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Malattia professionale autista: sì al risarcimento

Un autista di autobus ha ottenuto il riconoscimento della spondilodiscopatia come malattia professionale. Il Tribunale, basandosi su una perizia medico-legale che ha accertato un nesso causale tra la patologia e le vibrazioni subite sul lavoro, ha riconosciuto un’invalidità del 12%. Di conseguenza, l’ente previdenziale è stato condannato a corrispondere le prestazioni economiche dovute. La decisione sottolinea come la patologia da malattia professionale autista sia risarcibile anche se non tabellata, purché se ne dimostri l’origine lavorativa.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Malattia Professionale Autista: Riconosciuto il Danno da Vibrazioni

Una recente sentenza del Tribunale del Lavoro ha accolto il ricorso di un conducente di autobus, riconoscendo la sua patologia alla schiena come malattia professionale autista. Questo caso è di grande interesse perché conferma come l’esposizione prolungata a vibrazioni e microtraumi possa portare al riconoscimento di un’invalidità permanente e al relativo indennizzo, anche per patologie comuni e non direttamente incluse nelle tabelle ministeriali.

I Fatti del Caso

Un autista di un’azienda di trasporto pubblico locale, dopo anni di servizio, citava in giudizio l’ente previdenziale lamentando il mancato riconoscimento dell’origine lavorativa della sua patologia: una “spondilodiscopatia multipla del tratto lombare con sofferenze radicolari”. Il lavoratore sosteneva che tale condizione fosse la diretta conseguenza dell’esposizione a vibrazioni e microtraumi continui, tipici della guida di mezzi pesanti su percorsi urbani, e chiedeva il riconoscimento di un’invalidità del 6% o superiore.

L’ente previdenziale si era opposto, sostenendo che la patologia non rientrasse tra quelle ‘tabellate’, ovvero quelle per cui la legge presume l’origine professionale. Di conseguenza, l’onere di dimostrare il nesso di causa tra il lavoro e la malattia ricadeva interamente sul lavoratore.

L’Analisi della Consulenza Tecnica nella malattia professionale autista

Il punto cruciale della causa è stata la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) medico-legale. Il perito nominato dal Tribunale ha svolto un’indagine approfondita, giungendo a conclusioni nette e favorevoli al lavoratore.

I Risultati della Perizia

Il CTU ha affermato l’esistenza di un chiaro rapporto causale tra la patologia discale del ricorrente (ernia discale L2-L3 e L5-S1, bulging L3-L4 e L4-L5) e l’attività professionale svolta. La perizia ha evidenziato che l’esposizione al rischio, sia per le vibrazioni che per il sovraccarico meccanico del rachide, era innegabile. Il consulente ha quantificato il danno biologico permanente nella misura del 12%, una stima superiore a quella minima richiesta dal lavoratore, basandosi sulla duplicità delle ernie e sulla sofferenza neurologica documentata.

La Decisione del Tribunale

Il Giudice ha integralmente accolto il ricorso, basando la sua decisione sulle risultanze della CTU, definita ‘puntuale e rigorosa’. Il Tribunale ha ritenuto che la perizia fosse sufficientemente motivata e convincente per superare le obiezioni dell’ente previdenziale, che aveva invocato precedenti sentenze di segno opposto. Tali precedenti sono stati giudicati non pertinenti, in quanto uno era stato riformato in appello e un altro riguardava una situazione di fatto differente (diversa azienda, mezzi e viabilità).

Le Motivazioni della Sentenza

Nelle motivazioni, il Giudice ha sottolineato come, sebbene la spondilodiscopatia sia una patologia comune e multifattoriale, la letteratura scientifica è concorde nell’identificare le vibrazioni meccaniche al corpo intero come una causa efficiente per le malattie del rachide. La guida di autobus è storicamente riconosciuta come un’attività lavorativa a rischio per questo tipo di patologie. Studi epidemiologici confermano una significativa esposizione a vibrazioni per gli autisti e una maggiore incidenza di lombalgie e alterazioni degenerative della colonna rispetto a lavoratori non esposti. Pertanto, il Tribunale ha ritenuto provato il nesso causale, accogliendo la domanda e condannando l’ente al pagamento della prestazione corrispondente al 12% di invalidità, con decorrenza dalla domanda amministrativa, oltre interessi e spese legali.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rappresenta un importante precedente per tutti i lavoratori esposti a rischi simili. Stabilisce chiaramente che per ottenere il riconoscimento di una malattia professionale autista non è indispensabile che la patologia sia ‘tabellata’. Ciò che conta è la capacità di dimostrare, attraverso una solida documentazione e, soprattutto, una perizia medico-legale ben argomentata, il legame diretto tra l’attività lavorativa e il danno subito. La decisione ribadisce l’importanza della prova scientifica nel processo e offre una tutela concreta a chi subisce un’usura fisica a causa del proprio mestiere.

Una patologia comune come la spondilodiscopatia può essere riconosciuta come malattia professionale per un autista?
Sì. La sentenza stabilisce che, nonostante sia una patologia diffusa, se viene provato un nesso di causa diretto con l’attività lavorativa (in questo caso, l’esposizione a vibrazioni e sovraccarico meccanico), può essere riconosciuta come malattia professionale.

Qual è il ruolo della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) in questi casi?
La CTU è fondamentale. In questo caso, la valutazione del medico legale, che ha accertato il nesso causale e quantificato il danno biologico permanente nel 12%, è stata l’elemento decisivo su cui il giudice ha basato la sua sentenza di accoglimento.

L’ente previdenziale è tenuto a risarcire anche se la malattia non è inclusa nelle tabelle ufficiali?
Sì. Anche se la malattia non è ‘tabellata’, il lavoratore può dimostrare l’origine professionale. Una volta provato il nesso di causa, come avvenuto in questo procedimento, l’ente è condannato a corrispondere la relativa prestazione economica, oltre a interessi e spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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