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Licenziamento orale: tutela e calcolo del danno

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha confermato la decisione della Corte d’Appello riguardo un caso di licenziamento orale. La Suprema Corte ha ribadito che il licenziamento orale non è nullo, ma inefficace, comportando il diritto del lavoratore al risarcimento del danno pari a tutte le retribuzioni non percepite. Il caso originava dalla conversione di un contratto di apprendistato in contratto a tempo indeterminato per mancata formazione. La Corte ha inoltre precisato i criteri per il calcolo del danno e l’applicazione del contratto collettivo indicato nel contratto individuale di lavoro.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Licenziamento Orale: la Cassazione Conferma la Tutela Risarcitoria Piena

Il licenziamento orale, ovvero comunicato solo verbalmente, rappresenta una delle violazioni più gravi delle norme a tutela del lavoratore. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sulla natura di tale atto e sulle conseguenze risarcitorie, confermando un orientamento consolidato. La Suprema Corte ha stabilito che il licenziamento verbale non è nullo, ma radicalmente inefficace, con l’obbligo per il datore di lavoro di corrispondere tutte le retribuzioni maturate dal giorno del recesso fino alla effettiva ripresa del servizio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla vicenda di un programmatore assunto nel 2008 con un contratto di apprendistato professionalizzante. Anni dopo, il lavoratore si rivolgeva al Tribunale del Lavoro per chiedere:

1. La conversione del suo contratto in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dall’inizio, a causa della mancata erogazione della formazione obbligatoria.
2. L’accertamento dell’inefficacia del licenziamento orale intimatogli nel 2011.
3. La condanna della società alla riassunzione, al risarcimento del danno e al pagamento delle differenze retributive per l’inquadramento in una categoria superiore.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione al lavoratore, riconoscendo la nullità del contratto di apprendistato e l’inefficacia del licenziamento, e condannando l’azienda al pagamento di una somma significativa, ricalcolata in appello sulla base di una consulenza tecnica d’ufficio.

L’Appello e i motivi del ricorso in Cassazione

La società datrice di lavoro, non soddisfatta della decisione di secondo grado, proponeva ricorso in Cassazione basato su sei distinti motivi. Tra le principali censure sollevate vi erano questioni procedurali relative al deposito di documenti, l’errata applicazione della tutela risarcitoria, la limitazione temporale del risarcimento del danno e, soprattutto, l’erronea individuazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicabile per determinare l’inquadramento e le differenze retributive.

Le motivazioni della Cassazione sul licenziamento orale

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società, fornendo chiarimenti cruciali. In primo luogo, ha distinto nettamente tra nullità e inefficacia del licenziamento. Mentre la nullità è una sanzione prevista per specifiche violazioni di legge (es. licenziamento discriminatorio), l’inefficacia è la conseguenza della mancanza di un requisito essenziale, come la forma scritta. Un licenziamento orale è un atto giuridicamente inidoneo a produrre l’effetto di risolvere il rapporto di lavoro, che quindi prosegue de jure.

Di conseguenza, la tutela per il lavoratore non è quella sanzionatoria (come l’indennità fissa di cinque mensilità prevista in alcuni casi dall’art. 18 St. Lav.), ma quella risarcitoria ordinaria. Il datore di lavoro è tenuto a corrispondere tutte le retribuzioni che il lavoratore avrebbe percepito se avesse continuato a lavorare, dal giorno del licenziamento fino alla riammissione in servizio o alla risoluzione del rapporto, dedotto l’eventuale aliunde perceptum.

La Decisione sugli Altri Motivi di Ricorso

La Suprema Corte ha respinto anche gli altri motivi. Ha giudicato inammissibili le censure procedurali e ha confermato la correttezza del calcolo del danno effettuato dalla Corte d’Appello, specificando che il giudice è vincolato dai limiti della domanda posta dalle parti. Per quanto riguarda il CCNL, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: in assenza di altri indicatori, il contratto collettivo da applicare è quello espressamente richiamato nel contratto individuale di lavoro firmato dalle parti, rendendo irrilevanti le argomentazioni della società che invocava un diverso CCNL.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza la protezione del lavoratore contro il licenziamento orale. La qualificazione del recesso come inefficace e non nullo garantisce una tutela risarcitoria piena e continua, obbligando il datore di lavoro a sostenere il costo economico della sua condotta illegittima per tutto il periodo di estromissione del dipendente. La decisione sottolinea inoltre l’importanza della corretta formulazione degli atti processuali e il valore vincolante delle pattuizioni contenute nel contratto individuale, specialmente per quanto riguarda il rinvio alla contrattazione collettiva.

Qual è la conseguenza giuridica di un licenziamento orale?
Secondo la sentenza, il licenziamento orale non è nullo ma giuridicamente inefficace. Ciò significa che non è idoneo a estinguere il rapporto di lavoro, il quale continua a tutti gli effetti di legge.

Come viene calcolato il risarcimento del danno in caso di licenziamento orale?
Il lavoratore ha diritto a percepire tutte le retribuzioni che avrebbe ricevuto dal giorno del licenziamento fino alla sua effettiva riammissione in servizio. Da questo importo totale devono essere detratte le somme eventualmente guadagnate dal lavoratore tramite altre attività lavorative nello stesso periodo (cosiddetto ‘aliunde perceptum’).

Quale contratto collettivo si applica al rapporto di lavoro?
La sentenza chiarisce che, in caso di dubbio, il contratto collettivo applicabile è quello specificamente richiamato nel contratto individuale di lavoro firmato tra l’azienda e il dipendente, in quanto costituisce la fonte regolatrice scelta dalle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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