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Licenziamento Patto di Prova: No Decadenza per Impugnare

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9282/2025, ha stabilito un principio fondamentale sul licenziamento durante il patto di prova. Contrariamente a quanto deciso nei primi due gradi di giudizio, la Suprema Corte ha chiarito che i rigidi termini di decadenza previsti per l’impugnazione dei licenziamenti ordinari non si applicano al recesso del datore di lavoro durante il periodo di prova. La decisione si fonda sull’art. 10 della Legge n. 604/1966, che esclude esplicitamente i lavoratori in prova dal campo di applicazione della normativa sui licenziamenti individuali. Pertanto, il lavoratore non perde il diritto di agire in giudizio anche se non rispetta i termini di 60 giorni previsti per le altre tipologie di licenziamento.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento Patto di Prova: la Cassazione esclude i termini di decadenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale nel diritto del lavoro: i termini per impugnare un licenziamento durante il patto di prova. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha stabilito che le rigide scadenze previste dalla legge per contestare un licenziamento non si applicano in questa specifica fase del rapporto di lavoro, offrendo un importante chiarimento a tutela dei lavoratori.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un lavoratore, assunto con la qualifica di business developer e un patto di prova della durata di 60 giorni. Prima della scadenza di tale periodo, l’azienda gli comunicava il recesso per mancato superamento della prova. Il lavoratore decideva di contestare il licenziamento, attivando una richiesta di conciliazione.

Nonostante l’impugnazione stragiudiziale fosse avvenuta nei termini, il successivo ricorso in tribunale veniva depositato oltre il termine di 60 giorni che la legge prevede in caso di fallimento della conciliazione. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello dichiaravano il lavoratore decaduto dal suo diritto, ritenendo che avesse perso la possibilità di agire in giudizio per non aver rispettato le scadenze procedurali.

La Disciplina del Licenziamento durante il Patto di Prova

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione della normativa sui licenziamenti individuali (Legge n. 604/1966) e delle successive modifiche che hanno introdotto termini di decadenza molto stringenti per l’impugnazione. L’obiettivo di tali termini è garantire la certezza dei rapporti giuridici, imponendo al lavoratore di agire rapidamente.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, basando la sua decisione su un punto fondamentale: la specificità del recesso durante il periodo di prova. Questo tipo di interruzione del rapporto ha una natura e una ratio diverse dal licenziamento disciplinare o per giustificato motivo oggettivo, che riguardano un rapporto di lavoro già consolidato.

L’Applicabilità delle Norme sulla Decadenza

La Corte d’Appello aveva erroneamente applicato al caso le norme generali sui termini di impugnazione, senza considerare l’eccezione prevista proprio dalla stessa legge. I giudici di merito avevano ritenuto che il mancato deposito di una memoria difensiva da parte dell’azienda nella procedura di conciliazione equivalesse a un rifiuto, facendo scattare un termine breve per il deposito del ricorso giudiziale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato questa interpretazione, accogliendo il quinto motivo del ricorso del lavoratore e assorbendo tutti gli altri. Il punto centrale della motivazione risiede nell’art. 10 della Legge n. 604/1966. Questa norma esclude espressamente l’applicazione della disciplina sui licenziamenti individuali ai lavoratori assunti in prova.

La Corte ha specificato che il regime di decadenza, introdotto per dare stabilità ai rapporti di lavoro definitivi, non può essere esteso a una fase, come quella di prova, che per sua natura è provvisoria e finalizzata alla valutazione reciproca tra le parti. Il recesso durante la prova non rientra tra le ipotesi di “invalidità del licenziamento” a cui si applicano i termini di impugnazione previsti dall’art. 32 della Legge n. 183/2010.

In sostanza, il legislatore non ha menzionato il recesso in prova tra le fattispecie soggette a decadenza proprio perché la sua logica è intrinsecamente diversa da quella di un licenziamento tradizionale. Pertanto, l’inapplicabilità dei termini di decadenza si pone a monte di qualsiasi valutazione sul merito della legittimità del recesso stesso.

Le Conclusioni

La Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello di Venezia. Quest’ultima dovrà ora esaminare il caso nel merito, senza poter più eccepire la decadenza del lavoratore dal suo diritto. La decisione ha un’importante implicazione pratica: i lavoratori licenziati durante il periodo di prova non sono vincolati ai brevi e perentori termini di impugnazione previsti per gli altri licenziamenti. Questo principio rafforza la tutela del lavoratore in una fase particolarmente delicata del rapporto, garantendogli la possibilità di far valere le proprie ragioni in giudizio senza l’ostacolo di una scadenza procedurale non applicabile al suo caso.

Il termine di decadenza per impugnare un licenziamento si applica anche al recesso durante il patto di prova?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la normativa sui licenziamenti individuali e i relativi termini di decadenza, come stabilito dall’art. 10 della Legge n. 604/1966, non si applicano ai lavoratori assunti in prova.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione dei giudici di merito?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici di merito avevano erroneamente applicato il regime di decadenza previsto per i licenziamenti ordinari a un recesso avvenuto durante il periodo di prova, ignorando la specifica esclusione prevista dalla legge per questa fattispecie.

Qual è il fondamento normativo di questa decisione?
Il fondamento è l’art. 10 della Legge n. 604/1966, che esclude l’applicabilità delle norme sui licenziamenti individuali ai lavoratori in prova. La Corte ha chiarito che la ratio del recesso in prova è diversa da quella del licenziamento di un rapporto di lavoro già consolidato, e per questo non soggiace agli stessi vincoli procedurali di impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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