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Mansioni superiori: diritto alla retribuzione

Un dipendente amministrativo di un’azienda sanitaria pubblica ha svolto di fatto mansioni dirigenziali senza un incarico formale. La Corte di Cassazione ha confermato il suo diritto a percepire le differenze retributive per le mansioni superiori effettivamente svolte, stabilendo che il diritto a un’equa retribuzione, basato sull’art. 52 del D.Lgs. 165/2001, prevale sulla mancanza di un concorso pubblico o di un atto formale di assegnazione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Mansioni Superiori: Diritto alla Paga Anche Senza Incarico Formale

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel diritto del lavoro pubblico: lo svolgimento di mansioni superiori dà diritto alla corrispondente retribuzione, anche se l’incarico non è stato conferito formalmente. Questa decisione chiarisce la distinzione tra l’accesso formale a una qualifica e il diritto a essere compensati per il lavoro effettivamente prestato, un tema di grande rilevanza per molti dipendenti della Pubblica Amministrazione.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un dipendente amministrativo di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) che, per un lungo periodo, ha di fatto svolto le funzioni di responsabile di una “struttura semplice”, un incarico con chiare connotazioni dirigenziali. Pur non avendo ricevuto un formale provvedimento di nomina, né essendo risultato vincitore di un concorso pubblico per la posizione, il lavoratore ha assunto responsabilità e compiti ben al di sopra del suo inquadramento contrattuale. Di conseguenza, ha citato in giudizio l’Azienda Sanitaria per ottenere il pagamento delle differenze retributive maturate. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al dipendente, ma l’ente pubblico ha deciso di ricorrere in Cassazione.

La Posizione dell’Azienda Sanitaria e il Ricorso in Cassazione

L’Azienda Sanitaria ha basato il proprio ricorso su un argomento principalmente formale. Ha sostenuto che l’accesso alla dirigenza nel Servizio Sanitario Nazionale può avvenire unicamente tramite procedure concorsuali pubbliche. Poiché al dipendente non era mai stato conferito un incarico dirigenziale in via formale, e non erano stati assegnati obiettivi specifici o un budget di spesa, le mansioni da lui svolte non potevano, a loro dire, essere considerate dirigenziali. L’ente ha quindi asserito l’inapplicabilità dell’articolo 52 del D.Lgs. 165/2001, la norma che regola il diritto alla retribuzione per lo svolgimento di mansioni superiori.

La Distinzione Chiave: Inquadramento Formale vs. Svolgimento di Fatto

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Azienda Sanitaria, chiarendo un punto cruciale che spesso genera confusione. Un conto è il conferimento formale della qualifica dirigenziale, che giustamente richiede il superamento di un concorso. Un altro, completamente diverso, è il riconoscimento economico per il lavoro concretamente svolto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati, sia costituzionali che di legge ordinaria. In primo luogo, ha richiamato l’articolo 36 della Costituzione, che garantisce al lavoratore il diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro. Questo principio, secondo la Corte, deve trovare piena applicazione senza ostacoli formali.

Il provvedimento ha poi confermato la piena applicabilità dell’articolo 52 del D.Lgs. 165/2001. Questa norma stabilisce che il dipendente che svolge mansioni superiori ha diritto al trattamento economico corrispondente per il periodo di effettiva prestazione. La Corte ha specificato che questo diritto non è condizionato dalla legittimità del provvedimento di assegnazione delle mansioni. Anzi, nasce proprio per tutelare il lavoratore quando l’amministrazione, di fatto, si avvale di una sua prestazione di livello superiore.

I giudici hanno inoltre sottolineato che l’assenza di atti formali come l’assegnazione di obiettivi o la gestione di un budget non è sufficiente a escludere la natura dirigenziale delle funzioni svolte. Tali elementi, sebbene importanti, incidono eventualmente sulla retribuzione di risultato, ma non sulla retribuzione di posizione, che è legata al livello di responsabilità dell’incarico effettivamente ricoperto.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, consolida un orientamento giurisprudenziale a forte tutela del lavoratore. Il messaggio è chiaro: nel rapporto di lavoro, la sostanza prevale sulla forma. Se un dipendente pubblico è chiamato a svolgere compiti e ad assumere responsabilità di livello superiore, ha diritto a essere pagato per quel che fa, indipendentemente dal suo inquadramento formale. L’amministrazione non può beneficiare di una prestazione lavorativa più qualificata senza corrisponderne il giusto prezzo. L’unico limite a questo diritto si verifica in casi eccezionali, come una collusione fraudolenta tra dipendente e dirigente o quando le mansioni siano state svolte all’insaputa o contro la volontà dell’ente.

Un dipendente pubblico che svolge mansioni superiori senza un formale incarico ha diritto a una retribuzione maggiore?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il lavoratore ha diritto al trattamento economico corrispondente alla qualità e quantità del lavoro effettivamente prestato, anche in assenza di un atto formale di nomina, in base ai principi costituzionali e all’art. 52 del D.Lgs. 165/2001.

L’assenza di un concorso pubblico impedisce il riconoscimento economico delle mansioni dirigenziali svolte di fatto?
No. Mentre il concorso è necessario per ottenere la qualifica formale di dirigente, la sua mancanza non impedisce al dipendente di ricevere la corretta retribuzione per le mansioni dirigenziali che ha di fatto svolto. Il piano del conferimento formale della qualifica è distinto da quello del riconoscimento economico del lavoro prestato.

La mancata assegnazione di obiettivi o di un budget influisce sul diritto a percepire le differenze retributive?
No. Secondo la sentenza, l’assenza di questi elementi formali non esclude il diritto a percepire la retribuzione di posizione legata alle mansioni superiori svolte. Tali mancanze potrebbero, al più, influire sulla parte variabile della retribuzione (cd. retribuzione di risultato), ma non sul diritto fondamentale a essere compensati per il livello di responsabilità ricoperto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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