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Maggiorazione di stipendio: quando non spetta al dirigente

La Corte di Cassazione ha stabilito che la maggiorazione di stipendio, legata a specifici incarichi dirigenziali nel settore sanitario, non viene automaticamente mantenuta in caso di riorganizzazione aziendale e assegnazione a un nuovo ruolo. Il diritto del dirigente è a un nuovo incarico di “pari valore economico”, ma questo non include maggiorazioni connesse a funzioni non più svolte. La sentenza chiarisce che tali bonus sono strettamente funzionali e non parte del trattamento economico fondamentale da garantire.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Maggiorazione di Stipendio Dirigenti: Quando si Perde il Diritto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta una questione cruciale per i dirigenti, in particolare del settore sanitario: cosa succede a una specifica maggiorazione di stipendio dopo una ristrutturazione aziendale? Se un dirigente viene assegnato a un nuovo incarico, ha diritto a mantenere tutti i bonus e le indennità precedenti? La risposta, come vedremo, dipende strettamente dalla natura di tali emolumenti.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di due dirigenti medici di un’azienda sanitaria. In virtù dei loro precedenti incarichi, equivalenti a Direttore di Dipartimento, percepivano una maggiorazione di stipendio pari al 35% della retribuzione di posizione variabile, come previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di categoria.

A seguito di una profonda riorganizzazione interna, l’azienda sanitaria ha soppresso i vecchi incarichi, assegnando ai due dirigenti nuovi ruoli, seppur di responsabilità (Responsabile Area Provveditorato e Responsabile Area Personale). Con il nuovo incarico, l’azienda ha smesso di corrispondere la maggiorazione del 35%, ritenendo che fosse legata esclusivamente alla precedente e più complessa funzione.

I dirigenti, ritenendo leso il loro diritto a un trattamento economico di “pari valore” garantito dal CCNL in caso di ristrutturazione, hanno dato il via a un lungo contenzioso legale per ottenere il pagamento delle somme non corrisposte.

Il Percorso Giudiziario e la Maggiorazione di Stipendio

Il percorso giudiziario è stato lungo e complesso. Inizialmente, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai dirigenti. Tuttavia, la Corte di Cassazione, con una prima sentenza, aveva annullato la decisione d’appello, rinviando la causa a un altro giudice per una nuova valutazione. La Corte aveva sottolineato che il diritto a un incarico di “pari valore economico” non implica un automatico “trascinamento” di ogni singola voce retributiva.

La Corte d’Appello, in sede di rinvio, si è adeguata a tale principio e ha respinto le richieste dei dirigenti, revocando i decreti ingiuntivi inizialmente ottenuti. Contro questa nuova decisione, gli eredi dei dirigenti hanno proposto un ulteriore ricorso in Cassazione, che ha portato alla pronuncia in esame.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Valore dell’Incarico e Maggiorazioni Funzionali

La Corte di Cassazione ha rigettato definitivamente il ricorso, fornendo un’interpretazione chiara delle norme contrattuali. Il punto centrale della motivazione risiede nella distinzione tra il “valore economico complessivo dell’incarico” e le maggiorazioni specifiche legate a determinate funzioni.

Secondo i giudici, il CCNL (art. 40, comma 8) garantisce al dirigente, in caso di ristrutturazione, l’assegnazione di un altro incarico di pari valore economico. Tuttavia, il valore dell’incarico è definito da altre norme (art. 40, comma 7) come la somma del minimo contrattuale e della quota aggiuntiva variabile definita aziendalmente.

La maggiorazione di stipendio del 35%, invece, è prevista da una norma differente (art. 40, comma 9) ed è esplicitamente connessa a incarichi di particolare complessità, come quello di direttore di dipartimento o ruoli che ricomprendono più strutture complesse. Non è, quindi, un elemento strutturale della retribuzione di posizione, ma un compenso aggiuntivo e funzionale, erogato solo in presenza di quelle specifiche e più gravose responsabilità.

Di conseguenza, venendo meno l’incarico che dava diritto a tale bonus, viene meno anche il diritto a percepirlo. Il diritto a un incarico di pari valore economico è stato rispettato, ma tale valore non include maggiorazioni funzionali che non sono più giustificate dal nuovo ruolo.

Le Conclusioni: Implicazioni per i Dirigenti

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale nel diritto del lavoro dirigenziale: non tutte le componenti della retribuzione sono uguali. Esistono elementi legati alla professionalità e al valore generale della posizione, che devono essere salvaguardati anche dopo una riorganizzazione, ed elementi strettamente connessi alla funzione svolta, che cessano al cessare di quest’ultima. Per i dirigenti, ciò significa che, in caso di cambio di mansioni a seguito di ristrutturazione, è essenziale verificare la natura di ogni voce retributiva. Mentre il trattamento economico fondamentale è protetto dal principio del “pari valore economico”, le indennità e le maggiorazioni specificamente legate a compiti non più svolti possono legittimamente essere revocate dall’azienda.

Dopo una ristrutturazione aziendale, un dirigente ha sempre diritto a mantenere una specifica maggiorazione di stipendio?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che se la maggiorazione di stipendio è legata a funzioni specifiche e di particolare complessità (come la direzione di un dipartimento), essa non si trasferisce automaticamente al nuovo incarico. Il diritto è a un nuovo incarico di “pari valore economico”, ma questo non include maggiorazioni funzionali non più pertinenti.

Cosa si intende per incarico di “pari valore economico” secondo la sentenza?
Si intende un incarico il cui valore complessivo, dato dalla somma del minimo contrattuale e della quota variabile aziendale, è equivalente a quello precedente. Secondo la Corte, questo calcolo non include maggiorazioni speciali previste per incarichi di particolare complessità se il nuovo ruolo non presenta le medesime caratteristiche.

La maggiorazione del 35% sulla retribuzione di posizione fa parte del valore complessivo dell’incarico che deve essere garantito?
No. Secondo la sentenza, questa specifica maggiorazione non rientra tra i parametri per la determinazione del valore complessivo dell’incarico. È una remunerazione aggiuntiva e funzionale, connessa all’effettivo conferimento di incarichi di direttore di dipartimento o simili, e non un elemento fisso della retribuzione di posizione che viene trasferito automaticamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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