddetta “quota B” della pensione, relativa alle anzianità maturate dopo il 31 dicembre 1992.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto applicabile questo limite?
La Corte ha stabilito che la norma che introduce il massimale non è mai stata abrogata espressamente né è incompatibile con le leggi successive. Ha inoltre ritenuto che tale limite sia un elemento essenziale di un sistema previdenziale che, nel complesso, è più favorevole per i lavoratori dello spettacolo rispetto a quello generale.

Cosa succede ora nel caso specifico dopo la decisione della Cassazione?
La sentenza della Corte d’Appello è stata annullata. La causa è stata rinviata alla stessa Corte d’Appello, ma con un diverso collegio di giudici, che dovrà decidere nuovamente la controversia applicando il principio stabilito dalla Cassazione, ovvero tenendo conto del massimale pensionabile nel calcolo della pensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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