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Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che il massimale pensionabile spettacolo deve essere applicato anche alla “quota B” della pensione, relativa alle anzianità maturate dopo il 1992. Questa ordinanza ribalta la decisione della Corte d’Appello, affermando che il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto da una norma del 1971, non è stato abrogato ed è parte integrante di un sistema previdenziale complessivamente più favorevole per i lavoratori del settore.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: la Cassazione Conferma il Limite anche per la Quota B

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su una questione fondamentale per i lavoratori del settore dello spettacolo: il calcolo della loro pensione e l’applicazione del cosiddetto massimale pensionabile spettacolo. La Suprema Corte ha stabilito che il limite massimo di retribuzione giornaliera, previsto da una normativa del 1971, deve essere applicato anche alla quota di pensione maturata dopo il 31 dicembre 1992, ribaltando le precedenti decisioni di merito.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla richiesta di un pensionato, ex lavoratore dello spettacolo, che aveva citato in giudizio l’Ente Previdenziale per ottenere la riliquidazione della propria pensione. In particolare, il lavoratore chiedeva che, nel calcolo della sua prestazione e dei supplementi successivi, non venisse applicato il tetto massimo alla retribuzione pensionabile previsto dall’art. 12, comma 7, del d.P.R. n. 1420/1971.

Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al pensionato, accogliendo la sua domanda. Secondo i giudici di merito, tale limite non doveva trovare applicazione per la parte di pensione (la cosiddetta “quota B”) corrispondente alle anzianità contributive maturate dopo il 31 dicembre 1992. L’Ente Previdenziale, ritenendo errata tale interpretazione, ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e il Ruolo del Massimale Pensionabile Spettacolo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Istituto Previdenziale, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per una nuova valutazione. La decisione si fonda su un principio di diritto ormai consolidato dalla giurisprudenza di legittimità.

I giudici hanno chiarito che, per i lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo prima del 31 dicembre 1995, il calcolo della “quota B” della pensione deve tener conto del limite alla retribuzione giornaliera pensionabile. In altre parole, la parte di retribuzione giornaliera che supera il tetto massimo fissato dalla legge non può essere considerata ai fini del calcolo della pensione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su diverse argomentazioni. In primo luogo, ha sottolineato che il limite massimo previsto dal d.P.R. n. 1420/1971 non è mai stato abrogato espressamente da interventi legislativi successivi, né può considerarsi implicitamente superato.

In secondo luogo, tale limite non è incompatibile con le normative più recenti, come il d.lgs. n. 182/1997. Anzi, la Cassazione ritiene che la fissazione di un tetto alla retribuzione pensionabile sia un elemento “coessenziale” alla disciplina specifica del settore. Questo perché il sistema previdenziale per i lavoratori dello spettacolo è, nel suo complesso, ampiamente più favorevole rispetto a quello della generalità dei lavoratori assicurati presso l’Ente Previdenziale, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso.

Il massimale, quindi, funge da elemento di equilibrio e di contemperamento dei diversi interessi di rilievo costituzionale, garantendo la sostenibilità di un sistema di per sé vantaggioso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza riafferma un principio cruciale: il massimale pensionabile spettacolo è un elemento strutturale del sistema e si applica anche alle anzianità maturate dopo il 1992. La Corte territoriale, non avendo seguito questo principio, ha commesso un errore di diritto. La causa dovrà ora essere decisa nuovamente dalla Corte d’Appello, che dovrà attenersi scrupolosamente a quanto stabilito dalla Cassazione. Per i lavoratori del settore con retribuzioni elevate, questa decisione implica che la parte eccedente il massimale non contribuirà a formare la loro pensione, con un conseguente impatto sull’importo finale della prestazione.

Il massimale di retribuzione pensionabile si applica anche alla “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile si applica anche alla quota di pensione corrispondente alle anzianità maturate dopo il 31 dicembre 1992 (c.d. “quota B”).

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto valido questo limite?
La Corte ha spiegato che il limite non è mai stato abrogato e non è incompatibile con le leggi successive. Esso è considerato un elemento coessenziale e di equilibrio di un sistema previdenziale che, nel suo complesso, è più favorevole per i lavoratori dello spettacolo rispetto alla generalità dei lavoratori.

Quali lavoratori sono interessati da questa decisione?
La decisione riguarda i lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo in data anteriore al 31 dicembre 1995, per il calcolo della pensione relativa alle anzianità maturate successivamente al 31 dicembre 1992.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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