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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che il massimale pensionabile per i lavoratori dello spettacolo si applica anche alla cosiddetta “quota B” della pensione, ossia quella maturata dopo il 1° gennaio 1993. La Corte ha ribaltato la decisione di merito, confermando la piena vigenza del limite di retribuzione giornaliera previsto dalla normativa di settore, ritenendolo un elemento coessenziale a un sistema previdenziale complessivamente favorevole per questa categoria di lavoratori.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: la Cassazione Conferma il Limite sulla Quota B

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione di grande rilevanza per i lavoratori del mondo dello spettacolo: il calcolo della loro pensione. La Corte ha confermato la piena applicabilità del massimale pensionabile spettacolo anche per la cosiddetta “quota B”, ovvero la parte di assegno maturata sui contributi versati a partire dal 1° gennaio 1993. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale e chiarisce i limiti entro cui la retribuzione percepita incide sull’importo finale della pensione.

I Fatti del Caso: Il Calcolo della Pensione al Centro della Controversia

La vicenda trae origine dalla richiesta di un lavoratore dello spettacolo di ricalcolare la propria pensione. In particolare, il contendere riguardava la liquidazione della “quota B”, per la quale il lavoratore sosteneva che dovesse essere considerata l’intera retribuzione effettivamente percepita, anche se superiore al tetto massimo previsto dalla normativa di settore (art. 12, comma 7, d.P.R. n. 1420/1971).

L’istituto previdenziale, al contrario, aveva applicato tale limite, riducendo di conseguenza la base di calcolo e l’importo della pensione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano, nel merito, dato ragione al lavoratore, ritenendo che il massimale non fosse più applicabile a seguito delle riforme successive, in particolare del D.Lgs. n. 182/1997.

La Questione Giuridica sul massimale pensionabile spettacolo

Il cuore del problema era interpretare se le normative più recenti avessero implicitamente abrogato il vecchio limite di retribuzione pensionabile. La tesi del lavoratore, accolta nei primi due gradi di giudizio, si fondava sull’idea che le nuove disposizioni, nel ridefinire il sistema di calcolo, non menzionassero più tale tetto, rendendolo di fatto inefficace.

L’istituto previdenziale ha portato la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme che regolano il massimale pensionabile spettacolo e sostenendo la perdurante vigenza del limite. Secondo la difesa dell’ente, tale tetto non solo non è mai stato esplicitamente abrogato, ma rappresenta un elemento strutturale di un sistema previdenziale che, nel suo complesso, offre condizioni di accesso e calcolo particolarmente vantaggiose per i lavoratori del settore.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’istituto, allineandosi a un orientamento ormai consolidato. I giudici hanno affermato che, nella determinazione della “quota B”, le retribuzioni giornaliere superiori al limite fissato dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971 non devono essere considerate.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che il massimale pensionabile spettacolo non è stato cancellato, né espressamente né per incompatibilità, dagli interventi legislativi successivi. La sua persistenza è giustificata dal fatto che esso è “coessenziale” a una disciplina previdenziale speciale, la quale risulta ampiamente favorevole agli iscritti per quanto riguarda l’entità delle prestazioni e le condizioni di accesso, se confrontata con il regime generale dei lavoratori dipendenti. In sostanza, il limite alla retribuzione pensionabile funge da contrappeso e fattore di equilibrio all’interno di un sistema altrimenti molto generoso.

I giudici hanno chiarito che il D.Lgs. n. 182/1997, contrariamente a quanto sostenuto dalla Corte d’Appello, non ha introdotto una nuova e autonoma disciplina tale da superare il massimale. Le norme di tale decreto si limitano a definire le aliquote di rendimento da applicare alle diverse fasce di retribuzione, ma sempre all’interno del tetto massimo preesistente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza della Cassazione ha importanti conseguenze pratiche. Stabilisce in modo definitivo che per i lavoratori dello spettacolo, anche per i periodi contributivi successivi al 1993, esiste un tetto alla retribuzione che può essere utilizzata per il calcolo della pensione. Coloro che percepiscono retribuzioni giornaliere molto elevate non vedranno la parte eccedente tale limite contribuire all’aumento del loro assegno pensionistico. Questa pronuncia fornisce certezza giuridica e uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale, ribadendo la specificità e l’equilibrio interno del sistema previdenziale dedicato al mondo dello spettacolo.

Il limite massimo di retribuzione si applica al calcolo della “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il massimale di retribuzione giornaliera pensionabile previsto dall’art. 12, comma 7, d.P.R. n. 1420/1971 si applica anche alla quota di pensione maturata con i contributi versati a decorrere dal 1° gennaio 1993.

La normativa successiva (come il D.Lgs. n. 182/1997) ha eliminato questo massimale pensionabile?
No. La Corte ha stabilito che il limite non è stato abrogato né espressamente né per incompatibilità dalle leggi successive. Le nuove norme si integrano con la disciplina preesistente senza cancellare il tetto di retribuzione.

Perché la Cassazione ha ritenuto che il massimale debba ancora essere applicato?
La Corte ritiene che il massimale sia un elemento coessenziale ed equilibratore di un sistema previdenziale che, nel suo complesso, è molto favorevole per i lavoratori dello spettacolo in termini di entità delle prestazioni e requisiti di accesso, rispetto alla generalità dei lavoratori assicurati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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