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Marchio rinomato: la Cassazione tutela il brand noto

Una società leader nel settore della moda, titolare di un celebre marchio, ha citato in giudizio un’azienda alimentare per l’utilizzo di un nome simile nei propri marchi di pasta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d’appello, stabilendo che la tutela del marchio rinomato si estende anche a prodotti di settori merceologici diversi, al fine di impedire che altri traggano un indebito vantaggio dalla sua notorietà. La Corte ha chiarito che non è necessario dimostrare un rischio di confusione per il pubblico, ma è sufficiente che l’uso del secondo marchio possa agganciarsi alla fama del primo.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Marchio Rinomato: La Cassazione Conferma la Tutela Contro l’Uso Parassitario

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla protezione del marchio rinomato, un concetto cruciale nel diritto della proprietà intellettuale. Quando un brand raggiunge un elevato livello di notorietà, la sua tutela legale si espande, superando i confini dei prodotti per cui è stato registrato. La Corte di Cassazione, con questa pronuncia, ribadisce la forza di tale protezione contro i tentativi di “agganciamento parassitario”, anche tra settori commerciali apparentemente distanti come la moda e l’alimentare.

I Fatti di Causa: Un Marchio della Moda contro un Pastificio

Una nota azienda internazionale, leader nel settore dell’abbigliamento e titolare di un marchio di fama mondiale, ha convenuto in giudizio un’azienda alimentare italiana. L’accusa era quella di aver registrato e utilizzato una serie di marchi per la pasta e altri prodotti alimentari che includevano la stessa denominazione del celebre brand di moda.

La società di moda sosteneva che l’uso di tale nome da parte del pastificio costituisse una violazione dei suoi diritti, in quanto idoneo a trarre un indebito vantaggio dalla notorietà e dal carattere distintivo del proprio marchio. L’azienda alimentare, dal canto suo, si difendeva sostenendo la diversità dei settori merceologici e rivendicando un “giusto motivo” storico per l’uso del nome, legato alle origini geografiche della sua attività.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto le richieste dell’azienda di moda, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, dichiarando la nullità dei marchi del pastificio e inibendone l’uso. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del pastificio, confermando integralmente la sentenza della Corte d’Appello. I giudici hanno ritenuto che la corte di merito avesse correttamente applicato i principi che regolano la tutela rafforzata del marchio rinomato.

La Cassazione ha stabilito che la protezione accordata a tali marchi non richiede la prova di un rischio di confusione per il consumatore. È sufficiente, invece, dimostrare che l’uso del segno successivo possa trarre un indebito vantaggio dal carattere distintivo o dalla rinomanza del marchio anteriore, o recare pregiudizio agli stessi. In altre parole, la legge interviene per impedire che un’impresa possa beneficiare dell’effetto trainante e della reputazione costruita da un’altra attraverso ingenti investimenti.

Le Motivazioni: Perché la Tutela del Marchio Rinomato è così Ampia?

La decisione si fonda su alcuni pilastri fondamentali del diritto dei marchi, che meritano di essere approfonditi.

L’Irrilevanza del Rischio di Confusione

A differenza della tutela ordinaria dei marchi, dove il fulcro è evitare che il consumatore confonda la provenienza dei prodotti, per il marchio rinomato il legislatore ha previsto una protezione più estesa. La Corte ribadisce che non è necessario che i consumatori credano che la pasta sia prodotta dall’azienda di moda. Ciò che conta è che il pubblico possa istituire un nesso, un collegamento mentale, tra i due segni. Questo collegamento è di per sé sufficiente a generare un trasferimento indebito di valori, come prestigio e affidabilità, dal marchio noto a quello meno conosciuto.

L’Indebito Vantaggio e il Rischio di “Freeriding”

Il concetto di “indebito vantaggio”, o parassitismo, è centrale nella pronuncia. Si verifica quando un’impresa, utilizzando un segno simile a un marchio famoso, si pone nella sua scia per beneficiare del suo potere attrattivo senza aver compiuto sforzi economici e commerciali per costruirlo. La Corte ha ritenuto che l’azienda alimentare, registrando marchi contenenti il nome noto per prodotti anche al di fuori della pasta, stesse tentando di espandere la propria attività sfruttando l’immagine positiva consolidata dal marchio di moda. Questo comportamento è stato qualificato come un palese sfruttamento parassitario.

Il “Giusto Motivo” e i Limiti del suo Utilizzo

Il pastificio aveva invocato un “giusto motivo”, sostenendo che l’uso del nome derivasse da un legame storico con la città di Zara, in Dalmazia. Tuttavia, la Corte ha osservato che questa giustificazione non poteva reggere. Anche se un legame storico può in certi casi costituire un giusto motivo, esso viene meno quando l’uso del segno travalica i confini originari in modo da interferire con i diritti altrui. La registrazione di marchi per settori merceologici diversi e l’evidente tentativo di agganciarsi a un marchio famoso hanno fatto sì che la Corte escludesse la sussistenza di tale esimente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza della Cassazione invia un messaggio chiaro alle imprese: la notorietà di un marchio è un bene prezioso e la legge lo protegge con forza. Le aziende titolari di marchi rinomati possono contare su una tutela “ultramerceologica” che impedisce a terzi di sfruttare la loro fama, anche in settori completamente diversi. Allo stesso tempo, le imprese che scelgono un nuovo marchio devono prestare la massima attenzione a non creare collegamenti, anche solo evocativi, con brand già famosi, per non incorrere nel rischio di vedersi annullare il proprio marchio e subire condanne per concorrenza parassitaria. La valutazione non si ferma alla mera confondibilità, ma si estende a ogni forma di indebito agganciamento alla reputazione altrui.

È necessario che ci sia un rischio di confusione per il pubblico per proteggere un marchio rinomato?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che per la tutela di un marchio rinomato non è richiesto il rischio di confusione. È sufficiente che il pubblico possa stabilire un collegamento mentale tra i segni, che consenta al secondo marchio di trarre un indebito vantaggio dalla notorietà del primo.

La protezione di un marchio rinomato si applica anche a prodotti completamente diversi?
Sì, la tutela è definita “ultramerceologica”, il che significa che si estende anche a prodotti e servizi non affini a quelli per cui il marchio è noto. Lo scopo è proprio quello di impedire che la sua fama venga sfruttata o diluita in qualsiasi settore commerciale.

Avere una ragione storica per usare un nome (come il legame con una città) è sufficiente a giustificarne l’uso come marchio?
Non sempre. La Corte ha ritenuto che il “giusto motivo” non sussiste se l’utilizzo del nome va oltre l’ambito originario e appare come un tentativo di espandere la propria attività sfruttando l’effetto trainante di un marchio già rinomato. In questo caso, l’intento parassitario prevale sulla giustificazione storica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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