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Massimale pensionabile: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha stabilito che il massimale pensionabile si applica anche alla ‘quota B’ delle pensioni dei lavoratori dello spettacolo (ex ENPALS). Accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale, ha annullato la decisione di merito che escludeva tale limite, rinviando il caso per un nuovo calcolo.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile per Ex ENPALS: La Cassazione Conferma il Limite

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha posto un punto fermo su una questione cruciale per i lavoratori dello spettacolo: l’applicazione del massimale pensionabile al calcolo della loro pensione. L’intervento della Suprema Corte chiarisce che il tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto da una normativa del 1971, resta pienamente in vigore anche per le anzianità maturate dopo il 1992, la cosiddetta ‘quota B’. Questa decisione ribalta le sentenze di merito precedenti e fornisce un’interpretazione definitiva della disciplina speciale di questo settore.

I Fatti di Causa: La Controversia sulla Pensione

La vicenda nasce dalla domanda di un lavoratore dello spettacolo che aveva richiesto all’ente previdenziale la riliquidazione della propria pensione. L’obiettivo era ottenere un calcolo più favorevole, escludendo l’applicazione del limite massimo sulla retribuzione giornaliera pensionabile per la parte di pensione maturata dopo il 31 dicembre 1992 (la quota B).

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al pensionato, ritenendo che tale limite non dovesse essere applicato. L’ente previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione di specifiche norme in materia previdenziale.

L’Applicazione del massimale pensionabile: La Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente, ribaltando completamente l’esito dei precedenti gradi di giudizio. I giudici hanno affermato un principio di diritto chiaro e inequivocabile: il massimale pensionabile previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971 deve essere applicato nel calcolo della quota B della pensione per i lavoratori dello spettacolo iscritti al fondo prima del 31 dicembre 1995.

La questione della ‘Quota B’ e il limite retributivo

Il cuore del problema risiedeva nel determinare se le riforme successive avessero implicitamente abrogato o reso incompatibile il vecchio limite retributivo. La Cassazione ha negato questa eventualità. Ha specificato che, per calcolare la retribuzione giornaliera pensionabile, non si deve considerare la parte di retribuzione che eccede il limite fissato dalla legge. Tale limite non è mai stato abrogato espressamente e non è incompatibile con le normative successive, come il d.lgs. n. 182/1997.

Il principio di coessenzialità del tetto pensionabile

Secondo la Corte, la fissazione di un tetto alla retribuzione pensionabile è un elemento ‘coessenziale’ alla disciplina previdenziale dei lavoratori dello spettacolo. Questo regime, nel suo complesso, è ampiamente più favorevole rispetto a quello della generalità dei lavoratori assicurati presso l’ente, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso. Il massimale, quindi, contribuisce a bilanciare i diversi interessi in gioco, compresi quelli di natura costituzionale, garantendo la sostenibilità del sistema.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che il principio del giudicato, sollevato dal controricorrente, non impediva l’esame del motivo di ricorso. L’impugnazione, anche se focalizzata su un solo aspetto della norma, riapre la cognizione sull’intera statuizione. Nel merito, i giudici hanno ribadito una giurisprudenza consolidata secondo cui il limite alla retribuzione pensionabile dei lavoratori dello spettacolo è una caratteristica strutturale e non un elemento isolato del loro specifico e vantaggioso sistema previdenziale. Non essendo stato mai esplicitamente abrogato, né risultando incompatibile con le riforme successive, tale limite deve essere considerato ancora pienamente operativo. Pertanto, la Corte d’Appello ha errato nel disapplicarlo, e la sentenza impugnata è stata cassata.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che il massimale pensionabile è un pilastro fondamentale e ancora valido del sistema pensionistico dei lavoratori dello spettacolo. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello è stata annullata e la causa è stata rinviata ad un’altra sezione della stessa Corte per una nuova decisione. Quest’ultima dovrà obbligatoriamente attenersi al principio di diritto enunciato, procedendo al ricalcolo della pensione applicando il limite massimo alla retribuzione giornaliera.

Il massimale sulla retribuzione pensionabile si applica ai lavoratori dello spettacolo per le anzianità maturate dopo il 1992?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto dall’art. 12, comma 7, del d.P.R. n. 1420/1971, si applica anche al calcolo della cosiddetta ‘quota B’ della pensione.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto valido questo limite?
La Corte ha spiegato che il limite non è mai stato abrogato espressamente dalle leggi successive e non è incompatibile con esse. È considerato un elemento ‘coessenziale’ e strutturale della disciplina previdenziale speciale, più favorevole, dedicata ai lavoratori dello spettacolo, contribuendo a bilanciare il sistema.

Qual è stata la conseguenza pratica della decisione?
La sentenza della Corte d’Appello, che aveva escluso l’applicazione del massimale, è stata annullata (‘cassata’). Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà ricalcolare la pensione del lavoratore applicando il limite alla retribuzione giornaliera come stabilito dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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