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Mansioni superiori: quando non spetta la paga più alta

Una lavoratrice del comparto sanità ha richiesto il pagamento di differenze retributive, sostenendo di aver svolto mansioni superiori a quelle del suo inquadramento. Il Tribunale di Bari ha rigettato la domanda, stabilendo che le attività svolte, sebbene complesse, rientravano nel profilo contrattuale di appartenenza. Per il riconoscimento delle mansioni superiori, è necessario dimostrare lo svolgimento dei compiti con ‘pienezza’, ovvero con l’assunzione piena delle relative responsabilità, requisito non provato nel caso di specie.

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Pubblicato il 27 ottobre 2024 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Mansioni Superiori: Diritto alla Paga Superiore Solo con “Pienezza” dei Compiti

Nel pubblico impiego, e in particolare nel settore sanitario, è frequente che i lavoratori si trovino a svolgere compiti che percepiscono come superiori al proprio inquadramento. Tuttavia, per ottenere il riconoscimento giuridico ed economico di tali mansioni superiori, non basta semplicemente svolgere attività più complesse. Una recente sentenza del Tribunale di Bari chiarisce un principio fondamentale: è necessario dimostrare di aver esercitato tali compiti con “pienezza”, ovvero con piena autonomia e responsabilità. Analizziamo insieme il caso.

Il Caso: Ausiliario Sanitario e la Richiesta di Riconoscimento

Una dipendente di un’azienda sanitaria pubblica, inquadrata come Ausiliario socio-sanitario specializzato (categoria A), ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro. La lavoratrice sosteneva di aver svolto, di fatto, le mansioni tipiche dell’Operatore Socio Sanitario (OSS), una figura professionale di livello superiore (categoria Bs). Le sue attività includevano la sanificazione della sala operatoria, l’assistenza al personale medico, la preparazione dei ferri chirurgici, la cura dell’igiene dei pazienti e il loro trasporto. Di conseguenza, ha richiesto il pagamento delle differenze retributive maturate negli ultimi cinque anni.

L’azienda sanitaria si è difesa contestando la fondatezza della domanda e sostenendo che le attività descritte rientrassero pienamente nel profilo professionale della dipendente.

La Decisione del Tribunale di Bari sulle mansioni superiori

Il Tribunale ha rigettato il ricorso della lavoratrice. Dopo un’attenta analisi delle prove e delle normative contrattuali, il giudice ha concluso che non erano emersi elementi sufficienti per riconoscere lo svolgimento di mansioni superiori.

La decisione si basa su due pilastri fondamentali: l’analisi delle declaratorie contrattuali e l’applicazione del criterio giurisprudenziale della “pienezza” delle mansioni.

Le Motivazioni: Perché le Mansioni Superiori Non Sono State Riconosciute

Il Tribunale ha basato la sua decisione su un’analisi dettagliata sia della normativa che delle prove raccolte.

L’Analisi delle Declaratorie Contrattuali

Il primo passo del giudice è stato confrontare le mansioni descritte dalla ricorrente con le definizioni ufficiali contenute nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del Comparto Sanità.

* Ausiliario Specializzato (Cat. A): Svolge attività semplici di tipo manuale, pulizia, riordino, trasporto materiali e degenti, secondo protocolli organizzativi.
* Operatore Socio Sanitario (Cat. Bs): Svolge attività rivolta alla persona e al suo ambiente di vita, fornendo assistenza diretta, supporto alla gestione dell’ambiente, interventi igienico-sanitari e supporto gestionale, in collaborazione con altri professionisti.

Il Tribunale ha rilevato che le mansioni elencate dalla lavoratrice (pulire, affiancare, trasportare, assistere nei bisogni vitali) erano pienamente riconducibili al profilo di Ausiliario Specializzato. La differenza sostanziale con l’OSS risiede nel fatto che quest’ultimo ha una relazione centrale con il paziente, fornendo un’assistenza diretta e integrata, che non si limita al semplice accompagnamento o spostamento.

Il Criterio della “Pienezza” delle Mansioni

Anche ammettendo che alcune attività potessero apparire più complesse, il Tribunale ha richiamato un principio consolidato della giurisprudenza: per il riconoscimento delle mansioni superiori, non è sufficiente svolgere occasionalmente alcuni compiti di livello più alto. È necessario che tali compiti siano stati svolti “nella loro pienezza”, ovvero in modo prevalente e con l’assunzione di tutte le responsabilità e i poteri connessi a quella qualifica.

Nel caso specifico, le testimonianze hanno confermato che la lavoratrice operava principalmente come supporto e che le sue attività non erano esorbitanti rispetto al suo livello contrattuale. Non è stata dimostrata l’assunzione di una responsabilità diretta e autonoma, tipica della qualifica superiore rivendicata.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza

Questa sentenza ribadisce un concetto cruciale per tutti i lavoratori del pubblico impiego: per ottenere il riconoscimento di mansioni superiori e le relative differenze retributive, è onere del lavoratore fornire una prova rigorosa. Non basta elencare una serie di compiti svolti, ma bisogna dimostrare che questi compiti:

1. Siano qualitativamente e quantitativamente prevalenti rispetto a quelli del proprio inquadramento.
2. Appartengano in modo inequivocabile alla qualifica superiore, come definita dalle declaratorie contrattuali.
3. Siano stati svolti con piena autonomia e responsabilità, esercitando i poteri correlati, e non come mero supporto ad altro personale.

In assenza di questa prova completa, la richiesta di differenze retributive è destinata a essere respinta, anche se il lavoratore ha di fatto contribuito in modo significativo all’attività del reparto.

Svolgere compiti aggiuntivi dà automaticamente diritto a una paga superiore nel pubblico impiego?
No. Secondo la sentenza, non è sufficiente svolgere compiti ulteriori o più complessi. È necessario dimostrare che tali compiti appartengono a una qualifica superiore e che sono stati svolti in modo prevalente e con piena assunzione di responsabilità.

Cosa significa svolgere mansioni superiori con “pienezza”?
Significa che il lavoratore deve aver esercitato i compiti della qualifica superiore in modo completo, non occasionale o parziale. Deve aver assunto i poteri e le responsabilità correlate a quel ruolo, agendo con l’autonomia prevista per quella qualifica e non come semplice esecutore o supporto.

Come si determina se le mansioni svolte rientrano in una qualifica superiore?
Il giudice confronta le attività concretamente svolte dal lavoratore con le descrizioni dei profili professionali (le cosiddette ‘declaratorie’) contenute nel Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di riferimento. La riconducibilità delle mansioni a una declaratoria piuttosto che a un’altra è l’elemento decisivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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