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Massimale pensionabile spettacolo: Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la piena validità del massimale pensionabile per i lavoratori dello spettacolo nel calcolo della “quota B” della loro pensione. La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, annullando la decisione della corte territoriale che aveva erroneamente ritenuto superato tale limite. Viene così ribadito che il tetto alla retribuzione giornaliera, previsto dalla normativa del 1971, non è stato abrogato dalle leggi successive e resta un elemento fondamentale del sistema previdenziale di categoria.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Spettacolo: la Cassazione Conferma il Limite

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale per i lavoratori dello spettacolo: il massimale pensionabile sulla retribuzione giornaliera è ancora pienamente valido per il calcolo della cosiddetta “quota B” della pensione. Questa decisione chiarisce i dubbi interpretativi sorti in passato e consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile, con importanti conseguenze per il calcolo degli assegni previdenziali di questa specifica categoria di lavoratori.

Il caso: il ricalcolo della pensione per un lavoratore dello spettacolo

La vicenda nasce dalla richiesta di un lavoratore dello spettacolo di ottenere il ricalcolo del proprio trattamento di quiescenza. In particolare, il pensionato chiedeva che la “quota B” della sua pensione venisse calcolata senza applicare il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile, un tetto stabilito da una normativa del 1971 (d.P.R. n. 1420). Secondo il lavoratore, tale limite doveva considerarsi superato e non più applicabile. La corte territoriale, in grado d’appello, aveva accolto la sua domanda, obbligando l’ente previdenziale a corrispondere le differenze economiche derivanti dal nuovo calcolo, più favorevole.

La questione del massimale pensionabile e la decisione della Corte d’Appello

Il cuore del contendere era l’applicabilità dell’articolo 12, settimo comma, del d.P.R. n. 1420 del 1971. Questa norma introduceva, per i soli lavoratori dello spettacolo, un tetto massimo alla retribuzione giornaliera da considerare ai fini pensionistici. La Corte d’Appello aveva ritenuto che le riforme successive, in particolare il d.lgs. n. 182 del 1997, avessero implicitamente abrogato tale limite. Di conseguenza, secondo i giudici di merito, per la “quota B” non doveva più esistere alcun tetto, permettendo di valorizzare l’intera retribuzione percepita.

Il ricorso in Cassazione e la conferma della validità del massimale pensionabile

L’ente previdenziale ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo la piena vigenza del massimale pensionabile. L’ente denunciava la violazione e la falsa applicazione delle norme in materia, argomentando che la corte territoriale aveva errato nel prospettare un’abrogazione tacita della disciplina del massimale. Secondo la difesa dell’ente, non vi era alcuna incompatibilità tra il vecchio limite e la normativa successiva.

L’analisi della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente, allineandosi a un consolidato orientamento giurisprudenziale. I giudici supremi hanno chiarito che, per le anzianità maturate dopo il 31 dicembre 1992, le retribuzioni giornaliere superiori al limite fissato dalla legge del 1971 non devono essere considerate ai fini del calcolo della “quota B”.

le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri. In primo luogo, il legislatore non ha mai abrogato espressamente tale limite. In secondo luogo, non sussiste alcuna incompatibilità con le norme successive, come l’art. 4 del d.lgs. n. 182 del 1997, che possa giustificare un’abrogazione tacita. La fissazione di un tetto alla retribuzione pensionabile, secondo la Cassazione, è un elemento “coessenziale” alla disciplina speciale per i lavoratori dello spettacolo. Questo sistema, infatti, pur prevedendo un limite, è complessivamente più favorevole rispetto a quello generale per gli altri lavoratori assicurati, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso alla pensione. Pertanto, la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto nel ritenere superato il limite.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla medesima Corte d’Appello, in diversa composizione, affinché riesamini il caso attenendosi al principio di diritto enunciato. Viene quindi definitivamente stabilito che il massimale pensionabile per i lavoratori dello spettacolo è tuttora in vigore. Questa decisione ha l’effetto di cristallizzare le modalità di calcolo della pensione per questa categoria, confermando che le retribuzioni eccedenti il tetto di legge non possono contribuire ad aumentare l’importo della “quota B” dell’assegno previdenziale.

Il limite massimo alla retribuzione giornaliera per i lavoratori dello spettacolo è ancora valido per il calcolo della pensione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo (massimale pensionabile) previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420 del 1971 è ancora in vigore e deve essere applicato per il calcolo della “quota B” della pensione.

La normativa successiva ha abrogato tacitamente il massimale pensionabile?
No, secondo la Corte, le leggi successive, in particolare il d.lgs. n. 182 del 1997, non hanno abrogato né espressamente né per incompatibilità il limite massimo. La fissazione di un tetto alla retribuzione pensionabile è considerata coessenziale al sistema pensionistico speciale per i lavoratori dello spettacolo.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Corte di Cassazione sulla sentenza d’appello?
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ha cassato (annullato) la sentenza della Corte d’Appello che aveva dato ragione al lavoratore, e ha rinviato la causa alla stessa Corte d’Appello, in diversa composizione, affinché decida nuovamente la questione attenendosi al principio di diritto enunciato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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