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Litispendenza: quando non si applica? Guida pratica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24112/2024, ha chiarito un importante principio in materia di litispendenza. Il caso riguardava una società che si opponeva alla declaratoria di litispendenza da parte del Tribunale di Padova. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che la litispendenza non può essere dichiarata se, al momento della decisione, uno dei due procedimenti identici è già stato definito con sentenza. La valutazione sulla pendenza della lite va effettuata con riferimento alla situazione processuale esistente al momento della pronuncia.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Litispendenza: una causa già decisa blocca la sua applicazione?

La litispendenza è un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale, pensato per evitare che due giudici diversi si pronuncino sulla stessa identica causa, creando possibili conflitti di giudicato. Ma cosa succede se uno dei due presunti giudizi identici è già stato concluso con una sentenza nel momento in cui il secondo giudice deve decidere sulla litispendenza? A questa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, chiarendo un aspetto cruciale per l’applicazione dell’art. 39 del codice di procedura civile.

I Fatti del Caso

Una società agricola avviava un giudizio contro un’agenzia regionale per i pagamenti dinanzi al Tribunale di Padova. Quest’ultimo, tuttavia, interrompeva il procedimento dichiarando la litispendenza. Secondo il Tribunale, la stessa causa era già stata precedentemente instaurata e decisa dal Tribunale di Rovigo con una sentenza, avverso la quale era stato proposto appello.

La società, ritenendo errata tale decisione, proponeva un regolamento di competenza alla Corte di Cassazione. La tesi difensiva si basava sulla sostanziale differenza tra le due cause e, soprattutto, sul fatto che il secondo giudizio non poteva considerarsi ‘pendente’ ai fini della litispendenza, essendo già stato definito in secondo grado dalla Corte d’Appello di Venezia.

La questione della litispendenza al vaglio della Cassazione

Il Tribunale di Padova aveva ritenuto che la pendenza del giudizio d’appello contro la sentenza del Tribunale di Rovigo fosse sufficiente per configurare la litispendenza. La Cassazione, tuttavia, ha ribaltato questa prospettiva, accogliendo il ricorso della società e affermando un principio di diritto di notevole importanza pratica.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha chiarito che la valutazione sull’esistenza della litispendenza deve essere effettuata ‘con riferimento alla situazione processuale esistente al momento della relativa pronuncia’. Questo significa che il giudice deve fotografare lo stato dei fatti processuali nel preciso istante in cui decide.

Nel caso specifico, al momento della decisione del Tribunale di Padova, il giudizio che si assumeva essere identico era già stato definito dalla Corte d’Appello di Venezia. Un procedimento definito con sentenza, sebbene impugnabile, non può più considerarsi ‘pendente’ ai fini dell’applicazione dell’art. 39 c.p.c. La condizione essenziale per la litispendenza, ovvero la contemporanea pendenza di due cause identiche, era venuta meno.

Citando precedenti giurisprudenziali (Cass. 18252/2015; Cass. 4814/2024), la Corte ha ribadito che, in caso di intervenuta definizione di uno dei due giudizi, cessano le condizioni per l’applicabilità della norma sulla litispendenza. Pertanto, la declaratoria del Tribunale di Padova è stata ritenuta erronea.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ha cassato la decisione del Tribunale di Padova e ha dichiarato la competenza di quest’ultimo a proseguire nel giudizio. Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: per dichiarare la litispendenza, non è sufficiente che due cause identiche siano state avviate, ma è necessario che entrambe siano effettivamente e contemporaneamente pendenti al momento della decisione. La definizione di una delle due, anche se con sentenza non ancora passata in giudicato, fa venir meno questo presupposto, impedendo al secondo giudice di spogliarsi della causa.

Cos’è la litispendenza?
È la situazione che si verifica quando la stessa causa, tra le stesse parti e con lo stesso oggetto, è pendente davanti a due uffici giudiziari diversi. In questo caso, il giudice adito successivamente deve dichiarare la litispendenza e cancellare la causa dal suo ruolo.

Quando si valuta se esiste una situazione di litispendenza?
La valutazione deve essere fatta con riferimento alla situazione processuale esistente al momento in cui il giudice emette la sua decisione sulla questione. Eventuali fatti processuali successivi all’inizio della causa, come la conclusione di uno dei due giudizi, devono essere considerati.

Una causa decisa in appello può ancora essere considerata pendente ai fini della litispendenza?
No. Secondo l’ordinanza, un procedimento che è stato definito con una sentenza (in questo caso, dalla Corte d’Appello) non può più essere ritenuto ‘pendente’ ai fini dell’applicazione dell’art. 39 c.p.c. Di conseguenza, non sussistono più le condizioni per dichiarare la litispendenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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