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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che il massimale pensionabile spettacolo, ovvero il limite massimo di retribuzione giornaliera, si applica anche alla “Quota B” della pensione per i lavoratori del settore. La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, annullando la decisione di merito che aveva escluso tale limite. La sentenza ribadisce che il tetto retributivo non è stato abrogato e contribuisce a bilanciare un sistema pensionistico altrimenti molto favorevole per gli iscritti.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: la Cassazione Conferma il Limite sulla Quota B

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per il calcolo delle pensioni dei lavoratori dello spettacolo. La questione centrale riguarda l’applicazione del massimale pensionabile spettacolo alla cosiddetta “Quota B” del trattamento pensionistico. La Suprema Corte, accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale, ha chiarito che il tetto massimo alla retribuzione giornaliera, previsto da una normativa del 1971, è ancora pienamente in vigore e deve essere applicato anche alle anzianità contributive maturate dopo il 1992.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla richiesta degli eredi di un lavoratore dello spettacolo di ottenere il ricalcolo dei supplementi di pensione. In primo e secondo grado, i giudici di merito avevano dato loro ragione, stabilendo che il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile non dovesse essere applicato alla “Quota B” della pensione (quella relativa ai contributi versati dal 1° gennaio 1993). Secondo la Corte d’Appello, tale limite era applicabile solo alla “Quota A” e doveva considerarsi superato dalle nuove normative introdotte nel 1997.

L’ente previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. La violazione delle norme sulla decadenza, sostenendo che l’azione giudiziaria per il ricalcolo fosse tardiva.
2. L’errata interpretazione della legge, affermando che il massimale pensionabile non fosse mai stato abrogato, neanche tacitamente, e dovesse quindi applicarsi anche alla Quota B.

La Decisione sul Massimale Pensionabile Spettacolo

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi del ricorso dell’ente previdenziale, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo giudizio.

La Suprema Corte ha ribadito un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. Il principio affermato è chiaro: nella determinazione della “Quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo, le retribuzioni giornaliere che superano il limite fissato dall’art. 12, comma 7, del d.P.R. n. 1420 del 1971 non devono essere considerate.

Le motivazioni

La Corte ha fornito una solida base argomentativa per la sua decisione, spiegando perché il massimale pensionabile non possa considerarsi tacitamente abrogato.

In primo luogo, non vi è stata alcuna abrogazione espressa da parte di interventi legislativi successivi. Nemmeno il d.lgs. n. 182 del 1997, che ha introdotto nuovi criteri per la Quota B, è risultato incompatibile con il mantenimento del tetto retributivo.

In secondo luogo, la fissazione di un massimale è considerata “coessenziale” alla disciplina speciale dei lavoratori dello spettacolo. Questo regime previdenziale è, nel suo complesso, ampiamente più favorevole rispetto a quello generale per la maggior parte dei lavoratori assicurati presso l’ente. Offre infatti condizioni di accesso e un’entità delle prestazioni più vantaggiose. Il limite sulla retribuzione pensionabile serve quindi a bilanciare il sistema, contribuendo a comporre i diversi interessi di rilievo costituzionale.

La Corte ha inoltre sottolineato come questa interpretazione rispetti il principio di “commisurazione delle prestazioni agli oneri contributivi sostenuti”, previsto dalla legge delega n. 335 del 1995. Citando la giurisprudenza della Corte Costituzionale, si è ricordato che non è richiesta una corrispondenza perfetta tra contributi versati e pensione erogata. La fissazione di un tetto è ragionevole proprio perché inserita in un sistema previdenziale speciale e di favore.

Le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un importante punto fermo nel diritto previdenziale dei lavoratori dello spettacolo. La decisione chiarisce che il calcolo della pensione, anche per i periodi contributivi più recenti (Quota B), non può prescindere dal massimale giornaliero stabilito decenni fa. Questa regola, lungi dall’essere un residuo obsoleto, è un elemento strutturale che garantisce l’equilibrio e la sostenibilità di un regime speciale. Per i lavoratori e i professionisti del settore, ciò significa che le retribuzioni molto elevate incideranno sul calcolo della pensione solo fino al raggiungimento di tale soglia, un fattore da considerare attentamente nella pianificazione previdenziale.

Il limite massimo di retribuzione giornaliera si applica alla “Quota B” delle pensioni dei lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il massimale pensionabile si applica anche alla Quota B, ovvero alla parte di pensione calcolata sui contributi versati a decorrere dal 1° gennaio 1993.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto ancora valido questo limite?
La Corte ha spiegato che il limite non è mai stato abrogato, né espressamente né per incompatibilità con le norme successive. Inoltre, è considerato un elemento essenziale per bilanciare il sistema pensionistico speciale dei lavoratori dello spettacolo, che è complessivamente più favorevole rispetto a quello generale.

La precedente sentenza della Corte d’Appello è stata confermata?
No, la sentenza della Corte d’Appello, che aveva escluso l’applicazione del massimale alla Quota B, è stata annullata. La causa è stata rinviata alla stessa Corte d’Appello, che dovrà decidere nuovamente attenendosi ai principi stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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