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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

Un lavoratore dello spettacolo aveva ottenuto il ricalcolo della sua pensione senza l’applicazione del tetto massimo sulla retribuzione giornaliera. L’ente previdenziale ha impugnato la decisione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dato ragione all’ente, stabilendo che il massimale pensionabile spettacolo è ancora in vigore e deve essere applicato. La precedente sentenza è stata annullata e il caso dovrà essere riesaminato.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: La Cassazione Conferma la sua Validità

Con la recente ordinanza n. 31088 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su una questione di grande rilevanza per i lavoratori del mondo dello spettacolo: la validità del massimale pensionabile spettacolo. La Suprema Corte ha ribadito un principio ormai consolidato, affermando che il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto da una normativa del 1971, non è mai stato abrogato e deve essere ancora applicato per il calcolo della cosiddetta “quota B” della pensione.

La Vicenda Giudiziaria: Il Calcolo della Pensione in Discussione

Il caso trae origine dalla domanda di un lavoratore dello spettacolo che aveva richiesto all’ente previdenziale il ricalcolo della propria pensione. In particolare, il pensionato sosteneva che, per la determinazione della “quota B”, non dovesse essere applicato il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile stabilito dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420 del 1971.

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva dato ragione al lavoratore, accogliendo la sua domanda e condannando l’ente a corrispondere le differenze economiche derivanti dal ricalcolo senza il tetto retributivo. Secondo i giudici di merito, tale limite doveva considerarsi tacitamente superato dalla legislazione successiva.

Il Ricorso dell’Ente e il Massimale Pensionabile Spettacolo

L’ente previdenziale, non condividendo la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione. Il motivo principale del ricorso si basava sulla violazione e falsa applicazione di norme di legge, in particolare del citato art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971 e degli artt. 3 e 4 del d.lgs. n. 182/1997.

L’ente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel ritenere abrogato il massimale pensionabile spettacolo. A suo avviso, non solo non c’era stata un’abrogazione espressa, ma non sussisteva nemmeno un’incompatibilità tra la vecchia disciplina del massimale e quella successiva, tale da giustificare un’abrogazione tacita.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso dell’ente, accogliendolo e cassando la sentenza d’appello. Gli Ermellini hanno richiamato un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, citando numerose sentenze e ordinanze precedenti del tutto analoghe al caso in esame.

Il principio di diritto affermato è chiaro: nella determinazione della “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo iscritti al relativo Fondo prima del 31 dicembre 1995, le retribuzioni giornaliere superiori al limite fissato dall’art. 12, comma 7, del d.P.R. n. 1420 del 1971 non devono essere considerate per la parte eccedente.

La Corte ha spiegato che questo limite:
1. Non è mai stato abrogato: né espressamente da interventi legislativi successivi, né tacitamente per incompatibilità con l’art. 4, comma 8, del d.lgs. 182/1997.
2. È coessenziale alla disciplina: la fissazione di un tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile è un elemento fondamentale del sistema previdenziale per i lavoratori dello spettacolo. Questo sistema, nel suo complesso, è già ampiamente favorevole per gli iscritti in termini di prestazioni e condizioni di accesso rispetto alla generalità dei lavoratori assicurati presso l’ente.

Di conseguenza, la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto nel ritenere superato tale limite, discostandosi dal principio enunciato dalla Suprema Corte.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla medesima Corte d’Appello, ma in diversa composizione. Il nuovo collegio dovrà attenersi al principio di diritto secondo cui il massimale pensionabile spettacolo è tuttora vigente e deve essere applicato nel calcolo della pensione. Questa decisione consolida ulteriormente la giurisprudenza in materia, fornendo un punto fermo per le future controversie e confermando la piena validità di un meccanismo di contenimento previsto per un regime previdenziale speciale.

Per i lavoratori dello spettacolo, il limite massimo alla retribuzione giornaliera per il calcolo della pensione (‘quota B’) è ancora in vigore?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile, stabilito dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420 del 1971, è ancora pienamente in vigore e non è stato abrogato da leggi successive.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che il massimale pensionabile non fosse stato tacitamente abrogato?
La Corte ha stabilito che non vi è incompatibilità tra la disciplina del massimale e le normative successive. Ha ritenuto che la fissazione di un tetto alla retribuzione pensionabile sia un elemento coessenziale alla disciplina previdenziale dei lavoratori dello spettacolo, che già beneficia di un sistema ampiamente favorevole rispetto alla generalità dei lavoratori.

Qual è stato l’esito finale della causa decisa da questa ordinanza?
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ha cassato (annullato) la sentenza della Corte d’Appello che aveva dato ragione al lavoratore, e ha rinviato la causa alla stessa Corte d’Appello, in diversa composizione, che dovrà decidere nuovamente applicando il principio secondo cui il massimale pensionabile è valido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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