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Marchio debole: limiti alla tutela e rischio confusione

Una società, titolare del marchio denominativo “STRADA”, si è opposta alla registrazione di un marchio complesso “STRADA NUOVA” con un elemento grafico per prodotti simili. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che un marchio debole, a causa della sua natura generica, gode di una tutela limitata. Le aggiunte nel secondo marchio (una nuova parola e un disegno) sono state ritenute sufficienti a scongiurare il rischio di confusione per il consumatore, ribadendo che la valutazione sulla confondibilità è un giudizio di fatto riservato ai giudici di merito.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Marchio Debole: Quando la Somiglianza non Basta a Creare Confusione

Nel mondo della proprietà intellettuale, la forza di un marchio è tutto. Un marchio forte è facilmente difendibile, mentre un marchio debole offre una tutela limitata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, chiarendo i confini della protezione per i marchi con scarsa capacità distintiva. La decisione analizza il delicato equilibrio tra la tutela del titolare di un marchio e la necessità di non creare monopoli su termini di uso comune, offrendo spunti cruciali per le imprese.

I Fatti del Caso: La Contesa tra due Marchi Simili

La vicenda legale ha origine dalla domanda di registrazione di un marchio complesso, “STRADA NUOVA”, da parte della società Beta S.r.l. per prodotti di abbigliamento e accessori (classi 18 e 25). Il marchio era composto dalla parte denominativa scritta in corsivo e da un’immagine ovale contenente una serratura.

A questa registrazione si è opposta la società Alfa S.r.l., già titolare di un marchio europeo anteriore costituito unicamente dalla parola “STRADA”, registrato per le medesime classi merceologiche.

Sia l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi che, in seguito, la Commissione dei ricorsi avevano respinto l’opposizione. Secondo la Commissione, il marchio “STRADA NUOVA” si differenziava a sufficienza da quello anteriore per l’aggiunta del patronimico “NUOVA” e per la componente grafica. Inoltre, è stato evidenziato che il termine “STRADA” da solo è generico e, pertanto, costituisce un marchio debole con una capacità distintiva ridotta. Queste differenze, nel complesso, sono state giudicate sufficienti a escludere il rischio di confusione per il consumatore medio.

La Decisione della Cassazione e il concetto di marchio debole

La società Alfa S.r.l. ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione delle norme sulla capacità distintiva dei marchi e sulla valutazione del rischio di confusione. La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato il ricorso, confermando la validità del ragionamento dei giudici di merito.

La Ridotta Capacità Distintiva del Marchio Anteriore

Il primo punto chiave affrontato dalla Corte riguarda la natura di marchio debole del segno “STRADA”. La Cassazione ha sottolineato che l’apprezzamento sulla confondibilità tra marchi è un giudizio di fatto, incensurabile in sede di legittimità se la motivazione è priva di vizi logici o giuridici. La Commissione dei ricorsi aveva correttamente identificato il termine “STRADA” come generico, dotato quindi di una debole capacità distintiva. Questo non significa che sia privo di tutela, ma che tale tutela è più circoscritta. Di conseguenza, anche modifiche non radicali in un marchio successivo possono bastare a differenziarlo efficacemente.

La Valutazione Globale dei Marchi Complessi

Il secondo motivo di ricorso criticava la mancata individuazione dell’elemento dominante nei marchi e l’omesso esame comparativo dei prodotti. Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto alla ricorrente. La Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui la valutazione della somiglianza tra marchi complessi deve basarsi su un criterio globale, considerando l’impressione d’insieme prodotta a livello visivo, fonetico e concettuale. Non si può isolare una singola componente, a meno che le altre non siano del tutto trascurabili. Nel caso di specie, la Commissione aveva correttamente condotto un’analisi complessiva, valorizzando sia l’elemento verbale aggiunto (“NUOVA”) sia quello figurativo (la serratura).

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su due pilastri fondamentali del diritto dei marchi. In primo luogo, ha riaffermato che la valutazione del grado di distintività di un marchio e del conseguente rischio di confusione è un’analisi di merito, che sfugge al sindacato di legittimità se adeguatamente motivata. La decisione della Commissione dei ricorsi, che aveva qualificato il marchio “STRADA” come debole per la sua genericità, era un apprezzamento fattuale ben argomentato e quindi non contestabile in Cassazione.

In secondo luogo, la Corte ha chiarito che il criterio per valutare la confondibilità tra marchi complessi deve essere globale. L’analisi non può essere frammentata, ma deve considerare l’impressione d’insieme che i segni suscitano nel consumatore di riferimento. La Commissione aveva correttamente applicato questo principio, confrontando i due marchi nel loro complesso – elementi verbali e grafici inclusi – e concludendo che la differenziazione fosse sufficiente a evitare confusione, nonostante i prodotti fossero identici o affini.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre una lezione importante per gli imprenditori: la scelta di un marchio è un passo strategico fondamentale. Optare per un marchio debole, composto da termini generici o descrittivi, comporta il rischio di una tutela giuridica attenuata. Concorrenti potranno registrare marchi simili con l’aggiunta di elementi differenzianti anche minimi, senza che il titolare del marchio anteriore possa opporsi con successo. La decisione ribadisce che il sistema dei marchi tutela la capacità distintiva e non mira a creare monopoli su parole di uso comune. Pertanto, per ottenere una protezione robusta ed efficace, è sempre preferibile investire nella creazione di marchi forti, fantasiosi e originali.

Quando un marchio è considerato debole?
Un marchio è considerato debole quando ha una ridotta capacità distintiva, ad esempio perché è costituito da un termine generico o descrittivo del prodotto o servizio. La sua attitudine a identificare l’origine imprenditoriale è limitata.

La tutela di un marchio debole è meno efficace?
Sì, un marchio debole gode di una tutela attenuata. Secondo la Corte, anche lievi modifiche, aggiunte o specificazioni in un marchio successivo possono essere sufficienti a escludere il rischio di confusione per il consumatore.

Come si valuta il rischio di confusione tra due marchi complessi?
La valutazione deve essere globale e basata sull’impressione d’insieme che i marchi generano nel consumatore medio. Si devono considerare tutti gli elementi, sia verbali che grafici, analizzandoli dal punto di vista visivo, fonetico e concettuale, senza isolare una singola componente a meno che le altre non siano del tutto trascurabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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