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Litispendenza: Cassazione chiarisce quando non si applica

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che dichiarava erroneamente la litispendenza tra due cause pendenti presso lo stesso tribunale. La Corte ha chiarito che in tali casi non si applica la litispendenza, ma si deve procedere alla riunione dei procedimenti, cassando la decisione e disponendo la prosecuzione del giudizio.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Litispendenza: Cassazione chiarisce la differenza con la riunione delle cause

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su un istituto fondamentale della procedura civile: la litispendenza. Spesso confusa con altre situazioni processuali, la sua corretta applicazione è cruciale per evitare inutili ritardi e garantire l’ordinato svolgimento del processo. La Suprema Corte, con una decisione netta, ha ribadito il principio secondo cui la litispendenza opera solo tra cause identiche pendenti dinanzi a uffici giudiziari diversi, mentre per quelle pendenti presso il medesimo ufficio si deve ricorrere alla riunione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un ricorso presentato da alcuni eredi avverso un’ordinanza del Tribunale di Roma. Quest’ultimo aveva dichiarato la litispendenza della causa da loro promossa nei confronti di una società di servizi postali e di un ente previdenziale nazionale. Il Tribunale aveva ritenuto che la stessa controversia fosse già pendente dinanzi a un altro giudice dello stesso ufficio giudiziario. Gli eredi, ritenendo errata tale decisione, hanno proposto un regolamento di competenza alla Corte di Cassazione per far annullare l’ordinanza e consentire la prosecuzione del giudizio.

L’ordinanza e l’errata applicazione della litispendenza

Il cuore della questione risiede nella distinzione tra due concetti procedurali: la litispendenza e la riunione delle cause. Il Tribunale di primo grado aveva applicato l’articolo 39 del codice di procedura civile, che disciplina appunto la litispendenza, arrestando di fatto il secondo processo. Tuttavia, secondo i ricorrenti, questa norma non era applicabile al caso di specie, poiché entrambe le cause pendevano dinanzi allo stesso Tribunale, seppur assegnate a giudici diversi. In una simile evenienza, l’istituto corretto da applicare sarebbe stato quello della riunione, che consente di trattare congiuntamente le cause per economia processuale e per evitare giudicati contrastanti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni dei ricorrenti. Richiamando un consolidato principio espresso dalle Sezioni Unite (sentenza n. 27846 del 2013), la Corte ha specificato che la litispendenza presuppone inderogabilmente che le cause identiche siano pendenti davanti a uffici giudiziari diversi. Quando, invece, le cause si trovano nello stesso stato e grado davanti al medesimo ufficio giudiziario, la questione non attiene alla competenza ma all’organizzazione interna dell’ufficio stesso.

Di conseguenza, la soluzione non è la declaratoria di litispendenza, che porterebbe alla cancellazione della causa dal ruolo, ma l’applicazione delle norme sulla riunione dei procedimenti. Il giudice adito per secondo avrebbe dovuto semplicemente disporre la riunione della causa a quella precedentemente iscritta. L’aver dichiarato la litispendenza ha costituito, quindi, un errore procedurale che ha indebitamente arrestato il corso del giudizio. Per questo motivo, l’ordinanza impugnata è stata cassata, e il processo dovrà proseguire davanti al Tribunale di Roma.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio procedurale di notevole importanza pratica. La decisione della Cassazione serve come monito per i giudici di merito a distinguere attentamente le situazioni di litispendenza da quelle che richiedono una semplice riunione. Per le parti in causa, ciò significa una maggiore certezza del diritto e la garanzia che il processo non venga interrotto per un’errata interpretazione delle norme. La cassazione dell’ordinanza impugnata assicura che la controversia venga trattata nel merito, evitando che un vizio procedurale impedisca l’accertamento dei diritti vantati dai cittadini.

Quando si applica la litispendenza secondo la Corte di Cassazione?
La litispendenza si applica esclusivamente quando due cause identiche sono pendenti davanti a uffici giudiziari diversi. Non si applica se le cause pendono davanti a giudici diversi ma all’interno del medesimo ufficio giudiziario.

Cosa si deve fare se due cause identiche sono pendenti davanti allo stesso tribunale?
In questo caso, non si deve dichiarare la litispendenza. La procedura corretta, come chiarito dalla Corte, è quella della riunione delle cause, che vengono così trattate e decise congiuntamente.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo specifico caso?
La Corte ha accolto il ricorso, ha cassato (annullato) l’ordinanza del Tribunale di Roma che aveva dichiarato la litispendenza e ha disposto la prosecuzione del processo davanti allo stesso Tribunale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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