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Massimale pensionabile: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8411/2025, ha chiarito la questione del calcolo pensionistico per i lavoratori dello spettacolo. La Corte ha stabilito che il massimale pensionabile previsto dal D.P.R. n. 1420/1971 è ancora pienamente in vigore per la determinazione della “quota B” della pensione. La decisione ribalta la sentenza della Corte d’Appello, che aveva escluso l’applicazione di tale limite, accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale. La Cassazione ha ribadito un orientamento consolidato, sottolineando come il tetto alla retribuzione pensionabile sia un elemento essenziale del sistema previdenziale di favore per questa categoria di lavoratori.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Massimale Pensionabile per gli Artisti: la Cassazione Conferma il Limite

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema di grande interesse per i lavoratori del mondo dello spettacolo: l’applicazione del massimale pensionabile nel calcolo della loro pensione. La decisione chiarisce definitivamente che il tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto da una normativa del 1971, non è mai stato abrogato e deve essere applicato anche per i contributi versati dopo il 1992. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni della Corte.

I Fatti del Caso

Un lavoratore dello spettacolo si era rivolto al tribunale per ottenere la riliquidazione dei supplementi di pensione maturati a carico della gestione ex ENPALS (l’ente di previdenza per i lavoratori dello spettacolo, ora confluito nell’ente previdenziale nazionale). In particolare, il lavoratore chiedeva che il calcolo venisse effettuato senza applicare il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile (il cosiddetto massimale pensionabile).

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva dato parzialmente ragione al lavoratore, accogliendo la sua domanda per i ratei successivi al 1° luglio 2014. Secondo i giudici di secondo grado, la normativa successiva, in particolare il D.Lgs. 182 del 1997, avrebbe implicitamente abrogato il vecchio limite.

Contro questa decisione, l’ente previdenziale ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo la piena vigenza del massimale e chiedendo l’annullamento della sentenza d’appello.

Il Massimale Pensionabile e la Decisione della Corte

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte d’Appello di Roma per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nell’affermazione di un principio di diritto ormai consolidato: il limite massimo della retribuzione giornaliera pensionabile, fissato dall’art. 12 del D.P.R. n. 1420 del 1971, non è stato abrogato né espressamente né per incompatibilità dalle leggi successive.

La Corte ha inoltre respinto l’eccezione di ‘giudicato interno’ sollevata dal lavoratore. I giudici hanno chiarito che il giudicato si forma sull’unità minima della decisione (fatto-norma-effetto) e non sulle singole argomentazioni. Poiché il ricorso dell’ente contestava alla radice il presupposto normativo usato dalla Corte d’Appello (l’abrogazione del massimale), l’intera questione era ancora controversa e meritevole di esame.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un’interpretazione letterale, sistematica e storica della normativa di settore. I giudici hanno ribadito che il massimale pensionabile è un elemento coessenziale alla disciplina previdenziale speciale dei lavoratori dello spettacolo. Questo sistema, infatti, è complessivamente più favorevole rispetto a quello generale previsto per la maggior parte dei lavoratori, sia per l’entità delle prestazioni che per i requisiti di accesso.

La fissazione di un tetto alla retribuzione pensionabile, secondo la Corte, contribuisce a bilanciare i diversi interessi di rilievo costituzionale in gioco, garantendo la sostenibilità del sistema e l’equità tra le diverse categorie di assicurati. Le normative successive, pur avendo modificato alcuni aspetti, non hanno mai intaccato questo principio cardine. Pertanto, nel calcolo della ‘quota B’ della pensione, relativa alle anzianità maturate dopo il 31 dicembre 1992, le retribuzioni giornaliere che superano il limite fissato non devono essere considerate per la parte eccedente.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale stabile e fornisce un’indicazione chiara per tutti i lavoratori dello spettacolo e gli operatori del diritto. Il massimale pensionabile rimane un pilastro del calcolo pensionistico per questa categoria. La decisione sottolinea l’importanza di un approccio sistematico nell’interpretazione delle norme previdenziali, dove le singole disposizioni devono essere lette alla luce dell’equilibrio complessivo del sistema e dei principi costituzionali di solidarietà ed equità. Per i lavoratori, ciò significa che, sebbene beneficino di un regime agevolato, esiste un tetto invalicabile alla base di calcolo della loro pensione, volto a garantire la tenuta finanziaria dell’intero sistema previdenziale.

Il limite massimo di retribuzione per il calcolo della pensione dei lavoratori dello spettacolo è ancora in vigore?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il massimale pensionabile previsto dall’art. 12, comma 7, del D.P.R. n. 1420/1971 è pienamente vigente e deve essere applicato anche per il calcolo della “quota B” della pensione, relativa ai contributi versati dopo il 31 dicembre 1992.

Perché la Corte ha ritenuto che il massimale pensionabile non fosse stato abrogato?
La Corte ha stabilito che né i successivi interventi legislativi, né l’art. 4, comma 8, del D.Lgs. n. 182/1997 hanno abrogato, espressamente o per incompatibilità, tale limite. Il massimale è considerato un elemento coessenziale della disciplina previdenziale di favore per gli iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo, necessario a bilanciare interessi costituzionali.

Cosa si intende per ‘giudicato interno’ e perché è stato respinto in questo caso?
Il ‘giudicato interno’ si verifica quando una parte di una sentenza non viene impugnata e diventa definitiva. In questo caso, la difesa del lavoratore sosteneva che alcuni punti della decisione di primo grado fossero ormai definitivi. La Cassazione ha respinto questa eccezione perché il ricorso dell’ente previdenziale contestava la premessa fondamentale della decisione d’appello (l’abrogazione del massimale), rimettendo così in discussione l’intero tema del calcolo della quota pensionistica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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