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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che il massimale pensionabile previsto dalla vecchia normativa (DPR 1420/1971) si applica ancora al calcolo della cosiddetta “Quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo. La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale contro un pensionato, annullando la decisione della Corte d’Appello che aveva escluso tale limite. Secondo la Cassazione, le riforme successive non hanno abrogato il tetto, ma lo hanno integrato, ritenendolo un elemento coessenziale alla disciplina speciale e favorevole di questo settore, necessario per garantire coerenza ed equilibrio al sistema previdenziale.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: la Cassazione Conferma il Tetto per la Quota B

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione cruciale per i lavoratori del mondo dello spettacolo: il calcolo della loro pensione e, in particolare, l’applicazione del cosiddetto massimale pensionabile spettacolo. La Corte ha stabilito che il limite massimo di retribuzione giornaliera, previsto da una normativa del 1971, è ancora valido per calcolare la quota di pensione maturata dopo il 1992 (la cosiddetta Quota B), ribaltando le decisioni dei giudici di merito.

I fatti di causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di un lavoratore dello spettacolo, andato in pensione nel 2013, di ottenere il ricalcolo del proprio assegno previdenziale. Secondo il pensionato, per la parte di anzianità contributiva maturata dopo il 31 dicembre 1992 (Quota B), non doveva essere applicato il vecchio tetto retributivo giornaliero, ma un criterio più favorevole introdotto dal D.Lgs. 182/97.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, ritenendo che la nuova normativa avesse superato il precedente massimale. L’ente previdenziale, tuttavia, non si è arreso e ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la piena vigenza del limite retributivo anche per la Quota B.

La questione giuridica e il massimale pensionabile spettacolo

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione di diverse norme che si sono succedute nel tempo. Da un lato, la tesi del lavoratore, accolta nei primi due gradi di giudizio, sosteneva che il D.Lgs. 182/97 avesse introdotto un nuovo sistema di calcolo per la Quota B, basato sul limite massimo della retribuzione annua pensionabile del fondo generale (AGO), senza alcun tetto assoluto sulla retribuzione giornaliera.

Dall’altro lato, l’ente previdenziale argomentava che la nuova legge non aveva affatto abrogato il massimale storico previsto dal DPR 1420/71, ma lo avesse semplicemente integrato. Secondo l’ente, quel tetto rappresentava un elemento fondamentale e strutturale del regime speciale, e più favorevole, dei lavoratori dello spettacolo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi dell’ente previdenziale. I giudici hanno chiarito che il D.Lgs. 182/97 non ha sostituito né abrogato il criterio di calcolo precedente, ma si è limitato a integrarlo. La norma, infatti, ha introdotto un sistema di aliquote decrescenti: un’aliquota piena del 2% si applica sulla retribuzione fino a un certo limite (parametrato a quello dell’AGO), mentre sulla parte eccedente, ma pur sempre entro il massimale storico, si applicano aliquote inferiori.

La Corte ha sottolineato che il massimale pensionabile spettacolo è “coessenziale alla disciplina” speciale di questo settore. La sua eliminazione indiscriminata per la sola Quota B creerebbe una profonda e irragionevole disparità di trattamento rispetto al calcolo della Quota A (maturata prima del 1992), dove il tetto è pacificamente applicato. Questo, inoltre, potrebbe compromettere l’equilibrio finanziario della gestione previdenziale.

Citando precedenti pronunce, anche della Corte Costituzionale, la Cassazione ha ribadito che il disallineamento tra retribuzione imponibile (su cui si pagano i contributi) e retribuzione pensionabile (su cui si calcola la pensione) è una scelta discrezionale del legislatore, non incostituzionale, volta a bilanciare i diversi interessi in gioco.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha affermato il principio secondo cui, anche per la determinazione della Quota B della pensione dei lavoratori dello spettacolo, le retribuzioni giornaliere superiori al limite fissato dall’art. 12, co. 7, del DPR n. 1420/71 (come periodicamente rivalutato) non vengono prese in considerazione ai fini del calcolo.

La sentenza impugnata è stata quindi cassata e la causa è stata rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio. La decisione ha un’implicazione pratica diretta: il calcolo delle pensioni per i lavoratori dello spettacolo con alte retribuzioni continuerà ad essere soggetto a questo specifico tetto, limitando l’importo degli assegni.

Il tetto massimo di retribuzione giornaliera previsto dal DPR 1420/1971 si applica ancora al calcolo della pensione “Quota B” per i lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il massimale, come aggiornato e corretto dal D.Lgs. 182/97, resta pienamente in vigore e deve essere applicato anche per la determinazione della “Quota B” della pensione.

Il D.Lgs. 182/97 ha abolito il precedente massimale pensionabile per i lavoratori dello spettacolo?
No, la Corte ha chiarito che il D.Lgs. 182/97 non ha abrogato né sostituito il criterio del massimale, ma lo ha integrato. Ha specificato come applicare un’aliquota di rendimento del 2% fino a una certa soglia e aliquote decrescenti per la parte eccedente, ma sempre nel rispetto del tetto massimo complessivo.

Perché la Corte ha ritenuto necessario mantenere un massimale pensionabile?
La Corte ha spiegato che il massimale è un elemento strutturale e coessenziale del regime previdenziale speciale, e storicamente più favorevole, dei lavoratori dello spettacolo. La sua eliminazione creerebbe irragionevoli disparità di trattamento tra il calcolo della Quota A e della Quota B, con il rischio di compromettere l’equilibrio finanziario del sistema.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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