LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Licenziamento sproporzionato: CCNL vincolante

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità di un licenziamento sproporzionato inflitto a una lavoratrice che si era allontanata ripetutamente in anticipo dal posto di lavoro. I giudici hanno stabilito che se il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) qualifica una specifica condotta come punibile con una sanzione conservativa (es. sospensione), il datore di lavoro non può infliggere la sanzione espulsiva del licenziamento, in quanto le previsioni contrattuali sulle sanzioni conservative sono vincolanti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento sproporzionato: quando il CCNL prevale sulla decisione aziendale

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 5304/2024, offre un chiarimento fondamentale sui limiti del potere disciplinare del datore di lavoro. Il caso riguarda un licenziamento sproporzionato inflitto a una dipendente, annullato perché il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicabile prevedeva, per la medesima condotta, una sanzione di tipo conservativo. Questa decisione ribadisce un principio cruciale: le previsioni dei CCNL sulle sanzioni conservative sono vincolanti e non possono essere derogate da una scelta più afflittiva dell’azienda.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice, impiegata come addetta alle pulizie, veniva licenziata per motivi disciplinari. L’azienda le contestava di essersi allontanata dal posto di lavoro prima della fine del turno, in modo sistematico, per tutto il mese di aprile 2018. La società datrice di lavoro, nel motivare il recesso, faceva leva sulla gravità della condotta, resa tale dalla sua continua ripetizione e da precedenti disciplinari.

Il caso ha attraversato diversi gradi di giudizio. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva annullato il licenziamento, ordinando la reintegrazione della lavoratrice. Secondo i giudici di merito, il comportamento della dipendente, seppur accertato, rientrava in una fattispecie per la quale il CCNL di settore (Imprese di pulizia) prevedeva esplicitamente una sanzione conservativa (come la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione) e non il licenziamento.

L’azienda ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la condotta della lavoratrice, per la sua sistematica ripetizione, fosse talmente grave da ledere il vincolo fiduciario e giustificare il licenziamento, a prescindere dalla tipizzazione del CCNL.

La proporzionalità del licenziamento e l’interpretazione del CCNL

Il fulcro della questione giuridica risiede nell’interpretazione degli articoli del CCNL che disciplinano le sanzioni. L’art. 47 del contratto collettivo in esame punisce l'”anticipata cessazione del servizio” con sanzioni conservative, la cui gravità (ammonizione, multa, sospensione) può essere graduata in base alla rilevanza del fatto. L’art. 48, invece, elenca i casi in cui è possibile procedere al licenziamento.

La Corte di Cassazione ha dovuto stabilire se la ripetizione costante dell’infrazione potesse trasformare un illecito, punito dal CCNL in modo conservativo, in una giusta causa di licenziamento. L’azienda sosteneva che la previsione contrattuale si riferisse a un singolo episodio e non a una violazione protratta per un intero mese, configurando così un inadempimento ben più grave.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si basano su un principio consolidato nel diritto del lavoro: la gerarchia delle sanzioni disciplinari definita dalla contrattazione collettiva.

I giudici hanno affermato che le previsioni contrattual-collettive sulle sanzioni conservative sono tassative e vincolanti. Se le parti sociali (sindacati e associazioni datoriali) hanno già valutato una specifica condotta e stabilito che la sanzione massima applicabile è la sospensione, il datore di lavoro non ha il potere di infliggere una sanzione più grave come il licenziamento. Irrogare un licenziamento in un caso simile costituisce un licenziamento sproporzionato e, quindi, illegittimo.

La Corte ha chiarito che la ripetitività della condotta non è irrilevante, ma serve a graduare la sanzione all’interno della scala conservativa prevista. In altre parole, un’uscita anticipata ripetuta potrà giustificare la sanzione massima conservativa (la sospensione) piuttosto che una più lieve (la multa), ma non può automaticamente far scattare il licenziamento.

L’unica eccezione prevista dal CCNL per arrivare al licenziamento per tale condotta era la recidiva qualificata, ovvero la commissione dell’infrazione dopo aver già ricevuto due provvedimenti di sospensione. Condizione che, nel caso di specie, non si era verificata.

Conclusioni

La sentenza n. 5304/2024 rafforza la tutela del lavoratore contro decisioni disciplinari eccessive. Il principio che ne emerge è chiaro: il datore di lavoro non può ignorare la scala sanzionatoria prevista dal CCNL. Quando il contratto collettivo tipizza una condotta e la punisce con una sanzione conservativa, quella previsione agisce come un limite invalicabile al potere disciplinare aziendale. Un licenziamento inflitto in violazione di questa regola è illegittimo per violazione delle norme contrattuali e deve essere annullato, con le conseguenze previste dalla legge.

Un datore di lavoro può licenziare un dipendente per un comportamento per cui il CCNL prevede una sanzione più lieve?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che le previsioni del CCNL che puniscono specifiche infrazioni con sanzioni conservative (come la sospensione) sono vincolanti. Il datore di lavoro non può irrogare un licenziamento se il contratto collettivo ha già valutato quella condotta come meritevole di una sanzione meno grave.

La ripetizione di un’infrazione disciplinare giustifica automaticamente il licenziamento?
Non automaticamente. Secondo la sentenza, la pluralità delle infrazioni rileva per determinare la gravità della sanzione, ma sempre all’interno della scala prevista dal CCNL. Se la sanzione massima prevista è conservativa, la ripetizione non trasforma l’infrazione in una giusta causa di licenziamento, a meno che non siano soddisfatte specifiche condizioni di recidiva previste dal CCNL stesso (es. due precedenti sospensioni).

Qual è la differenza tra sanzioni tassative ed esemplificative nel CCNL?
Le previsioni del CCNL sulle sanzioni conservative sono considerate tassative e vincolanti: per un determinato fatto, se il CCNL prevede una multa o una sospensione, il datore di lavoro è tenuto ad applicare quella sanzione. Le previsioni sui licenziamenti, invece, sono spesso esemplificative, ma incontrano un limite invalicabile: non si può licenziare per un fatto che lo stesso CCNL punisce con una sanzione conservativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati