LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Massimale pensionabile: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27015/2024, ha stabilito che il massimale pensionabile previsto per i lavoratori dello spettacolo si applica anche alla “quota B” della pensione, maturata dopo il 31 dicembre 1992. La Corte ha chiarito che tale limite non è stato abrogato dalle riforme successive e costituisce un elemento essenziale del regime previdenziale di favore di questa categoria. La sentenza di merito, che aveva escluso l’applicazione del tetto, è stata quindi annullata con rinvio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile Lavoratori Spettacolo: la Cassazione Conferma il Tetto

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per i lavoratori del mondo dello spettacolo, chiarendo i limiti di calcolo della loro pensione. La pronuncia si concentra sull’applicazione del cosiddetto massimale pensionabile, un tetto alla retribuzione giornaliera da considerare ai fini previdenziali, confermandone la piena vigenza anche per i periodi contributivi più recenti. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale di grande impatto per l’intero settore.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla domanda di un lavoratore dello spettacolo che aveva richiesto all’ente previdenziale la riliquidazione della propria pensione. In particolare, il pensionato sosteneva che, per la parte di pensione maturata dopo il 31 dicembre 1992 (la cosiddetta “quota B”), non dovesse essere applicato il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile previsto da una normativa del 1971 (d.P.R. n. 1420/1971).

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, accogliendo la sua domanda. Secondo i giudici di merito, le riforme successive, e in particolare il d.lgs. n. 182/1997, avevano implicitamente superato quel limite, rendendolo inapplicabile.

L’ente previdenziale, ritenendo errata tale interpretazione, ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che il massimale pensionabile fosse ancora pienamente in vigore.

La Questione del Massimale Pensionabile nella Giurisprudenza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente, ribaltando le decisioni dei gradi precedenti. Gli Ermellini hanno affermato un principio di diritto chiaro e ormai consolidato: nel calcolo della “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo, la parte di retribuzione giornaliera che supera il limite fissato dalla normativa del 1971 non deve essere considerata.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Suprema Corte si basa su argomentazioni precise e coerenti con la sua precedente giurisprudenza. In primo luogo, i giudici hanno sottolineato che il limite alla retribuzione pensionabile non è mai stato abrogato espressamente da nessuna legge successiva. Inoltre, non è risultato incompatibile con le riforme intervenute, in particolare con quella del 1997.

Il punto centrale del ragionamento è che il massimale pensionabile è un elemento “coessenziale” e strutturale del regime previdenziale speciale dedicato ai lavoratori dello spettacolo. Questo regime, nel suo complesso, è storicamente più favorevole rispetto a quello generale dei lavoratori dipendenti, sia per quanto riguarda l’entità delle prestazioni sia per le condizioni di accesso alla pensione.

Il tetto retributivo, quindi, non è una penalizzazione ingiustificata, ma una componente di un sistema bilanciato che, a fronte di notevoli vantaggi, pone un limite per garantire la sostenibilità e l’equità complessiva del sistema. La fissazione di un tetto contribuisce a comporre i diversi interessi di rilievo costituzionale in gioco.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma in modo definitivo che il calcolo della pensione per i lavoratori dello spettacolo deve tenere conto del massimale di retribuzione giornaliera, anche per i contributi versati dopo il 1992 e fino all’introduzione del sistema contributivo. La Corte territoriale non si era attenuta a questo principio, e per questo motivo la sua sentenza è stata annullata. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello di Roma, che dovrà riesaminare il caso applicando correttamente il principio stabilito dalla Cassazione, ovvero ricalcolare la pensione tenendo conto del tetto retributivo.

Il massimale di retribuzione pensionabile si applica ancora ai lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971, è tuttora in vigore.

Questo limite vale anche per la quota di pensione maturata dopo il 1992?
Sì, la sentenza chiarisce che il massimale si applica anche nel calcolo della cosiddetta “quota B”, relativa alle anzianità contributive maturate successivamente al 31 dicembre 1992 per i lavoratori iscritti prima del 31 dicembre 1995.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto legittima l’applicazione di questo limite?
La Corte ha spiegato che tale limite è un elemento intrinseco e fondamentale del regime previdenziale speciale dei lavoratori dello spettacolo, che nel suo complesso risulta più favorevole rispetto a quello generale. Il massimale serve a bilanciare i vantaggi concessi, garantendo la sostenibilità del sistema.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati