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Maggiorazione retributiva: quando spetta al caposquadra

La Corte di Cassazione conferma il diritto di un lavoratore a percepire la maggiorazione retributiva del 10% per aver svolto mansioni di caposquadra. La decisione si fonda sull’accertamento di fatto che il lavoratore coordinava sistematicamente un gruppo di operai superiore a cinque unità, come previsto dal CCNL di settore. Il ricorso dell’azienda è stato dichiarato inammissibile perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Maggiorazione Retributiva: Spetta se si Coordinano Almeno 5 Operai

La maggiorazione retributiva per il ruolo di caposquadra è un tema centrale nel diritto del lavoro, specialmente in settori come l’edilizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito i presupposti per il riconoscimento di questo diritto, sottolineando come l’elemento cruciale sia l’effettivo svolgimento delle mansioni e non la mera qualifica formale. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti di Causa

Un lavoratore, dipendente di una società cooperativa edile, si è rivolto al tribunale per ottenere il riconoscimento di mansioni superiori e, in subordine, il pagamento di una maggiorazione retributiva del 10%, come previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore. Il lavoratore sosteneva di aver svolto in modo continuativo il ruolo di caposquadra, coordinando diversi operai.

La Corte d’Appello, pur respingendo la domanda di inquadramento superiore, ha accolto la richiesta relativa alla maggiorazione. I giudici hanno accertato, sulla base delle testimonianze raccolte, che il lavoratore aveva effettivamente coordinato squadre di lavoro composte da un numero di operai che andava da tre a dieci. In particolare, è emerso che, anche quando seguiva più squadre piccole, il numero totale di operai sotto la sua supervisione era costantemente superiore a cinque, soglia minima richiesta dal CCNL per l’erogazione dell’indennità.

Il Ricorso dell’Azienda e la Maggiorazione Retributiva

La società datrice di lavoro ha impugnato la sentenza di secondo grado davanti alla Corte di Cassazione. Secondo l’azienda, la Corte d’Appello avrebbe erroneamente interpretato la norma del CCNL, concedendo la maggiorazione retributiva sulla base del semplice ruolo di caposquadra, senza verificare la sussistenza di tutti i requisiti specifici, in particolare la guida di un gruppo di ‘cinque o più operai’. L’azienda lamentava, in sostanza, una violazione e falsa applicazione della normativa contrattuale.

La Disciplina del CCNL Edilizia

L’articolo 77 del CCNL di riferimento stabilisce che al lavoratore preposto a sorvegliare e guidare l’attività di un gruppo di ‘cinque e più operai’, partecipando egli stesso direttamente ai lavori, spetta una maggiorazione del 10% sulla retribuzione. Questa indennità è strettamente legata allo svolgimento di questo specifico incarico e limitata alla sua durata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso dell’azienda inammissibile. I giudici hanno spiegato che la Corte d’Appello non ha commesso alcun errore di diritto, ma ha compiuto un accertamento in punto di fatto, che non è sindacabile in sede di legittimità.

La Corte territoriale, infatti, aveva verificato concretamente che il lavoratore coordinava sempre un numero di operai superiore a cinque, sia quando era a capo di un’unica grande squadra (fino a dieci persone), sia quando supervisionava più squadre piccole contemporaneamente. Pertanto, tutti i presupposti previsti dal CCNL per il riconoscimento della maggiorazione erano stati soddisfatti.

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso per cassazione basato sulla violazione di legge presuppone che i fatti, così come accertati dal giudice di merito, siano considerati incontestabili. Il ricorrente non può utilizzare questo strumento per proporre una diversa ricostruzione dei fatti o una nuova valutazione delle prove. Nel caso di specie, l’azienda contestava proprio l’accertamento fattuale, tentando di ottenere un riesame del merito della controversia, operazione preclusa in Cassazione.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione pratica: il diritto a percepire la maggiorazione retributiva non dipende dalla qualifica formale attribuita al lavoratore (come ‘vice capocantiere’ o ‘assistente’), ma dall’effettivo e concreto svolgimento dei compiti previsti dalla norma collettiva. È l’attività di sorveglianza e guida di un gruppo di almeno cinque operai, con partecipazione diretta al lavoro, a far scattare il diritto all’indennità. La decisione sottolinea inoltre la netta distinzione tra l’accertamento del fatto, di competenza dei giudici di merito, e il controllo sulla corretta applicazione della legge, riservato alla Corte di Cassazione.

Quando spetta la maggiorazione retributiva al caposquadra nel settore edile?
Spetta quando il lavoratore è preposto a sorvegliare e guidare l’attività esecutiva di un gruppo di cinque o più operai, partecipando egli stesso personalmente all’esecuzione dei lavori. L’indennità è limitata alla durata effettiva di tale incarico.

È sufficiente avere la qualifica formale di caposquadra per ottenere l’indennità?
No, la sentenza chiarisce che il diritto alla maggiorazione non deriva dalla qualifica formale, ma dall’aver concretamente e sistematicamente svolto il compito di coordinare un gruppo di lavoro composto da almeno cinque operai, come accertato dal giudice di merito.

Perché il ricorso dell’azienda è stato dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di denunciare un errore di interpretazione della legge, contestava la ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello (cioè che il lavoratore coordinasse effettivamente più di cinque operai). Questo tipo di contestazione mira a un riesame del merito, che non è consentito nel giudizio di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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