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Licenziamento per condotta extralavorativa: la guida

Un necroforo, dipendente di un’azienda sanitaria pubblica, è stato licenziato per giusta causa a seguito di una grave aggressione con arma da fuoco commessa al di fuori dell’orario di lavoro. La Corte d’Appello aveva annullato il licenziamento, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato tale decisione. La Suprema Corte ha stabilito che il licenziamento per condotta extralavorativa è legittimo quando il fatto, per la sua gravità, è tale da ledere irrimediabilmente il vincolo di fiducia, a prescindere da un impatto diretto sulla prestazione lavorativa, specialmente nel caso di dipendenti pubblici.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento per Condotta Extralavorativa: Quando è Legittimo?

Il comportamento di un dipendente nella sua vita privata può costargli il posto di lavoro? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a fare chiarezza su un tema delicato: il licenziamento per condotta extralavorativa. La vicenda analizzata riguarda un dipendente di un’azienda sanitaria pubblica, licenziato per un grave reato commesso fuori dall’orario di servizio. La decisione della Suprema Corte sottolinea come certi comportamenti, anche se tenuti nella sfera privata, possano irrimediabilmente compromettere il vincolo di fiducia con il datore di lavoro, rendendo legittima la massima sanzione disciplinare.

I Fatti del Caso

Un dipendente pubblico, con mansioni di necroforo presso un ospedale, veniva licenziato per giusta causa. Il motivo? Aver aggredito, al di fuori del contesto lavorativo, il titolare di un’agenzia funebre concorrente, ferendolo con un colpo d’arma da fuoco nel corso di una lite. Per tale fatto, il lavoratore aveva patteggiato una pena di tre anni di reclusione.

Il Tribunale di primo grado aveva confermato la legittimità del licenziamento, ritenendo che la condotta del dipendente, indice di una spiccata pericolosità sociale, avesse compromesso il rapporto fiduciario con l’ente pubblico. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, sostenendo che l’episodio, qualificato come ‘isolato e occasionale’ e scaturito da dinamiche personali, non avesse un nesso logico e consequenziale con le mansioni svolte dal lavoratore. Di conseguenza, ne ordinava la reintegra.

La Decisione della Cassazione: Legittimità del Licenziamento per Condotta Extralavorativa

L’azienda sanitaria ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso. La Suprema Corte ha affermato un principio fondamentale: il concetto di giusta causa non si limita ai soli inadempimenti contrattuali, ma si estende a tutte quelle condotte extralavorative che, per la loro gravità, sono in grado di ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario.

Secondo gli Ermellini, anche i comportamenti tenuti nella vita privata possono avere un riflesso, quantomeno potenziale, sulla funzionalità del rapporto di lavoro, minando le aspettative di un futuro e puntuale adempimento della prestazione. Questo vale a maggior ragione quando il lavoratore è un dipendente pubblico, la cui condotta deve essere improntata a principi di legalità e correttezza, e quando le mansioni prevedono un contatto con l’utenza, come nel caso di specie.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha censurato la valutazione della Corte d’Appello, ritenendola errata nel minimizzare la gravità del fatto. L’aggressione con arma da fuoco è un reato di indubbia gravità che, indipendentemente dal contesto privato in cui è avvenuto, connota negativamente la figura morale e l’affidabilità del lavoratore.

Il datore di lavoro pubblico, secondo la Corte, non deve dimostrare un concreto discredito all’immagine dell’azienda, ma è sufficiente che deduca la gravità del fatto in sé. Un reato di tale natura è sufficiente a soddisfare l’onere di allegazione circa l’incidenza negativa e irrimediabile sul rapporto di fiducia. La Corte territoriale, invece, non aveva adeguatamente considerato come un ‘fatto di violenza commesso in strada’ potesse porre in dubbio la futura correttezza del dipendente, soprattutto in un ruolo che richiede contatto con persone in un momento di fragilità come quello del lutto.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello, rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame. Il principio che emerge è chiaro: un licenziamento per condotta extralavorativa è legittimo quando il comportamento del dipendente, seppur tenuto al di fuori del contesto lavorativo, è così grave da far venir meno la fiducia del datore di lavoro sulla sua futura affidabilità e correttezza. La gravità del fatto, valutata secondo gli standard etici e sociali, è di per sé sufficiente a giustificare la risoluzione del rapporto, specialmente nel settore pubblico dove l’affidabilità del dipendente è un valore fondamentale.

Un comportamento tenuto fuori dall’orario di lavoro può giustificare un licenziamento?
Sì, secondo l’ordinanza, anche condotte extralavorative possono giustificare un licenziamento per giusta causa se sono talmente gravi da ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario con il datore di lavoro, compromettendo le aspettative di un futuro corretto adempimento della prestazione.

Quale tipo di condotta extralavorativa è considerata abbastanza grave da rompere il vincolo fiduciario?
La condotta deve essere valutata in base alla sua gravità oggettiva e soggettiva e alla sua potenziale influenza sul rapporto di lavoro. Nel caso esaminato, un reato violento come un’aggressione con arma da fuoco è stato ritenuto di gravità tale da rompere il vincolo fiduciario, a prescindere dal fatto che fosse un episodio isolato e avvenuto per motivi personali.

Il datore di lavoro deve dimostrare un danno concreto all’azienda per poter procedere al licenziamento per condotta extralavorativa?
No, non è necessario dimostrare un danno concreto o un discredito effettivo. È sufficiente che il datore di lavoro alleghi e dimostri la gravità del fatto in sé, quando questo abbia un riflesso, anche solo potenziale ma oggettivo, sulla funzionalità del rapporto di lavoro e sulla figura morale del lavoratore, specialmente se adibito a mansioni che comportano contatto con il pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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