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Massimale pensionabile: la Cassazione sulla quota B

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24136/2025, ha stabilito che il “massimale pensionabile” previsto dalla normativa del 1971 si applica anche al calcolo della “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo. Ribaltando le decisioni dei giudici di merito, la Corte ha affermato che la normativa successiva non ha abrogato tale limite. La decisione si fonda sulla necessità di coerenza sistematica e di sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale speciale, che deve bilanciare un massimale contributivo con un corrispondente massimale pensionabile.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale pensionabile per lo spettacolo: la Cassazione conferma il limite sulla quota B

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha posto un punto fermo su una questione cruciale per i lavoratori dello spettacolo: l’applicazione del massimale pensionabile al calcolo della cosiddetta “quota B” della loro pensione. Contrariamente a quanto stabilito nei primi due gradi di giudizio, la Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Istituto previdenziale, confermando la piena vigenza del tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Un lavoratore del settore dello spettacolo, andato in pensione, si è visto calcolare il proprio assegno previdenziale con l’applicazione di un limite massimo sulla retribuzione giornaliera considerata ai fini del calcolo della “quota B”, ovvero la parte di pensione maturata a partire dal 1° gennaio 1993. Ritenendo illegittima tale limitazione, ha avviato un’azione legale contro l’Istituto previdenziale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione al lavoratore, sostenendo che la normativa introdotta nel 1997 avesse implicitamente superato il vecchio massimale, introducendo un sistema di calcolo nuovo e autosufficiente.

Il massimale pensionabile secondo la Corte d’Appello

Secondo i giudici di merito, la disciplina del d.lgs. n. 182 del 1997, che ha riformato il sistema pensionistico per i lavoratori dello spettacolo, doveva essere interpretata come un corpo normativo a sé stante. L’eliminazione del massimale per la “quota B” avrebbe avuto una funzione “compensativa” rispetto a un regime di calcolo complessivamente meno favorevole rispetto al passato. Di conseguenza, l’Istituto previdenziale era stato condannato a ricalcolare la pensione senza applicare alcun tetto alla retribuzione.

La Decisione della Cassazione e la sostenibilità del sistema

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la prospettiva. Accogliendo il ricorso dell’Istituto, ha stabilito un principio di diritto ormai consolidato: il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420 del 1971, non è mai stato abrogato e continua a trovare applicazione anche per la determinazione della “quota B”.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un’interpretazione sistematica e rigorosa della normativa. In primo luogo, i giudici hanno sottolineato che un’abrogazione non può essere presunta, ma deve essere espressa o derivare da un’incompatibilità palese tra le nuove e le vecchie norme, incompatibilità che in questo caso non è stata riscontrata. La nuova disciplina del 1997, pur introducendo nuove aliquote di rendimento, non ha mai menzionato la soppressione del massimale.

In secondo luogo, la Corte ha evidenziato la necessità di coerenza all’interno del sistema previdenziale speciale per i lavoratori dello spettacolo. Questo sistema prevede un massimale imponibile, cioè un tetto ai contributi che possono essere versati. A fronte di un limite ai contributi, deve necessariamente corrispondere un massimale pensionabile, ovvero un limite alla prestazione. Eliminare il secondo mantenendo il primo creerebbe uno squilibrio finanziario insostenibile, violando i principi di equilibrio e sostenibilità delle gestioni previdenziali sanciti anche dalla legge delega di riforma (L. 335/1995).

Infine, la Corte ha richiamato la propria giurisprudenza costante e una pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza n. 202 del 2008), che aveva già implicitamente confermato la legittimità del presupposto interpretativo secondo cui il massimale si applica anche alla “quota B”. La diversità di trattamento rispetto al regime generale dell’assicurazione obbligatoria è giustificata dalle peculiarità e dalle condizioni complessivamente più favorevoli del sistema speciale per i lavoratori dello spettacolo.

Le conclusioni

La sentenza impugnata è stata cassata e il giudizio è stato rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato. Per i lavoratori dello spettacolo, questa decisione significa che il calcolo della loro pensione, inclusa la “quota B”, deve rispettare il tetto massimo di retribuzione giornaliera previsto dalla legge. La pronuncia riafferma la centralità dei principi di sostenibilità finanziaria e di coerenza sistematica nell’interpretazione delle norme previdenziali, anche a fronte di riforme settoriali.

Per i lavoratori dello spettacolo, il “massimale pensionabile” si applica anche al calcolo della “quota B” della pensione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971, si applica anche per la determinazione della “quota B” della pensione, relativa ai contributi versati dal 1° gennaio 1993.

La normativa più recente (d.lgs. 182/1997) ha eliminato il vecchio massimale pensionabile per la “quota B”?
No. Secondo la Corte, la normativa del 1997 non ha né espressamente né implicitamente abrogato il massimale pensionabile. La sua applicazione rimane in vigore in assenza di una disposizione contraria.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto necessario applicare un massimale alla pensione?
La Corte ha ritenuto necessario applicare il massimale per garantire la coerenza e la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale speciale dei lavoratori dello spettacolo. Poiché esiste un massimale sui contributi versabili (imponibile), deve esistere un corrispondente massimale sulla prestazione pensionistica per mantenere l’equilibrio del sistema.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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