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Maggiorazione amianto: no ricalcolo se 40 anni già ok

Due lavoratori, avendo già raggiunto il limite massimo di 40 anni di contributi, hanno richiesto di utilizzare la maggiorazione contributiva per esposizione all’amianto per sostituire periodi meno favorevoli e aumentare così l’importo della pensione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la maggiorazione amianto serve unicamente a colmare eventuali lacune per raggiungere il tetto massimo contributivo, ma non può essere utilizzata per superarlo né per sostituire contributi già versati al fine di ottenere un calcolo più vantaggioso.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Maggiorazione Amianto e Tetto Pensionistico: i Limiti secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 783/2024, ha fornito un importante chiarimento sui limiti di applicazione della maggiorazione amianto ai fini del calcolo della pensione. Il principio affermato è netto: se un lavoratore ha già raggiunto l’anzianità contributiva massima di 40 anni, non può utilizzare tale beneficio per sostituire i periodi contributivi meno favorevoli e ottenere così un ricalcolo più vantaggioso dell’assegno pensionistico. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni della decisione.

I fatti del caso

Due lavoratori, ai quali era stata riconosciuta un’anzianità contributiva aggiuntiva per esposizione all’amianto, si erano rivolti al tribunale per ottenere la ricostituzione della loro pensione. Essi sostenevano che l’ente previdenziale avesse errato nel non considerare tale maggiorazione per migliorare l’importo del loro assegno, pur avendo essi già raggiunto il tetto massimo di 40 anni di contributi. Inizialmente, il Tribunale aveva dato loro ragione. Tuttavia, la Corte d’Appello, su ricorso dell’ente, aveva ribaltato la decisione, affermando che il beneficio non potesse essere utilizzato per ottenere una riliquidazione una volta raggiunta la massima anzianità utile. I lavoratori hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

La decisione della Cassazione sulla maggiorazione amianto

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei lavoratori, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che il diritto alla rivalutazione dei contributi per esposizione all’amianto non spetta a chi, avendo già raggiunto l’anzianità massima, non ne ricaverebbe un vantaggio concreto né ai fini dell’anticipo della pensione, né ai fini dell’incremento della sua misura.

Il principio di diritto

Il fulcro della decisione risiede nella funzione stessa del beneficio. La maggiorazione contributiva, secondo la Corte, è uno strumento finalizzato a “colmare le scoperture” contributive, ovvero ad aiutare il lavoratore a raggiungere il tetto massimo delle 2080 settimane (40 anni) necessarie per la pensione. Non è, invece, un meccanismo di sostituzione. Non è possibile, una volta raggiunto tale limite, ‘scartare’ i periodi con contribuzione meno favorevole per sostituirli con l’incremento figurativo derivante dall’esposizione all’amianto.

Le motivazioni: perché la maggiorazione amianto non sostituisce i contributi

La Corte ha motivato la sua decisione basandosi su una consolidata giurisprudenza. Il beneficio della maggiorazione opera solo in aumento e non in sostituzione, totale o parziale, della contribuzione già accreditata. La sua precipua funzione è quella di permettere il conseguimento della massima anzianità utile al calcolo. Una volta che questo obiettivo è stato raggiunto con i contributi effettivi e figurativi già versati, non è possibile aggiungere un ulteriore incremento per migliorare il calcolo dell’assegno.

In altre parole, il sistema non permette una contribuzione superiore al limite legale di quarant’anni. Di conseguenza, la maggiorazione per amianto può essere utilizzata per arrivare a 40 anni, ma non per calcolare la pensione su una base virtuale di, ad esempio, 42 anni, né per scegliere i 40 anni più vantaggiosi escludendone altri.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento restrittivo sull’utilizzo della maggiorazione amianto. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Lavoratori vicini alla pensione: Il beneficio è massimamente utile per coloro che non hanno ancora raggiunto i 40 anni di contributi, poiché consente loro di raggiungere prima tale soglia.
2. Lavoratori con 40 anni di contributi: Per chi ha già raggiunto o superato il tetto massimo, la maggiorazione non produce alcun effetto pratico sull’importo della pensione. Non può essere invocata per ottenere una riliquidazione basata sulla sostituzione dei contributi meno ‘pesanti’ economicamente.

La decisione riafferma che i benefici previdenziali, seppur volti a tutelare i lavoratori esposti a rischi, devono operare nel rispetto dei limiti strutturali del sistema pensionistico, come quello dell’anzianità contributiva massima.

È possibile usare la maggiorazione amianto per aumentare l’importo della pensione se si hanno già 40 anni di contributi?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta raggiunta l’anzianità contributiva massima di 40 anni (2080 settimane), la maggiorazione per esposizione all’amianto non può essere utilizzata per ottenere un ulteriore incremento o una riliquidazione della pensione.

Qual è lo scopo principale del beneficio contributivo per l’esposizione all’amianto secondo la Cassazione?
Lo scopo principale è quello di aiutare i lavoratori a raggiungere il tetto massimo di anzianità contributiva. Funziona come un’aggiunta per colmare eventuali “scoperture” contributive, ma non come uno strumento per superare il limite massimo o per sostituire contributi già accreditati.

Se un lavoratore ha raggiunto l’anzianità massima, la maggiorazione amianto può essere usata per sostituire i periodi contributivi meno favorevoli?
No. La Corte ha chiarito che il beneficio opera solo in aumento e non in sostituzione. Pertanto, non è possibile utilizzare la maggiorazione per scartare periodi contributivi meno vantaggiosi e rimpiazzarli con l’incremento figurativo al fine di migliorare il calcolo dell’assegno pensionistico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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