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Licenziamento per motivo oggettivo: serve un fatto certo

Una società ha licenziato un dipendente basandosi su una previsione di calo del fatturato per l’anno successivo. La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del recesso, ribadendo che il licenziamento per motivo oggettivo deve fondarsi su circostanze reali ed esistenti al momento della comunicazione del recesso, non su eventi futuri e incerti come una proiezione economica. Il ricorso dell’azienda è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento per Motivo Oggettivo: La Previsione di Perdite Future Non Basta

Il licenziamento per motivo oggettivo è uno strumento a disposizione del datore di lavoro per far fronte a esigenze aziendali reali, ma i suoi presupposti devono essere concreti e attuali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: non si può licenziare un dipendente sulla base di una semplice previsione di difficoltà economiche future. Analizziamo insieme la decisione per capire i confini di questa tipologia di recesso.

I Fatti del Caso: Un Licenziamento Basato su Proiezioni

Una società operante nel settore video decideva di licenziare un proprio dipendente il 27 dicembre 2018. La motivazione addotta era un giustificato motivo oggettivo, fondato sulla previsione di una significativa riduzione del fatturato per l’anno successivo, il 2019.

Il lavoratore impugnava il licenziamento, e sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello gli davano ragione, dichiarando il recesso illegittimo. La Corte territoriale, in particolare, sottolineava come la motivazione del licenziamento fosse “assolutamente generica ed indefinita”, in quanto faceva riferimento a un “evento futuro e, come tale, incerto”. Secondo i giudici di merito, un atto di licenziamento deve basarsi su una situazione esistente al momento della sua comunicazione, non su proiezioni future. I documenti presentati dall’azienda a supporto della sua tesi sono stati considerati semplici stime, parziali e incomplete, non in grado di “fotografare la reale situazione dell’impresa”.

L’Appello in Cassazione e il licenziamento per motivo oggettivo

L’azienda, non soddisfatta della decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali.

Primo Motivo: Violazione di Legge e Invasione nel Merito Aziendale

La società sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato, entrando nel merito delle scelte di gestione aziendale. A suo dire, la perdita di fatturato, sebbene futura, era la conseguenza logica di un evento già attuale al momento del licenziamento: la perdita di clienti importanti. Pertanto, la decisione di licenziare non era basata su una mera ipotesi, ma su una concreta e già verificatasi contrazione del business.

Secondo Motivo: Omessa Pronuncia

L’azienda lamentava inoltre che i giudici d’appello avessero omesso di esaminare la documentazione prodotta, che avrebbe comprovato la perdita effettiva di clientela e fatturato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato e inammissibile.

In primo luogo, i giudici hanno riaffermato un principio consolidato: il licenziamento per motivo oggettivo deve fondarsi su circostanze reali ed esistenti al momento della comunicazione del recesso. Non può basarsi su eventi futuri ed eventuali. La valutazione se la situazione aziendale al momento del licenziamento giustificasse o meno il recesso è un apprezzamento di fatto riservato al giudice del merito e non può essere sindacato in sede di legittimità. La Corte d’Appello aveva correttamente applicato questo principio, ritenendo che una proiezione di perdita di fatturato non costituisse una ragione attuale e concreta.

In secondo luogo, riguardo al presunto omesso esame dei documenti, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile. L’omessa pronuncia, infatti, riguarda solo le domande e le eccezioni di merito, non l’esame di singoli documenti. Peraltro, la Corte d’Appello aveva esplicitamente dichiarato nella sua sentenza di aver preso in considerazione “i documenti dimessi dall’appellante”, giudicandoli però non sufficienti a provare la situazione di crisi. La valutazione del valore probatorio delle prove è, ancora una volta, di competenza esclusiva del giudice di merito.

Conclusioni: Cosa Implica questa Decisione

Questa ordinanza è un importante monito per le aziende. Un licenziamento per motivo oggettivo è legittimo solo se ancorato a una realtà fattuale, documentabile e già esistente al momento in cui viene comunicato. Le difficoltà economiche devono essere attuali, non solo previste. Basare una decisione così grave come la perdita del posto di lavoro su proiezioni, piani industriali futuri o timori di contrazione del mercato espone l’azienda al rischio concreto di vedersi dichiarare il licenziamento illegittimo, con le conseguenti condanne risarcitorie. La gestione prudente dell’azienda è un dovere, ma non può tradursi in decisioni premature che ledono i diritti fondamentali dei lavoratori.

È possibile licenziare un dipendente per un giustificato motivo oggettivo basandosi su una previsione di perdita di fatturato?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione del licenziamento deve fondarsi su circostanze realmente esistenti al momento della comunicazione del recesso, e non su eventi futuri ed eventuali come una previsione di riduzione del fatturato.

A quale momento devono riferirsi i fatti che giustificano un licenziamento per motivo oggettivo?
I fatti devono essere esistenti e attuali al momento della comunicazione dell’atto di recesso al lavoratore. L’atto di licenziamento deve fare riferimento a una situazione in essere in quel preciso momento.

Il mancato esame di documenti da parte del giudice costituisce sempre un vizio di omessa pronuncia?
No. Secondo la Corte, l’eventuale omesso esame di documentazione non si traduce in una omessa pronuncia. Quest’ultimo vizio può riguardare solo domande o eccezioni di merito, mentre la valutazione del valore probatorio dei documenti rientra nel giudizio di merito del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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