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Mancanza sottoscrizione sentenza: quando è valida?

Una società immobiliare ha contestato una sentenza per la mancanza della sottoscrizione del giudice estensore. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che la mancanza sottoscrizione sentenza non ne causa la nullità se l’impedimento del giudice (in questo caso, l’emergenza pandemica) è menzionato, anche tramite un riferimento normativo impreciso. La firma del solo presidente è stata ritenuta sufficiente a garantire la validità dell’atto.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Mancanza Sottoscrizione Sentenza: Quando un Errore Formale Non Invalida la Decisione

La sottoscrizione di una sentenza da parte del giudice è un requisito essenziale che ne attesta la paternità e la volontà decisionale. Ma cosa accade se una firma manca? Con l’ordinanza n. 9177/2024, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di mancanza sottoscrizione sentenza, fornendo chiarimenti cruciali sulla validità di un provvedimento firmato solo dal presidente del collegio a causa di un impedimento del giudice estensore, anche quando la giustificazione formale contiene un riferimento normativo non più in vigore.

I Fatti del Caso: Una Firma Mancante e un Ricorso Atipico

Una società immobiliare presentava un’istanza alla Corte di Cassazione per far dichiarare l’inesistenza di una precedente decisione. Il motivo? La sentenza era priva della firma del giudice relatore (estensore). In calce al provvedimento era presente una nota che giustificava tale assenza richiamando un DPCM dell’8 marzo 2020, emanato durante la prima fase dell’emergenza pandemica. La società ricorrente sosteneva che, alla data di pubblicazione della sentenza (novembre 2020), quel decreto non era più efficace, rendendo di fatto ingiustificata la mancanza della firma e, di conseguenza, inesistente la decisione.

Successivamente, la stessa società depositava ulteriori memorie, tentando di trasformare l’istanza iniziale in una vera e propria “actio nullitatis”, ovvero un’azione di nullità, ampliando le censure.

La Questione Procedurale e la Mancanza Sottoscrizione Sentenza

Prima di entrare nel merito, la Corte ha affrontato un importante aspetto procedurale. I giudici hanno dichiarato inammissibile il tentativo di modificare l’oggetto del giudizio in corso d’opera. L’istanza originale, definita “atipica” e finalizzata al mero riconoscimento dell’inesistenza della firma, non era stata nemmeno notificata alla controparte. Introdurre successivamente una ben più strutturata “actio nullitatis” rappresentava una modifica inammissibile della domanda (mutatio libelli), che avrebbe introdotto un nuovo tema di indagine (thema decidendum) incompatibile con il procedimento originario.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della decisione si concentra sull’interpretazione dell’art. 132 del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che, se il giudice estensore è impossibilitato a firmare per morte o altro impedimento, è sufficiente la sottoscrizione del solo presidente del collegio, a condizione che l’impedimento sia menzionato prima della firma.

Nel caso specifico, la Corte ha ragionato come segue:

1. Natura dell’Impedimento: Sebbene il DPCM citato fosse formalmente scaduto, il motivo sostanziale dell’impedimento – la grave emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19 – era non solo ancora esistente ma oggettivamente e notoriamente diffuso. Tale situazione rendeva difficoltosa l’attività giudiziaria in presenza, giustificando l’assenza della firma.

2. Sostanza vs. Forma: L’erronea citazione normativa è stata considerata un mero errore materiale che non inficia la sostanza dell’atto. La menzione, seppur imprecisa, rendeva “intellegibile la natura dell’impedimento”. L’importante, per la Corte, è che l’impedimento sia reale, oggettivo e menzionato, non la precisione chirurgica del riferimento normativo che lo giustifica.

3. Nullità vs. Inesistenza: La giurisprudenza costante, richiamata nell’ordinanza, afferma che una sentenza priva di una delle due firme necessarie (in un collegio) non è inesistente, ma al massimo affetta da nullità sanabile. In questo caso, tuttavia, non si è ravvisata nemmeno la nullità, poiché la condizione prevista dall’art. 132 c.p.c. (menzione dell’impedimento) era sostanzialmente soddisfatta.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza, stabilendo un principio di pragmatismo e prevalenza della sostanza sulla forma. La mancanza sottoscrizione sentenza da parte del giudice estensore non ne determina l’invalidità se è giustificata da un impedimento reale e oggettivo, debitamente menzionato nel provvedimento. Un errore nel richiamo specifico della norma di emergenza non è sufficiente a viziare la decisione, quando il contesto storico e fattuale rende palese la ragione dell’impedimento. Questa pronuncia conferma che il vizio formale deve avere una portata tale da ledere requisiti essenziali dell’atto, cosa che, in questo caso, la Corte ha escluso.

La mancanza della sottoscrizione del giudice estensore rende sempre nulla una sentenza?
No, non sempre. Secondo l’art. 132 del codice di procedura civile, se il giudice è impedito, la firma del solo presidente del collegio è sufficiente a rendere valida la sentenza, a condizione che venga fatta menzione dell’impedimento prima della sottoscrizione.

Un errore nella citazione della norma che giustifica l’assenza della firma invalida la sentenza?
No. La Corte ha stabilito che se l’impedimento è reale e oggettivamente riconoscibile (come l’emergenza pandemica), l’erronea citazione della specifica norma non è sufficiente a determinare la nullità della sentenza, in quanto è un errore formale che non ne inficia la sostanza.

È possibile trasformare un’istanza atipica in una vera e propria azione di nullità (actio nullitatis) nel corso dello stesso procedimento?
No. La Corte ha chiarito che l’introduzione di un’azione di nullità tramite memorie successive, in un procedimento avviato con un’istanza differente e non notificata, costituisce una modifica inammissibile della domanda (mutatio libelli).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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