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Maggiorazione retribuzione dirigente: l’atto aziendale

Un dirigente sanitario ha richiesto un aumento di stipendio per aver gestito una struttura complessa. La Corte di Cassazione ha negato la richiesta, stabilendo che la maggiorazione della retribuzione per un dirigente è dovuta solo se un atto aziendale formale istituisce e classifica le funzioni della struttura. La semplice esecuzione di fatto delle mansioni non è sufficiente per ottenere il beneficio economico.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Maggiorazione Retribuzione Dirigente: L’Atto Aziendale è Decisivo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un principio fondamentale per i dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale: la maggiorazione della retribuzione del dirigente per la direzione di strutture complesse non è automatica, ma è strettamente subordinata all’esistenza di un formale atto aziendale di graduazione delle funzioni. Questa pronuncia chiarisce che lo svolgimento effettivo delle mansioni non è sufficiente se manca il presupposto formale richiesto dalla contrattazione collettiva.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di un dirigente sanitario di un’Azienda Sanitaria Provinciale, il quale rivendicava il pagamento di una somma a titolo di maggiorazione della retribuzione di posizione. Tale maggiorazione, prevista dall’art. 40, comma 9, del CCNL di settore, spetta ai dirigenti che ricoprono incarichi di direzione di dipartimenti o di più strutture complesse. Il dirigente sosteneva di aver diretto un aggregato di strutture complesse nel periodo compreso tra il 1° agosto 2006 e il 26 luglio 2007.

Inizialmente, il Tribunale aveva dato ragione al dirigente, emettendo un decreto ingiuntivo a suo favore. Tuttavia, l’Azienda Sanitaria ha proposto appello e la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni dell’ente. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione su ricorso del dirigente.

Il Ruolo Cruciale dell’Atto Aziendale per la Maggiorazione Retribuzione Dirigente

Il fulcro della controversia, sia in appello che in Cassazione, è stata l’assenza, per il periodo in questione, di un atto aziendale che definisse e graduasse formalmente le funzioni della struttura diretta dal ricorrente. La Corte d’Appello aveva evidenziato che il contratto individuale del dirigente subordinava gli effetti giuridici ed economici dell’incarico all’effettiva attivazione del Dipartimento, avvenuta solo nel 2007, successivamente al periodo per cui era richiesta la maggiorazione.

La difesa del dirigente si basava su delibere precedenti che, a suo dire, avrebbero istituito il settore e conferito l’incarico. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto tali documenti non decisivi, in quanto non costituivano quel formale provvedimento di graduazione delle funzioni richiesto dalla normativa contrattuale come presupposto per l’erogazione del beneficio economico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando la sentenza d’appello. I giudici hanno chiarito che l’applicazione dell’art. 40, comma 9, del CCNL non può prescindere da due elementi fondamentali: l’esistenza di un incarico di direttore di dipartimento o di una struttura che, pur con diversa denominazione, ricomprenda più strutture complesse, e l’individuazione di tali strutture sulla base di un formale atto aziendale.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: l’erogazione dell’incremento della retribuzione di posizione è condizionata all’adozione, da parte del datore di lavoro, del provvedimento di graduazione della funzione. Questo atto non è una mera formalità, ma l’elemento costitutivo del diritto del dirigente. Senza di esso, non è possibile riconoscere la maggiorazione, anche se il dirigente ha di fatto svolto mansioni di maggiore complessità. I giudici hanno sottolineato che la ratio della norma contrattuale è quella di riconoscere la maggiore complessità gestionale e organizzativa derivante dal coordinamento di più strutture, ma tale complessità deve essere formalmente attestata e valutata dall’azienda attraverso l’atto di graduazione. L’onere di dimostrare l’esistenza di tale atto definitivo e pertinente al periodo rivendicato ricade sul dirigente che richiede il beneficio.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro: il titolare di un incarico che ricomprende più strutture complesse non ha diritto alla maggiorazione della retribuzione di posizione (parte variabile) se manca un atto aziendale di graduazione delle funzioni, la cui definitiva adozione deve essere dimostrata dall’interessato. Per i dirigenti del settore sanitario, questa decisione implica che non è sufficiente svolgere compiti complessi per ottenere un aumento; è indispensabile che tali compiti siano inseriti in una struttura organizzativa formalmente riconosciuta e valutata dall’azienda. Questo rafforza il principio di legalità e formalità nella gestione del rapporto di lavoro pubblico, legando i benefici economici a precisi e documentabili atti organizzativi.

Un dirigente sanitario che di fatto gestisce più strutture ha automaticamente diritto alla maggiorazione dello stipendio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto alla maggiorazione della retribuzione di posizione non è automatico ma è subordinato all’esistenza di un formale “atto aziendale” che istituisca e gradui le funzioni della struttura complessa. Lo svolgimento di fatto delle mansioni non è sufficiente.

Qual è il documento fondamentale per richiedere l’aumento di retribuzione per incarichi complessi?
Il documento cruciale è il provvedimento di graduazione delle funzioni, contenuto nell’atto aziendale. Questo atto formale, adottato dal datore di lavoro, definisce l’organizzazione interna e attesta la complessità dell’incarico, costituendo il presupposto indispensabile per il riconoscimento del beneficio economico.

Chi deve provare l’esistenza dell’atto di graduazione delle funzioni in una causa di lavoro?
L’onere della prova spetta al dirigente che richiede la maggiorazione. Egli deve dimostrare, depositando idonea prova documentale, che l’atto aziendale di graduazione delle funzioni era stato definitivamente adottato e in vigore durante il periodo per cui si richiede il compenso aggiuntivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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