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Liquidazione compenso CTU: quando il decreto è nullo

La Corte di Cassazione ha stabilito che un decreto di liquidazione compenso CTU emesso dal giudice dopo la pubblicazione della sentenza che definisce il giudizio è nullo. Il provvedimento è stato considerato abnorme e pronunciato in carenza di potere, poiché con la sentenza il giudice esaurisce la sua funzione decisoria sul caso. Il CTU, per ottenere il suo compenso, dovrà agire con un decreto ingiuntivo.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liquidazione Compenso CTU: Il Decreto Emesso Dopo la Sentenza è Nullo

Nel mondo della giustizia, il rispetto delle tempistiche e delle procedure è fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale riguardo la liquidazione compenso CTU: un giudice, una volta emessa la sentenza che definisce il giudizio, perde il potere di provvedere alla liquidazione delle competenze dell’ausiliario. Un eventuale decreto emesso successivamente è da considerarsi abnorme e, pertanto, nullo.

I Fatti del Caso: Una Liquidazione Tardiva

Il caso trae origine da un procedimento dinanzi alla Corte d’Appello, in cui una società di revisione si era opposta a una sanzione pecuniaria comminata da un’autorità di vigilanza. Data la tecnicità della materia, la Corte aveva nominato un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) per accertare eventuali violazioni dei principi di revisione.

Il CTU, una volta completato il suo incarico e depositata la relazione finale, presentava istanza per la liquidazione del proprio compenso. Tuttavia, la Corte d’Appello definiva il giudizio con una sentenza pubblicata a maggio 2022, riducendo la sanzione e ripartendo le spese di lite, incluse quelle per la CTU, al 50% tra le parti.

Soltanto quattro mesi dopo, a settembre 2022, la stessa Corte emetteva il decreto di liquidazione, riconoscendo al CTU un onorario significativamente inferiore a quello richiesto. Ritenendo tale decreto illegittimo, il consulente proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla liquidazione compenso CTU

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del CTU, cassando senza rinvio il decreto di liquidazione impugnato. La decisione si fonda su un principio consolidato: il potere del giudice di provvedere alla liquidazione delle spese processuali, compreso il compenso del CTU, si esaurisce con la pronuncia della sentenza che chiude il processo.

Carenza di Potere del Giudice

Il punto centrale della decisione è la cosiddetta “carenza di potere”. Una volta che il giudice ha definito il giudizio e regolato l’onere delle spese con la sentenza, non ha più alcuna autorità per emettere ulteriori provvedimenti su quel caso, come un decreto di liquidazione. Qualsiasi atto emesso in questa fase è considerato “abnorme”, ovvero compiuto al di fuori dei poteri giurisdizionali.

Lo Strumento a Tutela del CTU

La Cassazione chiarisce che la nullità del decreto tardivo non lascia il consulente privo di tutela. Al contrario, il CTU ha il diritto di ottenere il proprio compenso, ma deve utilizzare lo strumento corretto: il ricorso per decreto ingiuntivo. Sulla base della sentenza che ha posto le spese a carico delle parti e della documentazione che attesta il lavoro svolto, il consulente può chiedere al giudice competente di emettere un ordine di pagamento diretto nei confronti delle parti obbligate.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono radicate nella logica del processo civile. La sentenza è l’atto che cristallizza la decisione del giudice e spoglia quest’ultimo della potestas iudicandi sulla controversia. Permettere al giudice di emettere provvedimenti successivi creerebbe incertezza giuridica e violerebbe il principio secondo cui la regolamentazione delle spese è parte integrante della decisione di merito. L’ordinanza impugnata è stata emessa quando la Corte d’Appello aveva già definito il giudizio da oltre quattro mesi, trovandosi quindi in una situazione di assoluta carenza di potere.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un importante paletto procedurale a tutela della certezza del diritto e della corretta gestione del processo. Per i Consulenti Tecnici d’Ufficio, l’implicazione pratica è chiara: è fondamentale richiedere la liquidazione del compenso prima che il giudizio venga definito con sentenza. Se, per qualsiasi motivo, ciò non avviene e il giudice non provvede contestualmente alla decisione finale, la strada da percorrere non è attendere un decreto tardivo (che sarebbe nullo), ma attivarsi autonomamente con un ricorso per decreto ingiuntivo, facendo valere il proprio diritto al compenso sancito dalla sentenza stessa.

Un giudice può liquidare il compenso al CTU dopo aver emesso la sentenza che definisce il giudizio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta emessa la sentenza che definisce il giudizio e regola le spese, il giudice esaurisce il suo potere decisionale sul caso e non può più emettere un valido decreto di liquidazione per il compenso del CTU.

Cosa si intende per provvedimento emesso in “carenza di potere”?
Si tratta di un atto compiuto da un giudice che non ha più l’autorità per decidere su quella specifica materia, perché la sua funzione si è già conclusa con la pubblicazione della sentenza finale. Tale provvedimento è considerato “abnorme” e, di conseguenza, nullo.

Se il decreto di liquidazione è nullo, come può il CTU ottenere il pagamento del suo compenso?
Il CTU non perde il diritto al compenso. Deve però utilizzare un altro strumento giuridico: può richiedere un decreto ingiuntivo, ai sensi dell’art. 633, n. 3, c.p.c., basandosi sulla sentenza che ha posto le spese della consulenza a carico delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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