LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Licenziamento per falsa timbratura: Cassazione conferma

Una dipendente pubblica è stata licenziata per aver falsificato le presenze scambiando il badge con una collega. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento per falsa timbratura, respingendo le difese della lavoratrice. La Corte ha chiarito che il termine per avviare l’azione disciplinare decorre solo dalla piena conoscenza dei fatti da parte dell’ufficio competente. Inoltre, ha stabilito che l’archiviazione del procedimento penale per particolare tenuità del fatto non impedisce il licenziamento, data l’autonomia tra i due giudizi e la gravità della lesione del vincolo fiduciario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento per Falsa Timbratura: Legittimo Anche con Archiviazione Penale

Il licenziamento per falsa timbratura rappresenta una delle più gravi infrazioni disciplinari nel pubblico impiego, poiché mina alla base il rapporto di fiducia con l’amministrazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito la fermezza della giurisprudenza su questo tema, confermando un licenziamento anche a fronte dell’archiviazione del parallelo procedimento penale. Analizziamo insieme i principi chiave di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una dipendente di un’amministrazione regionale è stata licenziata senza preavviso a seguito di una contestazione disciplinare molto grave. Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, avevano accertato che, nell’arco di soli 5 giorni, la lavoratrice:
* Si era assentata ingiustificatamente dal servizio per oltre 5 ore e mezza.
* In quattro occasioni, aveva falsamente attestato la propria presenza facendo timbrare il suo badge a una collega.
* In altre due occasioni, aveva lei stessa timbrato il badge della collega per attestare falsamente la presenza di quest’ultima.

Il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, avevano confermato la legittimità del licenziamento. La lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandosi principalmente su due motivi: la presunta tardività della contestazione disciplinare e la sproporzione della sanzione espulsiva.

La Tardività della Contestazione: Quando Inizia a Correre il Termine?

Il primo motivo di ricorso si fondava sull’idea che l’amministrazione fosse a conoscenza dei fatti già dal 2018, a seguito di un decreto di sequestro probatorio emesso nell’ambito delle indagini penali. Secondo la difesa, l’azione disciplinare, avviata solo nel 2021, sarebbe stata tardiva.

La Risposta della Cassazione

La Corte ha respinto questa tesi, richiamando un principio consolidato. Il termine per avviare il procedimento disciplinare (dies a quo) non decorre da una notizia generica o informale, ma dal momento in cui l’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD) acquisisce una “piena conoscenza” dei fatti. Questo significa avere a disposizione tutti gli elementi necessari per formulare una contestazione precisa e circostanziata.

Nel caso specifico, né il decreto di sequestro né la richiesta di proroga delle indagini contenevano una descrizione dettagliata delle singole condotte addebitabili. L’amministrazione ha avuto piena contezza dei fatti solo il 9 novembre 2021, con l’acquisizione del fascicolo penale completo. Rispetto a tale data, l’azione disciplinare è stata tempestiva.

Proporzionalità della Sanzione e il Licenziamento per Falsa Timbratura

La difesa ha sostenuto che il licenziamento fosse sproporzionato, facendo leva su due argomenti principali:
1. Il procedimento penale era stato archiviato per “particolare tenuità del fatto” (art. 131 bis c.p.).
2. La condotta era giustificata da uno stato psicofisico alterato a causa delle condizioni di salute del padre.

L’Autonomia tra Giudizio Penale e Disciplinare

La Corte ha ribadito un altro principio fondamentale: l’autonomia tra il procedimento penale e quello disciplinare. L’archiviazione penale non ha alcuna autorità di cosa giudicata nel giudizio civile. La valutazione della gravità del fatto è diversa:
* In sede penale, si valuta la lesione a un bene giuridico tutelato dalla norma incriminatrice.
* In sede disciplinare, si valuta l’impatto della condotta sul vincolo fiduciario con il datore di lavoro.

Un fatto può essere penalmente “tenue” ma disciplinarmente gravissimo, tanto da giustificare il licenziamento. L’unico caso in cui il giudizio penale vincola quello disciplinare è quando una sentenza di assoluzione esclude la materialità stessa del fatto, cosa che non è avvenuta in questo caso.

Valutazione della Condotta

Il giudice d’appello, secondo la Cassazione, ha correttamente valutato la gravità della condotta, considerando:
* La reiterazione del comportamento (più volte in pochi giorni).
* L’accordo fraudolento con una collega, che denota piena intenzionalità e premeditazione.
* L’assenza di circostanze attenuanti. La scusante legata alle condizioni del padre è stata ritenuta irrilevante, poiché i ricoveri ospedalieri erano successivi ai fatti contestati.

Questa condotta è stata ritenuta idonea a ledere in modo irrimediabile il rapporto di fiducia, giustificando pienamente la sanzione espulsiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha sottolineato come la disciplina del pubblico impiego, in particolare l’art. 55-quater del D.Lgs. 165/2001, preveda specificamente il licenziamento per la falsa attestazione della presenza in servizio mediante modalità fraudolente. Questa norma, inderogabile dalla contrattazione collettiva, riflette il particolare disvalore che l’ordinamento attribuisce a tali comportamenti, i quali ledono non solo il rapporto di lavoro, ma anche i principi di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione.

La Corte ha concluso che il giudice di merito ha effettuato una corretta valutazione in concreto della vicenda, senza limitarsi a un’applicazione automatica della sanzione, ma ponderando tutti gli aspetti oggettivi e soggettivi della condotta. Il risultato di questa valutazione, essendo logicamente e adeguatamente motivato, è incensurabile in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma la linea dura contro i cosiddetti “furbetti del cartellino”. I principi espressi sono chiari: la tempestività dell’azione disciplinare si misura dalla conoscenza piena e dettagliata dei fatti, non da mere notizie investigative. Soprattutto, l’esito di un procedimento penale non condiziona quello disciplinare, poiché la rottura del vincolo di fiducia con il datore di lavoro viene valutata secondo parametri autonomi e più stringenti. Il licenziamento per falsa timbratura si conferma una sanzione pienamente legittima per condotte fraudolente che minano l’integrità e l’efficienza della pubblica amministrazione.

Da quando decorre il termine per avviare un procedimento disciplinare contro un dipendente pubblico?
Il termine di decadenza per l’esercizio dell’azione disciplinare inizia a decorrere non da una generica notizia di un illecito, ma dal momento in cui l’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD) acquisisce la ‘piena conoscenza’ dei fatti. Ciò significa avere a disposizione una notizia sufficientemente dettagliata e circostanziata da poter formulare una valida contestazione di addebito.

L’archiviazione di un procedimento penale per ‘particolare tenuità del fatto’ impedisce il licenziamento disciplinare per la stessa condotta?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che il procedimento penale e quello disciplinare sono autonomi. L’archiviazione penale, specialmente se per tenuità del fatto, non ha autorità di cosa giudicata nel giudizio disciplinare e non impedisce al datore di lavoro di valutare la stessa condotta come talmente grave da ledere irreparabilmente il vincolo fiduciario e giustificare il licenziamento.

Il licenziamento per falsa timbratura è sempre proporzionato?
Sebbene la legge (art. 55-quater del D.Lgs. 165/2001) preveda il licenziamento per questa fattispecie, il giudice è comunque tenuto a una valutazione in concreto della proporzionalità. Tuttavia, come dimostra la sentenza, condotte reiterate, premeditate e realizzate tramite un accordo fraudolento con altri colleghi vengono considerate di gravità tale da rompere irrimediabilmente il rapporto di fiducia e rendere proporzionata la massima sanzione espulsiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati