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Malattia professionale vibrazioni: il nesso causale

Il Tribunale di Ancona ha riconosciuto come malattia professionale le patologie alla colonna vertebrale di un autista, inclusi i disturbi al tratto cervicale. Basandosi su una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), la sentenza ha stabilito un nesso causale tra l’esposizione a vibrazioni sul lavoro e le lesioni, applicando il principio fisico della risonanza per giustificare il danno anche al collo. È stato liquidato un indennizzo per un danno biologico del 14%, confermando la rilevanza della malattia professionale da vibrazioni.

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Pubblicato il 2 gennaio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Malattia Professionale da Vibrazioni: Quando la Colonna Vertebrale Soffre per Lavoro

L’esposizione continua a vibrazioni sul luogo di lavoro è una causa sempre più riconosciuta di patologie croniche. Una recente sentenza del Tribunale di Ancona ha affrontato un caso emblematico di malattia professionale da vibrazioni, stabilendo un importante principio sulla responsabilità e sul riconoscimento del nesso causale anche per le patologie del tratto cervicale. Questo provvedimento chiarisce come la fisica e la medicina legale si intreccino per tutelare la salute dei lavoratori.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, impiegato come autista professionale, citava in giudizio l’ente preposto chiedendo il riconoscimento di una malattia professionale. Egli sosteneva che le sue gravi patologie alla colonna vertebrale, sia a livello lombare che cervicale, fossero state causate dalla continua esposizione a vibrazioni trasmesse al corpo intero durante la guida di mezzi pesanti. Per dirimere la questione tecnica, il Giudice nominava un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) con il compito di accertare la natura e l’origine delle patologie lamentate.

L’Analisi del CTU e la Rilevanza della Malattia professionale vibrazioni

La perizia del CTU si è rivelata cruciale. L’esperto, dopo aver visitato il ricorrente e analizzato la documentazione medica e le condizioni lavorative, ha confermato la presenza di serie patologie, tra cui spondiloartrosi del rachide lombare, plurime protrusioni discali e sofferenza radicolopatica.
Il consulente ha spiegato che la guida di veicoli industriali, agricoli o di trasporto pubblico rappresenta una nota sorgente di rischio per l’esposizione a vibrazioni del corpo intero. Studi epidemiologici e di biodinamica hanno da tempo dimostrato una forte correlazione tra tale esposizione e l’insorgenza di lombalgie, discopatie ed ernie discali.

Il Nesso Causale per la Patologia Cervicale: Una Questione di Fisica

Il punto più innovativo della sentenza riguarda l’estensione del nesso causale anche al tratto cervicale. Mentre il legame con le patologie lombari è ampiamente documentato, quello con le patologie del collo è statisticamente meno consolidato. Tuttavia, il CTU e il Giudice hanno superato questa incertezza basandosi su principi di fisica.

È stato evidenziato il fenomeno della risonanza: quando un sistema oscillante (il corpo umano) è sottoposto a una sollecitazione con una frequenza simile alla propria frequenza naturale, l’oscillazione viene amplificata. Il corpo umano non vibra come un blocco unico; organi e distretti corporei diversi hanno frequenze di risonanza differenti. Le vibrazioni tra 2,5 e 5 Hz, tipiche di molti veicoli, generano forti risonanze nelle vertebre del collo e nella zona lombare. Paradossalmente, il tratto cervicale, essendo anatomicamente connesso a quello lombare ma più ‘distante’ dalla fonte primaria di vibrazione (il sedile), può essere esposto a vibrazioni amplificate.

Le Motivazioni della Decisione

Il Giudice del Lavoro ha accolto integralmente le conclusioni del CTU, ritenendole puntuali, esaurienti e correttamente impostate. La decisione si fonda su un ragionamento logico-scientifico che va oltre la semplice evidenza statistica.

Il Tribunale ha affermato che, se si riconosce il nesso causale tra rischio lavorativo e malattia lombare, non vi è motivo di escluderlo per il distretto cervicale, che è anatomicamente indissociabile dal primo e soggetto a fenomeni di amplificazione delle vibrazioni. La corte ha sottolineato che si tratta dell’applicazione di leggi fisiche basilari, le quali indicano che la vibrazione viene inevitabilmente trasmessa e può essere amplificata lungo la colonna vertebrale.

Di conseguenza, è stata riconosciuta la natura professionale di tutte le patologie denunciate, quantificando il danno biologico permanente nella misura complessiva del 14%. L’ente convenuto è stato quindi condannato a corrispondere il relativo indennizzo, oltre al pagamento delle spese legali e di consulenza.

Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un importante precedente per tutti i lavoratori esposti a vibrazioni del corpo intero. Le conclusioni del Tribunale rafforzano tre concetti chiave:
1. La prova del nesso causale in una malattia professionale da vibrazioni può basarsi non solo su studi epidemiologici consolidati, ma anche su rigorosi principi scientifici e fisici, come la risonanza.
2. L’intero rachide è a rischio: non è corretto limitare il riconoscimento delle patologie professionali al solo tratto lombare, poiché anche il distretto cervicale è esposto a rischi significativi.
3. La valutazione del danno deve considerare la complessità delle patologie e la loro origine lavorativa, garantendo al lavoratore un’adeguata tutela risarcitoria per la lesione subita.

È possibile riconoscere una malattia professionale alla colonna vertebrale causata da vibrazioni anche per il tratto cervicale?
Sì. Secondo la sentenza, anche se l’associazione tra vibrazioni e patologie cervicali è meno documentata di quella lombare, il nesso causale può essere riconosciuto. Il giudice ha applicato il principio fisico della risonanza, secondo cui le vibrazioni possono essere amplificate e trasmesse al tratto cervicale, che è anatomicamente collegato a quello lombare.

Quale tipo di prova è decisiva per dimostrare il nesso causale tra lavoro e malattia da vibrazioni?
In questo caso, la relazione del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) è stata decisiva. Il CTU ha analizzato la documentazione medica, le condizioni lavorative e ha applicato principi scientifici e fisici per concludere che le patologie del lavoratore erano con alta probabilità legate all’esposizione professionale a vibrazioni.

Che cosa si intende per danno biologico e come è stato valutato nel caso?
Il danno biologico è la lesione dell’integrità psico-fisica della persona. Nel caso esaminato, il CTU ha valutato la compromissione funzionale complessiva derivante dalle patologie alla colonna vertebrale e l’ha quantificata in una misura percentuale del 14%. Il giudice ha condannato l’ente a corrispondere un indennizzo basato su questa valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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