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Mansioni superiori pubblico impiego: no promozione

Un dipendente di un’agenzia regionale, pur svolgendo mansioni di livello superiore, non ha ottenuto la promozione automatica. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che nel caso di mansioni superiori pubblico impiego, al lavoratore spettano solo le differenze di stipendio per il periodo lavorato e non l’inquadramento definitivo nel livello superiore, come previsto dal D.Lgs. 165/2001.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Mansioni Superiori Pubblico Impiego: Solo Più Soldi, Niente Promozione

L’esercizio di mansioni superiori pubblico impiego garantisce al dipendente il diritto a una retribuzione più alta, ma non alla promozione automatica. Questo è il principio fondamentale ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 6395/2024, che traccia una linea netta tra la disciplina del lavoro privato e quella del settore pubblico. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, dipendente di un’agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, si era rivolto al tribunale per ottenere il riconoscimento di un inquadramento superiore. Assunto originariamente come operaio specializzato di IV livello con mansioni di motoseghista, sosteneva di aver svolto per un lungo periodo compiti riconducibili al V livello, specificamente quelli di carpentiere in ferro. Forte di una clausola del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore, che prevedeva la promozione automatica dopo un certo periodo di svolgimento di mansioni superiori, il lavoratore chiedeva l’adeguamento formale del suo contratto.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al dipendente. I giudici avevano ritenuto applicabile la norma del CCNL, di natura privatistica, che prevedeva la promozione automatica. La logica era semplice: se il lavoratore ha svolto di fatto mansioni superiori per il tempo richiesto, ha diritto a essere inquadrato nel livello corrispondente.

Il Ricorso e la questione sulle mansioni superiori pubblico impiego

L’agenzia regionale, tuttavia, non si è arresa e ha presentato ricorso in Cassazione. L’argomento principale era che, nonostante l’applicazione di un CCNL di tipo privatistico, il rapporto di lavoro doveva essere inquadrato nell’ambito del pubblico impiego. Di conseguenza, doveva prevalere la normativa speciale prevista per i dipendenti pubblici, in particolare l’articolo 52 del Decreto Legislativo n. 165/2001 (Testo Unico sul Pubblico Impiego). Questa norma stabilisce che lo svolgimento di mansioni superiori dà diritto solo alle differenze retributive e non all’inquadramento automatico, per il quale sono necessarie procedure concorsuali pubbliche.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente, ribaltando le sentenze precedenti. I giudici supremi hanno chiarito un punto cruciale: la sottoposizione di un rapporto di lavoro con un ente pubblico non economico alla disciplina di un contratto collettivo di diritto privato non fa venir meno la sua natura di impiego pubblico.

Il principio cardine, hanno spiegato i giudici, è che le regole generali del pubblico impiego prevalgono, salvo che una legge non disponga espressamente il contrario. L’articolo 52 del D.Lgs. 165/2001 è una norma imperativa che mira a tutelare l’interesse pubblico, garantendo che l’accesso a qualifiche superiori avvenga tramite procedure selettive e trasparenti, in linea con l’articolo 97 della Costituzione. L’esercizio di fatto di mansioni superiori, anche se prolungato, non può sostituire queste procedure. Pertanto, il lavoratore ha diritto a essere pagato per il lavoro di livello superiore che ha effettivamente svolto, ma non può pretendere la promozione automatica. Il rapporto rimane regolato dalle tutele e dai limiti del diritto pubblico.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che la sentenza della Corte d’Appello era errata nell’applicare la regola della promozione automatica. Il caso è stato rinviato a un nuovo giudizio, che dovrà attenersi al seguente principio: nel contesto delle mansioni superiori pubblico impiego, il dipendente ha diritto esclusivamente al trattamento economico corrispondente per il periodo in cui ha svolto tali compiti. Ogni avanzamento di carriera definitivo deve invece seguire le procedure formali previste dalla legge per il settore pubblico, escludendo qualsiasi automatismo basato sul mero svolgimento di fatto delle mansioni.

Un dipendente pubblico che svolge mansioni superiori ha diritto alla promozione automatica?
No. Secondo la Corte di Cassazione, lo svolgimento di mansioni superiori nel pubblico impiego non dà diritto alla promozione automatica. L’avanzamento di carriera è subordinato al superamento delle procedure concorsuali previste dalla legge.

Se un ente pubblico applica un Contratto Collettivo di diritto privato, le regole del pubblico impiego vengono meno?
No. Anche se viene applicato un CCNL di tipo privatistico, il rapporto di lavoro con un ente pubblico non economico resta disciplinato dalle regole generali del pubblico impiego, come quelle contenute nel D.Lgs. 165/2001, che prevalgono sulla contrattazione collettiva.

A cosa ha diritto un lavoratore del settore pubblico che svolge di fatto un lavoro di livello superiore?
Il lavoratore ha diritto a ricevere il trattamento retributivo corrispondente alle mansioni superiori effettivamente svolte, ma solo per il periodo in cui queste sono state esercitate. Non ha diritto, invece, all’inquadramento definitivo nella qualifica superiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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