LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Massimale pensionabile spettacolo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24140/2025, ha stabilito che il massimale pensionabile spettacolo si applica anche alla cosiddetta “quota B” della pensione, calcolata sui contributi versati dopo il 31 dicembre 1992. La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale contro una lavoratrice del settore, riformando la decisione della Corte d’Appello che aveva escluso l’applicazione di tale limite. Secondo i giudici, il tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile non è mai stato abrogato e costituisce un elemento essenziale del regime previdenziale speciale, bilanciando condizioni di accesso più favorevoli.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: la Cassazione Conferma il Limite anche per la Quota B

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato una questione cruciale per i lavoratori del mondo dello spettacolo, chiarendo le regole di calcolo delle loro pensioni. Con una recente ordinanza, i giudici hanno confermato l’applicazione del massimale pensionabile spettacolo anche per la cosiddetta “quota B”, ovvero quella parte di pensione maturata con i contributi versati dopo il 1992. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale e ha importanti implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: Dalla Richiesta della Lavoratrice alla Corte d’Appello

Il caso trae origine dalla domanda di una lavoratrice del settore dello spettacolo, titolare di una pensione a carico della gestione ex ENPALS. La lavoratrice aveva richiesto il ricalcolo di alcuni supplementi di pensione, sostenendo che per la parte di contribuzione versata dopo il 1992 non dovesse applicarsi il tetto massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile previsto da una normativa del 1971 (d.P.R. n. 1420/1971).

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello le avevano dato ragione, affermando che il massimale operasse solo per la “quota A” (contributi fino al 1992) e non per la “quota B”. L’ente previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Applicabilità del Massimale Pensionabile Spettacolo

Il cuore della controversia verteva su un’unica, fondamentale domanda: il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile, introdotto nel 1971 per i lavoratori dello spettacolo, è stato tacitamente abrogato dalle riforme successive, in particolare dal d.lgs. n. 182 del 1997, per i contributi versati dal 1993 in poi?

L’ente previdenziale sosteneva la piena vigenza del limite, considerandolo un pilastro del sistema speciale dedicato a questa categoria di lavoratori. La lavoratrice, al contrario, riteneva che le nuove norme sul calcolo delle pensioni avessero superato tale tetto.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, fornendo una serie di argomentazioni chiare e consolidate. I giudici hanno affermato che il massimale pensionabile spettacolo non è mai stato abrogato, né esplicitamente né per incompatibilità con le norme successive.

Secondo la Corte, questo limite è “coessenziale” alla disciplina previdenziale speciale dei lavoratori dello spettacolo. Questo regime, infatti, offre condizioni di accesso alla pensione e prestazioni generalmente più favorevoli rispetto al sistema generale. Il massimale pensionabile agisce quindi come un contrappeso, contribuendo a garantire la sostenibilità finanziaria del sistema e a comporre i diversi interessi di rilievo costituzionale.

I giudici hanno specificato che le leggi successive, pur modificando le aliquote di rendimento, non hanno mai inteso rimuovere il tetto massimo. Anzi, il richiamo alla normativa precedente (d.lgs. n. 503/1992) deve essere interpretato come un rinvio all’intero impianto normativo, inclusi i limiti massimi di retribuzione.

La Corte ha inoltre respinto i dubbi di costituzionalità sollevati dalla difesa della lavoratrice, ribadendo che la presenza del massimale non crea una disparità di trattamento ingiustificata, ma si inserisce in un sistema previdenziale complessivamente vantaggioso per gli iscritti.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito il seguente principio di diritto: nella determinazione della “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo, le retribuzioni giornaliere superiori al limite fissato dalla legge del 1971 non devono essere considerate per la parte eccedente. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello è stata annullata e il caso è stato rinviato allo stesso giudice per una nuova decisione che dovrà conformarsi a questo principio. Questa ordinanza conferma un orientamento ormai granitico, offrendo certezza giuridica sul metodo di calcolo delle pensioni per una vasta categoria di professionisti.

Il “massimale pensionabile” previsto per i lavoratori dello spettacolo si applica anche ai contributi versati dopo il 1992 (la cosiddetta “quota B”)?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile, fissato dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971, si applica anche per la determinazione della “quota B” della pensione.

Perché la Corte ha ritenuto che il massimale non fosse stato superato dalle normative successive?
La Corte ha stabilito che le normative successive, come il d.lgs. n. 182 del 1997, non hanno né abrogato espressamente il massimale né creato un’incompatibilità con esso. Il limite è considerato un elemento coessenziale del sistema previdenziale speciale per i lavoratori dello spettacolo, che bilancia condizioni di accesso più favorevoli.

Qual è l’esito finale della causa dopo la decisione della Cassazione?
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ha cassato la sentenza della Corte d’Appello e ha rinviato la causa allo stesso giudice (in diversa composizione) per una nuova decisione che dovrà attenersi al principio di diritto stabilito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati