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Mantenimento trattamento economico nel pubblico impiego

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’Amministrazione pubblica, confermando il diritto di una dipendente, trasferita da un ente partecipato tramite una procedura speciale di reclutamento, al mantenimento del trattamento economico complessivo goduto in precedenza. La decisione si fonda sull’interpretazione del termine ‘corrispondente’ usato dal legislatore, che impone un’equiparazione non solo della retribuzione base ma dell’intero assetto economico, respingendo la tesi restrittiva dell’Amministrazione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Mantenimento Trattamento Economico: La Cassazione sul Trasferimento del Personale

Il passaggio di un lavoratore da un ente, anche a controllo pubblico, a una Pubblica Amministrazione è una fase delicata, soprattutto per quanto riguarda la retribuzione. Il principio del mantenimento del trattamento economico è fondamentale per tutelare i diritti acquisiti del dipendente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 9774/2024, ha fornito chiarimenti cruciali su questo tema, in un caso riguardante una procedura speciale di reclutamento.

I Fatti del Caso: Dal Comando all’Assunzione

Una dipendente di una società a controllo pubblico, con la qualifica di ‘collaboratore amministrativo’ e uno stipendio annuo complessivo di oltre 38.000 euro, era stata collocata in posizione di comando presso un Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Successivamente, avvalendosi di una normativa speciale (D.L. 195/2009), ha chiesto e ottenuto il trasferimento definitivo nei ruoli speciali di tale Dipartimento.

Al momento dell’assunzione a tempo indeterminato, l’Amministrazione l’ha inquadrata in una categoria (A, parametro F1) che non garantiva la conservazione del suo precedente livello retributivo. La lavoratrice ha quindi agito in giudizio, chiedendo il corretto inquadramento in un parametro superiore (F9) e l’attribuzione di un assegno ad personam per colmare le differenze, garantendo così il mantenimento del trattamento economico precedentemente goduto.

La Decisione della Corte d’Appello e il Mantenimento Trattamento Economico

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda. Tuttavia, la Corte d’Appello ha riformato la decisione, accogliendo le richieste della lavoratrice. I giudici di secondo grado hanno stabilito che, indipendentemente dalla natura della procedura (mobilità o reclutamento speciale), era la stessa Amministrazione ad aver fissato la regola del mantenimento del trattamento economico goduto presso l’ente di provenienza.

La Corte territoriale ha sottolineato che la normativa speciale di riferimento utilizzava il termine ‘corrispondente’ per indicare l’inquadramento da attribuire, implicando un giudizio di equivalenza complessiva e non limitato alla sola retribuzione tabellare. L’Amministrazione, secondo i giudici, non poteva limitarsi a comparare solo alcune voci retributive, ma doveva considerare l’intero trattamento economico percepito dalla dipendente.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione

L’Amministrazione ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo una violazione di legge e un’errata applicazione delle norme sulla mobilità. Ha argomentato che la procedura seguita era un reclutamento speciale e non una mobilità ordinaria, e che l’equiparazione era stata correttamente effettuata solo sulla base delle componenti fisse dello stipendio.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni sono state chiare e dirette:

1. Natura della Procedura: La Corte ha riconosciuto che il caso non rientrava nell’ambito della mobilità volontaria ex art. 30 D.Lgs. 165/2001, ma in una procedura speciale di reclutamento, istituita per rendere operativa una nuova struttura. Proprio questa normativa speciale prevedeva che il personale trasferito dovesse mantenere l’inquadramento e la posizione economica ‘corrispondente’ a quella posseduta.
2. Interpretazione del Termine ‘Corrispondente’: La Cassazione ha avallato l’interpretazione della Corte d’Appello, secondo cui il termine ‘corrispondente’ implica un confronto complessivo tra i trattamenti economici. L’Amministrazione non aveva contestato in modo specifico questa interpretazione, ma si era limitata a riproporre argomenti già esaminati e respinti in appello.
3. Onere della Prova: La Corte ha evidenziato come la ricorrente non avesse fornito elementi sufficienti a smentire le conclusioni dei giudici di merito. Ad esempio, non aveva depositato il testo integrale del contratto collettivo dell’ente di provenienza per dimostrare la natura non fissa di alcune voci retributive. Inoltre, è stato ribadito il principio secondo cui la mancata contestazione specifica di un fatto allegato dalla controparte ne determina la prova in giudizio (relevatio ab onere probandi).

Conclusioni

L’ordinanza 9774/2024 rafforza un principio cardine del diritto del lavoro pubblico: la tutela della professionalità e della retribuzione acquisita. Anche nelle procedure speciali di reclutamento, se la legge prevede un inquadramento ‘corrispondente’, l’Amministrazione ha l’obbligo di effettuare una comparazione globale dei trattamenti economici. Non può operare una riduzione dello stipendio limitandosi a un confronto parziale delle voci retributive. Questa decisione offre una solida protezione ai dipendenti che transitano tra diverse amministrazioni o enti, garantendo che il loro percorso professionale non subisca ingiustificate penalizzazioni economiche.

In caso di trasferimento tramite procedura speciale di reclutamento, si ha diritto al mantenimento del trattamento economico?
Sì, la sentenza conferma che se la normativa speciale che regola il trasferimento prevede un inquadramento ‘corrispondente’ a quello di provenienza, il dipendente ha diritto alla conservazione del proprio trattamento economico complessivo.

L’equiparazione retributiva deve considerare solo lo stipendio base o anche le voci accessorie?
L’equiparazione deve basarsi su un confronto dell’intero trattamento economico fisso e continuativo goduto in precedenza, non limitandosi alla sola retribuzione tabellare. Il termine ‘corrispondente’ implica un giudizio di equivalenza sostanziale.

Cosa accade se l’Amministrazione non contesta specificamente le affermazioni del dipendente sulla sua retribuzione?
Secondo la Corte, la mancata contestazione specifica di fatti rilevanti allegati dalla controparte produce l’effetto della ‘relevatio ab onere probandi’. Ciò significa che i fatti si considerano provati, e il giudice deve basare la sua decisione su di essi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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