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Liquidazione compenso CTU: no dopo la fine del giudizio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25640/2025, ha stabilito un principio cruciale sulla liquidazione compenso CTU. Un consulente tecnico non può richiedere il pagamento per il proprio ausiliario dopo che il giudizio di merito è stato definito con sentenza. La Corte ha ritenuto ‘abnorme’ il decreto di liquidazione emesso tardivamente, poiché il giudice, una volta conclusa la causa e liquidate le spese, perde il potere di decidere su tale istanza. La richiesta deve essere presentata prima della chiusura del procedimento.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liquidazione Compenso CTU: la Cassazione fissa un paletto temporale invalicabile

La corretta gestione delle spese processuali è un pilastro della procedura civile. Un aspetto cruciale riguarda la liquidazione compenso CTU, ovvero la determinazione della parcella per il consulente tecnico d’ufficio e i suoi eventuali ausiliari. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: tale liquidazione non può essere richiesta né concessa dopo che il giudizio di merito si è concluso con una sentenza definitiva. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Richiesta Tardiva

La vicenda trae origine da una complessa controversia civile in cui il Tribunale aveva nominato un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) per svolgere accertamenti di natura ingegneristica. Il CTU, a sua volta, era stato autorizzato ad avvalersi della collaborazione di un ausiliario. Nel corso del giudizio, erano stati emessi dei decreti di liquidazione, successivamente annullati in seguito a un’opposizione, la quale aveva chiarito che il compenso per l’ausiliario doveva essere richiesto direttamente dal CTU principale e non in autonomia.

Anni dopo, a giudizio ormai concluso con sentenza passata in giudicato (nel 2018 e parzialmente riformata in appello nel 2022), il CTU presentava una nuova istanza per ottenere la liquidazione del compenso a favore del suo ausiliario. Sorprendentemente, il Tribunale accoglieva la richiesta. Contro questo provvedimento, le amministrazioni pubbliche coinvolte nel processo originario hanno proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il giudice avesse agito in carenza di potere.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di merito aveva liquidato il compenso all’ausiliario basandosi sulla nuova istanza del CTU, presentata ben dopo la definizione della causa. I ricorrenti hanno impugnato tale decreto per diversi motivi, tra cui il più importante era la violazione delle norme procedurali che regolano la tempistica della liquidazione. Secondo la tesi difensiva, una volta emessa la sentenza che definisce il giudizio e regola l’onere delle spese, il giudice esaurisce il suo potere decisionale su quella specifica controversia e non può più emettere provvedimenti relativi ai compensi dei suoi ausiliari.

Le Motivazioni della Cassazione sulla liquidazione compenso CTU

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno riaffermato un principio consolidato: il potere del giudice di liquidare i compensi in favore del consulente tecnico d’ufficio si esaurisce con la definizione del giudizio. Qualsiasi provvedimento di liquidazione emesso successivamente è da considerarsi “abnorme”, poiché reso in una situazione di carenza di potere.

La Corte ha spiegato che la procedura corretta prevede due alternative: o la liquidazione compenso CTU avviene all’interno del processo in cui l’attività è stata prestata, prima della sua conclusione, oppure il consulente deve avviare un’autonoma iniziativa processuale (ad esempio, un procedimento monitorio) per recuperare il proprio credito. Non è ammissibile, invece, “riaprire” un giudizio concluso per inserire una richiesta di liquidazione che doveva essere formulata tempestivamente.

Il provvedimento del Tribunale è stato quindi cassato senza rinvio, poiché l’atto impugnato era stato emesso da un giudice che non aveva più la giurisdizione per pronunciarsi su quella richiesta. La Corte ha sottolineato che un atto del genere, incidendo su posizioni di diritto soggettivo in modo definitivo e al di fuori delle regole procedurali, è impugnabile con ricorso straordinario per Cassazione ai sensi dell’art. 111 della Costituzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre un monito chiaro ai Consulenti Tecnici d’Ufficio e ai loro ausiliari. È fondamentale che tutte le richieste relative ai compensi, incluse quelle per i collaboratori, vengano presentate al giudice prima che la causa venga decisa con sentenza. Omettere tale richiesta o presentarla tardivamente comporta la perdita della possibilità di ottenerla all’interno dello stesso procedimento.

Le parti processuali, d’altro canto, sono tutelate contro richieste di pagamento tardive e inaspettate. La decisione rafforza il principio di certezza del diritto e di definitività delle sentenze, impedendo che questioni accessorie come la liquidazione dei compensi possano rimanere indefinite o essere sollevate dopo la chiusura formale della controversia.

È possibile chiedere la liquidazione del compenso per il CTU o il suo ausiliario dopo che la causa è stata decisa con sentenza definitiva?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che una volta definito il giudizio e regolate le spese con sentenza, il giudice non ha più il potere di provvedere alla liquidazione dei compensi. L’istanza deve essere presentata prima della conclusione del procedimento.

Cosa succede se il CTU non include il compenso del proprio ausiliario nella sua richiesta di liquidazione iniziale?
Secondo la Corte, la richiesta per il compenso dell’ausiliario deve essere compresa nell’istanza del CTU. Se non viene formulata tempestivamente prima della fine del giudizio, non è possibile presentarne una nuova nello stesso procedimento ormai concluso.

Un provvedimento che liquida un compenso dopo la fine del giudizio è valido?
No, la Corte di Cassazione lo considera un “provvedimento abnorme” perché emesso in carenza di potere. Tale atto è illegittimo e può essere annullato, in quanto il giudice ha esaurito la sua funzione decisionale su quella causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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