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Maggiorazione retribuzione: l’atto aziendale è cruciale

Una dirigente del Servizio Sanitario Nazionale ha richiesto una maggiorazione della retribuzione di posizione per aver diretto più strutture. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che tale maggiorazione retribuzione è subordinata all’esistenza di un formale “atto aziendale” che definisca le strutture come complesse. Lo svolgimento di fatto delle mansioni, in assenza di tale atto, non è sufficiente a far sorgere il diritto.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Maggiorazione Retribuzione Dirigenti SSN: Senza Atto Aziendale non c’è Diritto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema della maggiorazione retribuzione per i dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale, chiarendo un punto fondamentale: lo svolgimento di fatto di mansioni complesse non basta. Per ottenere l’aumento, è indispensabile un atto formale dell’azienda che definisca l’incarico e le strutture dirette. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una dirigente di un’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) aveva ottenuto in primo grado un decreto ingiuntivo per il pagamento di circa 35.000 euro. La somma era richiesta a titolo di maggiorazione della retribuzione di posizione, come previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per i dirigenti che svolgono funzioni di direttore di dipartimento o che dirigono più strutture complesse.

La dirigente sosteneva di aver diretto, nel periodo tra il 2004 e il 2006, il Settore “Affari legali e Contenzioso”, articolato in due distinti servizi. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’ASP. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Maggiorazione Retribuzione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della dirigente, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Il principio di diritto affermato è netto: il diritto alla maggiorazione della retribuzione di posizione, prevista dall’art. 40, comma 9, del CCNL di settore, non sorge automaticamente dallo svolgimento di fatto delle mansioni, ma è strettamente condizionato all’adozione di un formale “atto aziendale”.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la norma contrattuale subordina esplicitamente il beneficio economico all’esistenza di un incarico che, secondo l’atto aziendale, ricomprenda la direzione di più strutture complesse. Questo atto non è una mera formalità, ma il provvedimento con cui il datore di lavoro definisce la propria organizzazione, gradua le funzioni e stabilisce quali strutture sono da considerarsi “complesse”.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva accertato che, nel periodo in questione, l’atto aziendale di riorganizzazione non era stato ancora adottato. Di conseguenza, mancava il presupposto costitutivo del diritto richiesto dalla dirigente. L’erogazione dell’incremento retributivo è condizionata all’adozione, da parte del datore di lavoro, del provvedimento di graduazione della funzione. Non è sufficiente dimostrare di aver coordinato due servizi, soprattutto se affini e omogenei, senza una formale qualificazione come “strutture complesse” da parte dell’azienda.

I giudici hanno inoltre sottolineato che l’onere di provare l’esistenza di tale atto e la sua definitiva adozione spettava alla dirigente, che non ha fornito la documentazione necessaria. Pertanto, l’assenza dell’atto aziendale si è rivelata decisiva per respingere la pretesa.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di pubblico impiego. Per i dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale, la rivendicazione di benefici economici legati alla complessità dell’incarico deve fondarsi su prove documentali precise, prima fra tutte l’atto aziendale. La decisione serve da monito: la sostanza delle mansioni svolte non può prevalere sulla forma richiesta dalle norme contrattuali e dalla legge per la strutturazione organizzativa della pubblica amministrazione. Il riconoscimento di ruoli e delle relative indennità deve passare attraverso un percorso formale e trasparente, definito dall’ente datore di lavoro.

Un dirigente pubblico può ottenere una maggiorazione dello stipendio solo dimostrando di aver svolto mansioni superiori o complesse?
No. Secondo la Corte di Cassazione, lo svolgimento di fatto delle mansioni non è sufficiente. È necessario che il diritto a tale maggiorazione sia previsto da un atto formale del datore di lavoro, come l'”atto aziendale”, che definisce la graduazione delle funzioni e la natura complessa delle strutture dirette.

Cos’è l'”atto aziendale” e perché è fondamentale in questi casi?
L'”atto aziendale” è il documento con cui un’azienda sanitaria definisce la propria struttura organizzativa. È fondamentale perché il Contratto Collettivo Nazionale lega il diritto alla maggiorazione della retribuzione alla qualifica formale di una struttura come “complessa” all’interno di questo specifico atto. In sua assenza, manca il presupposto legale per il riconoscimento del beneficio economico.

Coordinare due servizi significa automaticamente dirigere “più strutture complesse”?
No, non automaticamente. La sentenza chiarisce che spetta all’azienda, tramite l’atto aziendale, qualificare le unità operative come “strutture complesse”. Inoltre, nel caso esaminato, la Corte ha osservato che i due servizi erano affini e omogenei, il che rendeva ancora più necessaria una formale e specifica qualificazione da parte dell’ente per poter giustificare la maggiorazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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